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«Conscience du Sol» (1956) di Hamed Abdalla (particolare). © Abdalla Estate, Parigi

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«Conscience du Sol» (1956) di Hamed Abdalla (particolare). © Abdalla Estate, Parigi

A Parigi l’arte moderna è anche araba

Il Musée d’art moderne de Paris mette in luce la relazione tra gli artisti del mondo arabo e la capitale francese lungo tutto il ’900

Luana De Micco

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Il Musée d’art moderne de Paris (MaM) racconta un’altra storia dell’arte moderna attraverso la mostra «Presenze arabe. Arte moderna e decolonizzazione. Parigi 1908-1988» che, dal 5 aprile al 25 agosto, mette in luce la relazione tra gli artisti del mondo arabo e la capitale francese lungo tutto il ’900. Sono allestite, in ordine cronologico, circa 200 opere, molte delle quali presentate per la prima volta in Francia, che «costituiscono un contributo essenziale alle avanguardie arabe e alla storia dell’arte moderna del XX secolo», ha fatto notare il museo.

Sono opere di più di cento artisti, molti dei quali hanno studiato arte nel loro Paese di origine e hanno poi raggiunto Parigi, all’epoca «porta di accesso della modernità e della critica al colonialismo». Tra loro: Amy Nimr, Gorgi, Baya, Hamed Abdalla, Jamil Hamoudi, Chaiba Tallal, Mohamed Ataallah e Mahjoub al Jaber. Diversi i prestiti in arrivo dalle collezioni pubbliche di Doha, Il Cairo, Algeri, Amman, ma anche da istituzioni francesi come il Musée du Quai Branly, il Centre Pompidou e l’Institut du monde arabe (Ima) a Parigi.

Il MaM spiega di aver scelto come data di partenza il 1908, poiché è l’anno in cui Khalil Gibran, grande poeta oltre che prolifico pittore libanese, autore di Il profeta (1923), arrivò dagli Stati Uniti a Parigi, a 25 anni, per studiare arte al fianco di Auguste Rodin. Lo stesso anno apriva a Il Cairo, in Egitto, la Scuola di Belle-Arti fondata da Yousouf Kamal. Il percorso si chiude con il 1988, anno in cui furono organizzate a Parigi, all’Ima e al MaM, le prime mostre dedicate ad artisti del mondo arabo, impregnate di valori anti imperialisti.

Sono quattro i capitoli cronologici. Una sezione (dal 1908 al ’37) è dedicata alla «Nahda» («rinascita» in arabo), un periodo di grande vivacità culturale e intellettuale nel mondo arabo, in particolare in Algeria, Egitto e Libano, sullo spegnersi dell’Impero ottomano. In questa sezione sono esposti i lavori di Georges Hanna Sabbagh e Mahmoud Saïd. Allo stesso tempo a Parigi, nel 1931, si teneva l’Esposizione coloniale, in cui furono presentati per la prima volta degli artisti originari delle colonie. È dato ampio spazio al periodo della decolonizzazione (1956-67), che segna la nascita delle avanguardie artistiche arabe. Gli artisti si ispirano alla loro storia e cultura locale e al tempo stesso, in legame con le avanguardie europee, si aprono al mondo. In questa sezione sono esposti lavori di Saloua Raouda Choucair, Fatma Arargi e Jewad Selim.

Fino al 18 agosto, il MaM presenta anche un’ampia retrospettiva di Jean Hélion, pioniere dell’Arte astratta e figura maggiore del Modernismo. In un percorso cronologico, la mostra «Jean Hélion. La prosa del mondo» riunisce più di 150 opere, tra cui anche disegni, quaderni e documenti d’archivio. Hélion (1904-87), vicino a Piet Mondrian e al collettivo Abstraction-Création, si rifugiò negli Stati Uniti negli anni Quaranta portando il linguaggio astratto anche lì.

Dal 5 aprile al 25 agosto il museo accoglie anche «Beware», un’installazione originale di Ari Marcopoulos, artista olandese trapiantato negli Stati Uniti, vicino alla cultura underground.

«Conscience du Sol» (1956) di Hamed Abdalla (particolare). © Abdalla Estate, Parigi

«Donne e bambini con pesce» di Amy Nimr. Foto © Juan Cruz Ibáñez

Luana De Micco, 03 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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