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Elena Correggia
Leggi i suoi articoliUna partecipazione di ben 284 gallerie da 36 Paesi (una ventina dall’Italia) e di oltre 4mila artisti testimonia la centralità assoluta che Art Basel continua ad avere nel panorama delle fiere internazionali dedicate all’arte moderna e contemporanea. L’edizione 2023, la prima che vede Noah Horowitz in qualità di ceo e Vincenzo de Bellis come direttore delle fiere e delle piattaforme espositive di Art Basel a livello globale, si tiene dal 15 al 18 giugno nella Messe della città svizzera (il 13 e il 14 sono giorni di anteprima a invito).
Oltre alla sezione principale Galleries, la manifestazione propone Statements dedicata agli artisti emergenti, Feature, dove trovano dimora i progetti di 16 diverse gallerie incentrati su opere storiche, Edition, che ospita esclusivamente stampe ed edizioni e Kabinett, novità di quest’anno che contempla mostre curatoriali su temi specifici all’interno dei singoli stand degli espositori. Non mancano installazioni di ampio formato e performance, protagoniste della sezione Unlimited, mentre con Parcours la fiera esce dai suoi confini tradizionali svelando 25 progetti di arte pubblica che si appropriano del centro città.
Le gallerie presenti per la prima volta sono 21, fra cui l’italiana M77 Gallery di Milano che espone in Feature. Tra megagallerie internazionali, nomi storici e nuovi arrivi ecco alcune proposte dei vari stand. Da Hauser & Wirth un ritratto di George Condo del 2022, «Snoopy», si trova accanto a un lavoro concettuale di Lorna Simpson incentrato su identità femminile e rappresentazione, «Dreams and Sounds» (400mila dollari la richiesta).
Un solo show di Genesis Belanger con le sue mise en scène di oggetti del quotidiano dal significato straniante è visibile da Perrotin nella sezione Kabinett, mentre Massimo De Carlo presenta «I», uno degli ultimi lavori del duo scandinavo Elmgreen & Dragset, una scultura che riflette con ironia sul concetto di percezione. Alla grande Tornabuoni che porta i nomi più importanti dell’arte italiana del secondo dopoguerra, fra cui Fontana con alcune opere fra cui 5 tagli su fondo bianco del 1965 (con richiesta sopra i 5 milioni di euro) e una «Mappa» del 1984 di Boetti (sopra i 3 milioni di euro).
I maestri italiani sono protagonisti anche alla Galleria dello Scudo, dove spiccano una «Natura morta» del 1950 di Morandi (2,2 milioni di euro) e una tempera di Vedova del ’54 «Dal diario del Brasile: spazio inquieto» (750mila euro). L’artista marocchina Latifa Echakhch, oltre a firmare una grande installazione per la fiera che sovrasta lo spazio della Messeplatz, è presente anche da kaufmann repetto con un lavoro della recente serie «The All» che prende spunto dalle immagini dell’universo, catturate da un telescopio, per dipingerle in forma di frammenti astratti emergenti da una superficie di cemento (120-200mila euro la fascia di prezzo). Due artiste di forte richiamo internazionale infine da Lorcan O’Neill: Tracey Emin con un neon del 2012, «You saved Me», e Kiki Smith con una scultura in bronzo del 2016 intitolata «Eagle in the Pines».

«You Saved Me» (2012) di Tracey Emin. Cortesia di Galleria Lorcan O’Neill
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