Francesca Orsi
Leggi i suoi articoli«In the Right Place», dal 27 gennaio al 7 luglio al Philadelphia Museum of Art, racconta il lavoro fotografico di Barbara Crane, Melissa Shook e Carol Taback e il contesto nel quale le tre autrici risultano delle figure un po’ a margine. Nel periodo che ha dato alla luce «Sequences» (1970) di Duane Michals e la prima fotografia di Francesca Woodman («Self-portrait at thirteen», 1972), le tre hanno utilizzato la fotografia come strumento indagatore non solo di sé stesse, ma soprattutto del concetto di tempo e spazio.
Tra il 1970 e il 1971 Crane (1928-2019) si posiziona davanti alla porta nord del Museo della Scienza e dell’Industria di Chicago e, usando l’ingresso come quinta teatrale, produce la serie «People of the North Portal», esposta in mostra. Come in un’unica striscia fotografica, le persone in uscita o in entrata dal museo diventano ingranaggi della meccanicità della vita contemporanea di allora. Melissa Shook, la più «woodmaniana», per quasi un anno, ogni giorno, ha realizzato un suo autoritratto che metteva in dialogo il suo corpo, spesso nudo, con lo spazio fisico e fotografico, mimetizzandosi con esso e intervenendo su di esso.
La serie esposta di Taback, infine, prodotta tra il 1979 e il 1980 con strisce di fototessere, continua a far riflettere sullo statuto linguistico della fotografia stessa, usando, come fu per Shook, una narrazione intima e spesso autobiografica. Utilizzando le sue amate «lingue fotografiche» come unità di misura e accostandole in griglie visive, Taback crea delle opere d’arte indipendenti dal significato della singola immagine o della singola striscia di fototessera. La sua morte, nel 1980, ha fermato il suo processo creativo riscoperto da poco.
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