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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliLa storia dell’arte come grande serbatoio di immagini capaci di generarne altre: è il caso del «Trionfo delle morte», l’affresco della metà del Quattrocento che si trova nella Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo e che ha impressionato Cecily Brown, spingendola a misurarsi in una monumentale tela (535,94 cm x 535,94 cm) tra le opere più grandi da lei realizzate, con quel soggetto. La mostra, curata da Sergio Risaliti e realizzata dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, dove è allestita fino al 1° maggio, in collaborazione con la galleria londinese Thomas Dane Gallery e con la sua sede napoletana, comprende anche una serie di disegni realizzati dopo aver completato il dipinto.
Nel «Triumph of Death» di Brown (già interessata a opere di maestri del passato, da Peter Brueghel a Hogarth) ritroviamo il cavaliere apocalittico col suo inquietante destriere bianco che falcia i corpi vivi incontrati sul suo cammino, disposti nella stessa partitura dell’affresco sebbene tradotti nella pennellata molto esuberante, con echi che vanno da Rubens a De Kooning o Joan Mitchell. Dell’originale palermitano, Brown riprende anche la divisione in quattro pannelli, avvenuta quando l’affresco di 6 metri per 6,40, fu staccato dal cortile del palazzo Sclafani dopo i danni per i bombardamenti nel 1944, e sezionato per essere restaurato, prima del trasferimento a Palazzo Abatellis. Il taglio indebolì fortemente i margini, ora deteriorati, e quella cicatrice dell’opera viene integrata nel lavoro dell’inglese, evocando in questo modo tante attuali contemporanee distruzioni e ricostruzioni. L’esposizione si inserisce nel ciclo di iniziative del museo «L’opera si racconta» focus su celebri opere antiche e contemporanee.

«The Triumph of Death» (2019) di Cecily Brown © Cecily Brown. Courtesy the artist and Thomas Dane Gallery. Photo: Genevieve Hanson
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