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Cimabue, «Cristo deriso» (particolare)

Foto: Gabriel de Carvalho. © GrandPalaisRmn (Musée du Louvre)

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Cimabue, «Cristo deriso» (particolare)

Foto: Gabriel de Carvalho. © GrandPalaisRmn (Musée du Louvre)

Da Cimabue a Giotto: la svolta verso l’arte moderna su Rai 5

Dall’asta milionaria dell’opera ritrovata in una cucina francese, fino al restauro della «Maestà del Louvre», passando per i capolavori delle città toscane. L’intuizione dei maestri della pittura medievale in un documentario

L’asta del «Cristo deriso» di Cimabue è il punto di partenza del documentario che andrà in onda in prima visione su Rai 5, nel programma «Art Night», mercoledì 9 aprile alle 21,15

«Da Cimabue a Giotto. I primi maestri italiani» racconta un momento topico della storia dell’arte, quando, durante il XIII secolo, nello spazio delimitato da quattro città toscane, si dava una svolta allo stile e ai contenuti della pittura. Fra Pisa, Arezzo, Firenze e Siena si muovono quattro personaggi chiave dell’arte europea: Giunta Pisano, Cimabue, Duccio di Buoninsegna e Giotto. Fra loro, Cimabue (Firenze, 1240-Pisa, 1302) sviluppa con grande intuizione la svolta verso la modernità, accennata già da Giunta Pisano. 

Il documentario parte dall’ampia diffusione che le icone bizantine avevano nella pittura dell’epoca. La «maniera greca» viene sovvertita dalla trasformazione dell’iconografia cristiana con tratti più realistici. I volti impassibili diventano più veritieri dapprima nelle croci in legno di Giunta Pisano. Poi il documentario mostra il Crocifisso della Chiesa di San Domenico ad Arezzo, opera di Cimabue, nel quale il sangue cola realisticamente verso il basso e il volto del Cristo appare sofferente. Un cambiamento ulteriore, con una resa pittorica sfumata e più omogenea, è visibile nel Crocifisso della Basilica di Santa Croce, a Firenze, noto per i gravi danni riportati in seguito allo straripamento dell’Arno, nel 1966. Fino al Crocifisso di Giotto a Santa Maria Novella, che raggiunge un realismo quasi fotografico.

Cimabue, «Crocifisso di Arezzo» (particolare). © Bridgeman Images

Nel corso del documentario, c’è una parte dedicata al recente restauro della Maestà del Louvre di Cimabue, a Parigi, con scienziati e restauratori impegnati a integrare le cancellazioni errate dell’intervento ottocentesco e a restituire i colori originari all’opera. Si parla, inoltre, dello sviluppo della società italiana del XIII secolo, della nascita delle banche e della conseguente ricchezza mal distribuita; e di come proprio le classi più agiate abbiano, a un certo punto, sentito la spinta verso una rinascita spirituale. Da questo impulso emerge la figura di San Francesco d’Assisi. La lezione francescana porta, per paradosso, alla costruzione di una delle Basiliche più imponenti mai realizzate, intitolata al santo poverello. All’interno della chiesa di Assisi, la vita di Francesco viene narrata attraverso il magnifico ciclo di affreschi di Giotto, vetta suprema del cammino iniziato dal suo maestro Cimabue, le cui opere sfolgorano invece al piano sottostante, nella Basilica inferiore.

Accompagnano la narrazione del documentario gli interventi di Thomas Bohl, curatore della mostra «Cimabue. Alle origini della pittura italiana» (aperta al museo del Louvre di Parigi fino al 12 maggio), di Andrea De Marchi, storico dell’arte medievale all’Università di Firenze, di Pierluigi Nieri, direttore del Museo Nazionale San Matteo di Pisa, di Gabriella Piccinni, storica del Medioevo, e di Emanuele Zappasodi, storico dell’arte medievale dell’Università per Stranieri di Siena.

«Da Cimabue a Giotto», per la regia di Juliette Garcias, è una produzione Arte France, Musée du Louvre e Cfrt, con la partecipazione di Rai Cultura.

Cimabue, «Maestà del Louvre» (particolare). © Foto: Martin Argyroglo

Letizia Riccio, 07 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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