Image

Il Grand Egyptian Museum è parzialmente aperto dallo scorso ottobre

Foto Yomna Walid, tratta dalla pagina Facebook del Grand Egyptian Musuem

Image

Il Grand Egyptian Museum è parzialmente aperto dallo scorso ottobre

Foto Yomna Walid, tratta dalla pagina Facebook del Grand Egyptian Musuem

È ufficiale: il Grand Egyptian Museum sarà inaugurato il 3 luglio

Grandissima è l’attesa per il più importante museo egizio del mondo. L’idea di trasferirlo nella piana di Giza, sdoppiandolo dalla sede storica nel cuore del Cairo, risale a un progetto tutto italiano di trent’anni fa

Francesco Tiradritti

Leggi i suoi articoli

Il Grand Egyptian Museum (Gem) del Cairo inaugurerà il 3 luglio 2025. La data è stata approvata dal presidente Abd El-Fattah El Sissi e la notizia, secondo il comunicato stampa dell’Ansa è riportata dalla pagina Facebook del Consiglio dei ministri egiziano.

Si tratta di un evento atteso da molti da molto tempo. In tanti si chiedono se stavolta vi sarà trasportata anche la maschera di Tutankhamon. C’è chi dice sì, chi no e chi forse. L’affermazione che l’inaugurazione prevede «eventi che si protrarranno per diversi giorni» lascia presupporre che stavolta il trasferimento si farà. Ma, in Egitto mai dire mai.

Sono anni che gli egiziani annunciano un’inaugurazione per il giorno x che arriva e passa. Quando tutti se ne sono dimenticati, un nuovo annuncio con una nuova data.

I rinvii si sono susseguiti ai rinvii fino al 16 ottobre 2024 quando c’è stata «un’anticipazione dell’apertura completa». In quell’occasione sono state inaugurate 12 aree ordinate secondo un percorso suddiviso in quattro fasi cronologiche (dalla Preistoria al Primo Periodo Intermedio; Medio Regno e Secondo Periodo Intermedio; Nuovo Regno; dal Terzo Periodo Intermedio all’età Greco-romana), ripartite in tre temi (società, regalità, credenze).

Non ho ancora avuto modo di visitare il Gem, ma chi lo ha fatto ha caricato su Internet foto di oggetti unici che mi hanno messo addosso una viva curiosità e non vedo davvero l’ora che arrivi il 3 luglio.

Del Gem si parla da qualche anno, per essere più precisi dal 2002, quando fu lanciata la competizione internazionale, vinta l’anno successivo dallo studio di architettura irlandese Heneghan Peng Architects (Hparc).

Allo sdoppiamento del Museo Egizio del Cairo si pensa però da almeno un secolo. L’edificio di Midan el-Tahrir, costruito dalla ditta italiana Garozzo-Zaffrani, era stato inaugurato da appena un ventennio quando cominciarono ad arrivare i favolosi reperti del Tesoro di Tutankhamon che fecero entrare in crisi l’impianto espositivo prima ancora di essere stato completato.

Dieci anni più tardi, con i sarcofagi dei più importanti  sovrani dell’antico Egitto impilati in alte vetrine e la metà delle sale del pianterreno trasformate in magazzino, si cominciò a vagheggiare una seconda sede.

I progetti si susseguirono ai progetti fino a quando non arrivammo noi, gli italiani.

Era la metà degli anni Novanta del secolo scorso e mi ricordo ancora il giorno di quel luglio 1995 quando, il direttore del Museo Egizio Mohammed Saleh, ci impilò sulla sua scrivania tutti i progetti che erano stati già presentati e, sorridendo, ci chiese se avessimo intenzione di proporre qualcosa di realizzabile. L’indomani ci portarono a visitare il luogo prescelto per la costruzione, una landa desolata a nord di Giza non troppo lontana da grigi quartieri di cemento destinati a ufficiali di polizia ed esercito. Il direttore delle antichità Abd el-Khalim Nour Ed-Din ci condusse fino a un piccolo muretto nel quale era incastonata la prima pietra del futuro museo. A qualche altra decina di metri c’era una seconda prima piena e poco distante ce n’era una terza.

Nei due mesi successivi lavorai nella sede di Midan el-Tahrir. Giorno dopo giorno, sala dopo sala, stilai un elenco di tutto quello che vi era esposto. Passai ore e ore con ispettori, poliziotti, restauratori e operai, condividendo spesso e volentieri il riso koshery del non distante Abu Tareq. Studiai come si muovevano i turisti e parlai con le guide e i venditori di papiri e souvenir. Piano piano riuscii a penetrare nell’essenza di quella straordinaria istituzione divertendomi come un matto con il colorato e chiassoso coacervo di persone che ne costituiva l’anima. I miei compagni di avventura Silvia Arnofi, Giorgio Fanti e Maria Teresa Jaquinta si occupavano intanto degli aspetti urbanistici, economici e museografici del progetto.

Tornati in Italia elaborammo i dati raccolti insieme ai referenti senior Silvio Curto e Sergio Fabrizio Donadoni (egittologi), Andrea Bruno (architetto), Giovanni Scichilone (museografo), Pietro A. Valentino (economista) e Francesco Karrer (urbanista). Di lì a poco fu organizzata una riunione alla Farnesina dove proponemmo il piano di fattibilità che avevamo elaborato alla controparte egiziana. La proposta di trasferire il Tesoro di Tutankhamon a Giza fu ritenuta scandalosa, la stima dei costi a 800 milioni di dollari fu trovata eccessiva, la necessità di costruire una nuova centrale elettrica neanche fu presa in considerazione.

Trent’anni esatti più tardi il trasferimento del Tesoro di Tutankhamon determinerà l’inaugurazione di quello che è intanto diventato il Gem (il più importante museo egizio del mondo e uno dei più grandi dedicati a una sola civiltà), la cui realizzazione è costatata più di 800 milioni di dollari. Mi è stato anche detto che la sua apertura è stata rinviata per timore dell’eccessivo assorbimento di energia elettrica. Chissà se è vero. Mi auguro soltanto che, alla fine, abbiano costruito l’auspicata centrale elettrica.

Il Gem sta per inaugurare. Verrà visitato da milioni di persone che lo troveranno di sicuro strepitoso. Per me rimarrà sempre legato al ricordo di una meravigliosa, irripetibile e torrida estate di trent’anni fa.

Chissà che fine avranno fatto le tre prime pietre che punteggiavano il deserto dove ora sorge il mastodontico edificio.

 

 

Francesco Tiradritti, 26 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Una «tomba a forno», oltre mille blocchi dell’approdo in cima alla rampa del tempio di Hatshepsut e una stele con dedica sono gli ultimi ritrovamenti in Egitto di altrettante missioni archeologiche: franco-svizzera, egiziano-giapponese e egiziana

Uno studio di archeoastronomia del Politecnico di Milano spiegherebbe il declino delle piramidi egizie con l’evento solare del primo aprile 2471 (a.C.), ma per l’egittologo Francesco Tiradritti l’ipotesi non regge

Nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda la storia e il mito della celebre regina d’Egitto attraverso i secoli, dall’antichità ai giorni nostri

Nel 1962 il Governo egiziano donò la struttura all’Italia per il contributo nel salvataggio dei monumenti nubiani. Due anni dopo iniziarono i lavori di smontaggio, diretti da Silvio Curto, per trasferirla nel capoluogo piemontese

È ufficiale: il Grand Egyptian Museum sarà inaugurato il 3 luglio | Francesco Tiradritti

È ufficiale: il Grand Egyptian Museum sarà inaugurato il 3 luglio | Francesco Tiradritti