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Un'immagine in mostra alla Casa della Memoria e della Storia

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Un'immagine in mostra alla Casa della Memoria e della Storia

«I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista» alla Casa della Memoria e della Storia

In mostra a Roma lettere, diari, referti medici sull'internamento delle donne «inadeguate alla Rivoluzione Fascista»

Roma. Dal 14 settembre al 18 novembre, alla Casa della Memoria e della Storia (via San Francesco di Sales, 5; lunedì-venerdì 9,30-20 ingresso libero), sarà visitabile la mostra «I Fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista». È il racconto, ricostruito attraverso documenti, fotografie, referti medici e lettere, di giovani madri, mogli, spose, amanti, figlie, vissute durante il ventennio e di fatto recluse dal fascismo. Ai volti delle ricoverate nel Manicomio di Sant’Antonio Abate di Teramo, chiuso definitivamente nel 1998, da cui proviene la maggior parte della documentazione, sono affiancati diari e lettere censurate rimaste nelle cartelle cliniche, relazioni mediche che raccontano la femminilità umiliata e i corpi spesso costretti all’immobilità. Materiali di tante vite recluse, marginalizzate, estromesse dalla società dell’epoca; di donne che non seppero o non vollero assolvere i doveri «femminili» imposti dalla rivoluzione fascista. Nelle sale della mostra accanto alle immagini sono riportate le parole delle internate e quelle dei medici che descrivono «anomalie, devianze ed esuberanze» di donne spesso poco più che adolescenti, allontanate dalla società dell’epoca e recluse. Durante il regime fascista, difatti, si ampliarono i contorni che circoscrivevano i concetti di emarginazione e devianza: i manicomi allargarono il loro potere di controllo e di repressione, e tra le maglie delle istituzioni rimasero per lunghissimi anni intrappolate, annichilite, distrutte le vite di donne che vengono, dopo un lungo silenzio restituite, solo in parte, alla memoria della collettività.
«Ci è sembrato importante», spiegano Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante, curatori della mostra già presentata a Teramo, «raccontare le storie di queste donne a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio».
 

Un'immagine in mostra alla Casa della Memoria e della Storia

Tina Lepri, 05 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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