Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

«Giovane uomo nudo seduto in riva al mare» (1835) di Flandrin Hippolyte, Louvre, Parigi

Image

«Giovane uomo nudo seduto in riva al mare» (1835) di Flandrin Hippolyte, Louvre, Parigi

Icone gay: ne esistono davvero?

Duemila anni di sculture, oggetti, dipinti, incisioni e disegni visti dalla parte tergale per raccontare una storia dell’arte di carattere omoerotico

Stefano Causa

Leggi i suoi articoli

Cento immagini: dall’Antico Egitto alla coppia del pittore e fotografo Pierre et Gilles. Duemila anni di sculture, oggetti, dipinti, incisioni e disegni visti dalla parte tergale. Al traguardo dei settanta, lo storico e ferratissimo byroniano Vincenzo Patanè tira fuori quello che, insospettabilmente e prevedibilmente, è uno tra i più bei libri di storia dell’arte usciti di recente. Insospettabilmente: perché il titolo, un poco corrivo, indispone più che predisporre (quanto al sottotitolo, è in parte funzionale alla rima).

Icone gay: ne esistono davvero? Il «Prigione» di Michelangelo nella versione sanremese di Achille Lauro? Il «San Sebastiano» di Sodoma di Palazzo Pitti o i Bronzi di Riace? O il «Cristo con angeli» di Rosso Fiorentino a Boston? Prevedibilmente: perché questo confortante tesoretto di nudi, sempre in forma e generosamente equipaggiati, tra bagni, saune e spiagge, è presentato con straordinario acume e sensibilità.

Temo che la qualifica riconosciutagli sul campo di attivista gay abbia finito per diminuire il talento esplorativo di Patanè. Certo oggi si affronta, e si vive, questa cultura in termini diversi, non dico da Byron o da Proust stesso; ma anche da Roberto Longhi che, in tempi di montante Caravaggiomania, affilava le unghie contro chi, come Berenson, aveva accusato il pittore, congruamente peraltro, di incongruenze.

Ma rispetto agli anni in cui riproduzioni del genere si passavano sotto banco, come ha raccontato un grande scrittore non eterosessuale come Arbasino, ha senso, in epoca digitale, impegnarsi in un florilegio, sanamente arbitrario, di immagini di carattere omoerotico? Eppure, sorpresa, in un’epoca in cui l’onnipresenza dell’offerta, tra siti specializzati e capezzoli bannati, rischia di annichilire ogni desiderio (sui social le sole icone eccitanti e politicamente scorrette sono i primi piani dei cibi); a petto del profluvio di selfie maschili e femminili, con tatuaggi e bicipiti guizzanti, si rimpiangono le strategie figurative e di coinvolgimento di certi maestri nordici tra Otto e Novecento.

In qualche caso l’erotismo (che altro non è che pornografia portata in quota narrativa) è esplicito; in altri sta nello sguardo dell’autore che decide se siano icone gay un ritratto del Bronzino, un serto di angeli del Botticelli o l’acquaiolo di Gemito. L’estro e il garbo di Patanè si esplicano nel proporre, più che imporre, riletture in chiave omoerotica di opere anche stranote. Uno dei frutti di questo libro miniera, dove la storia dell’arte diventa storia del costume, è che è stato scritto per essere arricchito ad libitum.

Perciò se il nudo di profilo di Flandrin del 1835 resta l’icona gay post michelangiolesca per antonomasia (specie se lo reinventiamo tramite lo sguardo di un fotografo come Mapplethorpe), è vero che il «Caronte» di Pierre Subleyras pure al Louvre (che qui non compare) è il più bel quadro gay del Settecento.

E ora? Un libro sulle icone lesbo. A chi vi si accingesse, suggerirei di bypassare le «Amiche» del Petit Palais (dove emerge come Courbet sia erotico soprattutto quando non tratti di sesso) e dirotterei lo sguardo sulla «Saffo e Rodope» di Pelagio Palagi, uno dei quadri più sconcertanti dell’Ottocento italiano. Quando si dice del sapore clericale del purismo e dei purismi nostri.
IMG20230404104814618_130_130.jpeg
Icone Gay nell’Arte. Marinai, Angeli, Dèi,
di Vincenzo Patanè, 176 pp, 126 ill. col., De Luca, Roma 2022, €25

Stefano Causa, 04 aprile 2023 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Nel 1721 il più pagato pittore del mondo di allora inviò da Napoli per il Belvedere superiore della capitale austriaca un vero e proprio manifesto pasquale

Vivo, sulfureo, incazzoso e fuori dal coro, il compianto critico d’arte torinese ci regala un ultimo contributo su come è cambiato il mestiere dal 2009

Grazie a Claire Van Cleave per la prima volta la raccolta completa dei disegni superstiti del Museo di Capodimonte trova casa in un volume (in inglese) illustrato

Tommaso Tovaglieri compone un’avvincente biografia su uno dei maggiori storici dell’arte del secolo scorso, tracciando parallelamente un itinerario tra gli splendori e le miserie della critica d’arte italiana

Icone gay: ne esistono davvero? | Stefano Causa

Icone gay: ne esistono davvero? | Stefano Causa