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Photo by Andrea Avezzù

Courtesy of La Biennale di Venezia

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Photo by Andrea Avezzù

Courtesy of La Biennale di Venezia

Il Padiglione della Santa Sede premiato con una menzione speciale alla Biennale di Architettura

«Opera Aperta» è un progetto che propone l’architettura come atto di cura e responsabilità condivisa

Margherita Panaciciu

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Si è svolta questa mattina a Ca’ Giustinian la cerimonia di premiazione della 19. Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia. La Giuria internazionale – composta da  Hans Ulrich Obrist (presidente), curatore, critico e storico dell'arte svizzero, Direttore Artistico della Serpentine di Londra; dall’italiana Paola Antonelli, Senior Curator per il dipartimento di Architettura e Design del Museum of Modern Art (MoMA) di New York, e direttrice per MoMA Research and Development; e da Mpho Matsipa, architetta, docente e curatrice sudafricana – ha conferito una menzione speciale al progetto Opera Aperta, presentato dal Padiglione della Santa Sede.

Le curatrici Marina Otero Verzier, architetta, curatrice e ricercatrice, e Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia e già curatrice del Padiglione Venezia, insieme ai due studi internazionali Tatiana Bilbao ESTUDIO (Tatiana Bilbao, Alba Cortés, Isaac Solis Rosas, Helene Schauer) e MAIO Architects (Anna Puigjaner, Guillermo Lopez, Maria Charneco, Alfredo Lérida), sono stati premiati con questa motivazione: "Richiamando un libro di Umberto Eco del 1962, il Padiglione Opera Aperta invita il visitatore a partecipare alla produzione di significato. Questa menzione speciale riconosce la creazione di uno spazio di scambio, negoziazione e riparazione. Opera Aperta ridarà vita a una chiesa sconsacrata esistente, con un processo di restauro che avverrà su diversi livelli e coinvolgerà un'ampia gamma di competenze e mestieri. Come lo definisce il team, “una pratica vivente di cura responsabile e cura collettiva”. Opera Aperta crea uno spazio per lo scambio culturale”.

Sua Eminenza Cardinale José Tolentino de Mendonça, Commissario del Padiglione della Santa Sede, ha così commentato: “Grazie alla Biennale per questo premio. Oggi abbiamo bisogno di costruttori di ponti, come ha detto Papa Leone XIV nel Suo primo discorso. Abbiamo bisogno di tessitori di relazioni, che credono nel valore della riparazione e della cura. Abbiamo bisogno di credibili curatori delle relazioni, tanto con l’ambiente come con le comunità umane. Dobbiamo rafforzare l’intelligenza comunitaria.   Una parola di vivo ringraziamento alle straordinarie curatrici Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti e al fantastico progetto architettonico di Tatiana Bilbao e di MAIO Architects, pensato come una parabola partecipativa, un processo in corso al quale tutti sono invitati a collaborare. Grazie anche a tutta la squadra di lavoro. Il futuro si costruisce insieme”.

Così hanno commentato invece le curatrici Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti, e le Architette Tatiana Bilbao e Anna Puigjaner: “A volte, le alleanze più improbabili sono proprio quelle che rendono le cose possibili. Questo progetto ha preso vita grazie a una costellazione eterogenea di persone—molte delle quali non avevano mai lavorato insieme prima, e forse non lo faranno mai più. Eppure, un’urgenza condivisa ci ha portati a convergere. La portata e l’ambizione di Opera Aperta sfidano ogni forma di autorialità singolare; nessuna voce, da sola, avrebbe potuto sostenerle. Il progetto è di facile comprensione, accogliente, appropriato, eppure resiste a ogni tentativo di appropriazione. È un’architettura del molteplice, tenuta insieme dalla fiducia, modellata attraverso la differenza. Qui, il restauro e la riparazione dei legami fragili tra edifici, istituzioni, comunità ed ecosistemi non sono gesti nostalgici, ma interventi radicali. L’obiettivo non è coprire le crepe, ma prendersene cura come luoghi in cui possono emergere nuove possibilità—con il coraggio e la determinazione necessari in tempi incerti. Ringraziamo sinceramente il Cardinale José Tolentino de Mendonça per la sua visione audace e il suo sostegno ai progetti architettonici non convenzionali”.

Opera Aperta è un progetto che propone l’architettura come atto di cura e responsabilità condivisa, capace di rispondere alle sfide sociali ed ecologiche contemporanee, nel decennale della pubblicazione della Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, un testo fondamentale nella comprensione crescente che la contemporaneità è chiamata a costruire sul nostro essere tutti abitanti di una stessa casa comune.

Il Padiglione della Santa Sede è uno spazio in continuo divenire e ospita il lavoro collettivo, accanto a quello degli studi di architettura, di associazioni e realtà vive di Venezia, che sono invitate a mettere a disposizione le loro capacità e competenze per creare un progetto aperto a tutta la comunità, offrendo una visione di speranza per il futuro dell'architettura, che valorizza il mondo esistente e coloro che lo abitano.

Durante i giorni di apertura, i visitatori hanno la possibilità di assistere ai lavori di restauro dell’edificio, affidati a Lares, storica azienda specializzata nel recupero di opere in pietra, marmo, terracotta, pittura murale e su tela, stucco, legno e metallo. Nei pomeriggi di martedì e venerdì, il pubblico è invitato a mettersi alla prova partecipando ai workshop gratuiti e aperti a tutti condotti dall’UIA-Università Internazionale dell’Arte. Ogni martedì e venerdì, una grande tavola conviviale dà inoltre vita a momenti di incontro e di scambio culturale; mentre dal martedì alla domenica sono attivi e prenotabili online tramite la piattaforma Coopculture (www.coopculture.it) gli spazi per prove musicali e strumenti, grazie alla collaborazione con il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” di Venezia.

Margherita Panaciciu, 10 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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