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Un particolare del ritratto della contessa Clara Maffei dipinto da Francesco Hayez

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Un particolare del ritratto della contessa Clara Maffei dipinto da Francesco Hayez

Il Risorgimento di Clara Maffei a Clusone

Patriota, mecenate ed eroina risorgimentale, la contessa bergamasca, stimata anche da Napoleone III, fu al centro di un salotto letterario, culturale e politico tra Milano e Clusone. Un cenacolo dove passarono alcuni dei personaggi più significativi del XIX secolo, da Mazzini a Verdi, Hayez, Manzoni e Balzac, e dove l’arte e la letteratura del nostro Paese si intrecciò con la storia dell’unificazione d’Italia

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Jenny Dogliani

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Ritratta da Francesco Hayez, ammirata da Honoré de Balzac, elegante, colta e raffinata patriota e mecenate, amica di Massimo d’Azeglio, Alessandro Manzoni, Giuseppe Verdi e Giuseppe Mazzini, solo per citarne alcuni, la contessa Clara Maffei (1814-66) è stata una delle figure più influenti del Risorgimento italiano. Nata Elena Chiara Maria Antonia Spinelli a Bergamo Alta il 13 marzo 1814, figlia del conte, poeta e professore di lettere Giambattista Carrara Spinelli di Clusone e di Ottavia Gambara, cresciuta a Milano insieme al padre, la giovane contessa Clara si innamorò del poeta Andrea Maffei, che sposò nel 1832. Un matrimonio non felice da cui nacque una figlia, Ottavia, morta appena nove mesi dopo essere stata messa alla luce. Per mitigare l’inconsolabile dolore della contessa, il marito, affezionato ma poco incline al matrimonio, decise di aprire le porte della propria casa ad artisti, poeti e intellettuali, facendone uno dei salotti più influenti della Milano del XIX secolo. A ripercorrere la storia dell’apprezzatissima salonnière, di cui tutti gli ospiti riconoscevano l’incredibile capacità di ricevere, condurre le conversazioni e conciliare gli attriti, è un’ampia mostra documentaristica intitolata «Clara Maffei a Clusone. “Un’amica a tutta prova”», allestita fino al 13 ottobre al MAT | Museo Arte Tempo, Clusone. Organizzata dal Comune di Clusone e dal Comitato Clara Maffei e curata da Claudio Rota, presidente del Comitato Clara Maffei, la rassegna comprende vari documenti e immagini d’epoca, lettere, oggetti e opere. Tra le raffigurazioni della contessa è da ricordare il celebre ritratto della contessa dipinto a olio da Francesco Hayez, oggi conservato al MAG | Museo Alto Garda. Il pittore romantico fu infatti tra i primi e più affezionati ospiti del salotto milanese, che frequentava ogni sera chiuse le porte del suo atelier. La stima per la contessa era tale che decise di regalarle la tela, dipinta nel 1835, raffigurante «Valenza Gradenigo davanti al padre inquisitore», esposta in bella vita in tutte le dimore che la Maffei abitò.

Un ritratto fotografico della contessa Clara Maffei

«Il progetto riguardante la Contessa Clara Maffei è un ulteriore tassello nel percorso di riscoperta e valorizzazione dei grandi personaggi che hanno fatto la storia della nostra Città», spiega il sindaco di Clusone Massimo Morstabilini. «Clara Maffei è stata una figura che ha lasciato un segno indelebile nella storia della nostra città e del nostro Paese. Questa mostra intende essere un omaggio a una donna straordinaria che dedicò la sua vita all’ideale di una Italia libera e unita, che può essere ancora oggi di ispirazione», aggiunge Alessandra Tonsi, assessore delegato a Cultura, Politiche Giovanili, Eventi e manifestazioni del Comune di Clusone. Tra i frequentatori del salotto vi fu, dall’inizio del 1844, Carlo Tenca, patriota, politico, giornalista che la contessa accolse anche nella propria residenza a Clusone, dove era solita trascorrere l’estate con gli amici più intimi, e con il quale stringerà una duratura e profonda relazione sentimentale, che la portò a separarsi dal marito nel 1846. Dopo la separazione, consensuale, la contessa si trasferì al civico 46 dell’attuale via Manzoni e, nonostante le sue preoccupazioni per una separazione spesso malgiudicata, iniziò per il suo salotto la stagione più intensa e significativa. In questo periodo le conversazioni subirono una decisa e netta virata politica, in un clima generale particolarmente infuocato dall’elezione di papa Pio IX, nel quale i patrioti che lottavano per l’indipendenza e l’unità dell’Italia riconoscevano un punto di riferimento. Fu l’inizio di una serie di eventi che passando attraverso vari episodi, come lo sciopero del fumo contro gli austriaci, sfociò nelle Cinque Giornate di Milano, nelle quali furono coinvolti vari ospiti del salotto e anche Clara Maffei in prima persona. In seguito all’insurrezione armata del 18-22 marzo 1848 che portò a una temporanea liberazione dal dominio austriaco, la contessa si prodigò a visitare gli ospedali, offrire supporto materiale e morale ai feriti e si impegnò a raccogliere fondi per la causa insieme ad altre nobili donne. Messa in pericolo dalla partecipazione a tali avvenimenti, la contessa si rifugiò per un periodo a Locarno, dove conobbe Giuseppe Mazzini. Nel 1850 rientrò a Milano e si trasferì in via Bigli 21, vicino a Tenco, che nel medesimo anno aveva fondata il giornale «Il Crepuscolo», per diffondere gli ideali risorgimentali a tutti gli strati della popolazione. Il ruolo del salotto in via Bigli era allora più vivo che mai, fu lì che in molti si convinsero, grazie agli interventi del conte Giulini, della necessità di appoggiare i Savoia in quel processo che avrebbe portato nel 1861 all’unificazione dell’Italia. 

La contessa rimase una convinta sostenitrice della causa e fu al fianco dei francesi (convinti da Cavour a sostenere l’Unità d’Italia) in alcuni momenti cruciali, tanto che lo stesso Napoleone III desiderò ringraziare la Maffei per il ruolo svolto dal suo salotto. «Un certo appannarsi dell’immagine della contessa iniziò dopo l’unità d’Italia, quando una nuova generazione d’intellettuali prese il sopravvento sugli eroi del Risorgimento. Il declino proseguì nel ’900 fino a confinare la contessa tra i cimeli di un’epoca passata e nei versi de “L’amica di nonna Speranza” di Guido Gozzano. Oggi nuovi studi sulla sua persona, sul circolo culturale che la vide protagonista, sulla sua stessa immagine fisica smarrita nelle oleografie, stanno riportando in superficie una donna straordinaria che seppe fare dell’amicizia e delle relazioni la sua guida durante periodi così travagliati e luttuosi come quelli delle nostre guerre di indipendenza», aggiunge Claudio Rota. Per approfondire ulteriormente la figura di Clara Maffei, sono in programma una serie di visite guidate (sabato 3 e domenica 22 settembre alle 16; martedì 13 agosto alle 21 a lume di candela) e laboratori per bambini (venerdì 9 e sabato 31 agosto alle 16). Le visite si estenderanno anche alla collezione del museo che custodisce dipinti, disegni, sculture da Palma il Giovane a Giacomo Manzù, da artisti clusonesi alla scuola lombarda del Settecento, donati al Comune dalle famiglie Sant’Andrea, Querena, Trussardi Volpi e Nani.

 MAT | Museo Arte Tempo

 

 

 

Jenny Dogliani, 11 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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