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Bianca Celeste
Leggi i suoi articoliSono rimaste a lungo nascoste sotto l’acqua quaranta tombe rinvenute ai margini della diga di Mosul, il più grande bacino idrico dell’Iraq completato nel 1984, affiorate in seguito all’abbassamento del livello dell’acqua per la continua siccità che affligge il Paese. A darne notizia in questi giorni è il canale «Al Jazeera».
Risalenti a 2.300 anni fa, al periodo ellenistico o ellenistico-seleucide, le tombe allineate e disposte con lo stesso orientamento, fanno parte di una grande necropoli che ospita sepolture di adulti e bambini. L’area era stata in parte esaminata nel 2023, ma per mancanza di risorse gli scavi sono cominciati solo di recente sotto la guida di Bekas Brefkany, direttore delle antichità di Duhok, nel nord del Paese, che ha spiegato come l’abbassamento delle acque abbia consentito di scoprire aree altrimenti nascoste.
Sono stati portati alla luce resti significativi: le tombe saranno inviate al Museo Nazionale di Duhok per essere conservate ed esposte. L’auspicio è che la ricerca possa in futuro svelare aspetti del contesto sociale, le cause di morte e i legami familiari. Allo stesso tempo gli esperti della Direzione delle Antichità e del Patrimonio studiano l’impatto della crisi climatica sui siti archeologici.
Molte rovine nella zona confermano una frequentazione ininterrotta del sito con ritrovamenti ceramici che abbracciano periodi differenti a conferma dell’eccezionale importanza del luogo.
La diga di Mosul è situata sul fiume Tigri, a circa 40 chilometri a nord-ovest della città omonima. Si tratta di una delle più grandi dighe del Medio Oriente e fornisce il controllo di inondazioni, irrigazione, produzione di energia e approvvigionamento idrico.
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