Marta Paraventi
Leggi i suoi articoliSi inaugurerà il 20 giugno, sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica, e proseguirà fino al 6 ottobre la grande mostra monografica «Federico Barocci Urbino. L’emozione della pittura moderna», curata da Luigi Gallo e Anna Maria Ambrosini con Giovanni Russo e Luca Baroni. Articolata in sei sezioni spazia dal contesto culturale in cui l’artista si è formato alla composizione delle grandi pale d’altare, ai piccoli dipinti destinati alle devozione privata, e i disegni, cartoni e incisioni e opere della maturità del primo decennio del Seicento. «Un’ampia monografica per illustrare l’opera di uno dei massimi pittori italiani. L’inconsueta scelta dell’artista di restare nella città natale, pur avendo conosciuto i centri maggiori dell’arte italiana, e in particolare Roma, non gli impedì di diventare famosissimo e ottenere importanti committenze da tutta Italia e non solo. La mostra ospiterà eccezionali capolavori provenienti dai musei di tutto il mondo e sarà impreziosita da un ampio focus sui disegni dell’artista che dimostreranno lo studio lungo e accurato che precedeva la realizzazione di ogni sua opera», spiega il direttore Luigi Gallo.
La visita delle opere dell’artista urbinate costituisce anche l’occasione per visitare il Palazzo Ducale e scoprire i nuovi percorsi museali proposti al visitatore, progettati da Francesco Primari coadiuvato da Marco di Nallo e finanziati grazie ai fondi del Pnrr. «In primis, racconta ancora Gallo, al piano nobile si ammira il primo nucleo del palazzo che si affaccia sulla piazza Rinascimento della città, noto come Appartamento della Jole, commissionato nel 1445 da Federico da Montefeltro ad architetti fiorentini. Questo nucleo è stato completamente riallestito in chiave federiciana, esponendo le opere della Galleria Nazionale delle Marche legate al conte, poi duca dal 1474, come la “Flagellazione” di Piero della Francesca; è stato completamente restaurato e dalla pulitura delle parti lapidee sono riemerse le delicate dorature quattrocentesche». Di seguito si apre la sezione sulla pittura del ’300, che occupa le ultime sale dell’Appartamento, mentre nel successivo lungo corridoio, sono stati ordinati i grandiosi polittici visibili sia frontalmente sia nel retro.
L’occhio del visitatore sarà poi catturato dall’ordinamento nelle soprallogge del «Fregio della Guerra» di Ambrogio Barocci, responsabile di gran parte della decorazione di portali, finestre e camini del Palazzo Ducale, e di Francesco di Giorgio Martini, architetto del cantiere ducale dopo la partenza di Luciano Laurana, nonché ingegnere militare per l’esercito del Montefeltro. «Originariamente disposti intorno al 1480 lungo la facciata “ad ali” del Palazzo Ducale di Urbino, scrive Giovanni Russo, curatore del riallestimento, i 72 bassorilievi in pietra miravano a recuperare il significato e l’utilizzo delle macchine dell’antichità classica descritte da Vitruvio nel X libro del De architectura, celebrando così i molteplici interessi scientifici di Federico da Montefeltro e la sua potenza militare». A causa della collocazione all’esterno, la superficie dei rilievi si era compromessa, così che nel 1756 il legato apostolico Giovan Francesco Stoppani ordinò che le formelle fossero utilizzate come decorazione della raccolta di iscrizioni romane murate nei quattro lati delle soprallogge al piano nobile, dove rimasero fino ai lavori di risistemazione diretti da Pasquale Rotondi nel 1944. Collocate nelle sale che si affacciano sul Cortile d’Onore, già occupate dalla Biblioteca ducale, le formelle non hanno goduto negli ultimi decenni di grande attenzione: il recente restauro, per il quale è stato coinvolto anche l’Icr di Matera, e il ricollocamento nelle soprallogge, dove erano state posizionate nel 1756, costituiscono per tanto un giusto risarcimento al valore artistico e culturale del fregio, unico nel suo genere.
In attesa di terminare entro l’estate i lavori nell’Appartamento degli Ospiti e dello Scalone monumentale che conduce al piano nobile, aperta la mostra su Barocci e inaugurato il nuovo sito web pienamente inclusivo, anch’esso realizzato con fondi Pnrr e seguito da Stefano Brachetti, grazie al quale la visita a Palazzo Ducale può essere preparata e approfondita, l’attenzione del direttore Luigi Gallo è ora rivolta all’evento dedicato a Paolo Volponi di cui ricorrono quest’anno i 100 anni dalla nascita. «Dalla metà di luglio, dichiara, esporremo otto dipinti della collezione privata dello scrittore, in sequenza con quelli da lui donati alla Galleria Nazionale delle Marche e articolati in un’apposita sezione nel secondo piano del Palazzo, per approfondire la sua figura di collezionista e indagare come la scelta dei soggetti dei dipinti collezionati, in gran parte la pittura del Seicento bolognese, si rifletta sulla sua attività di scrittore, ad esempio nel realismo potente e barocco di Corporale (1974)».
I restauri ad Ancona
Da Urbino ad Ancona, dove la Direzione Regionale Musei Marche (Drm) ha completato il restauro dello scalone vanvitelliano di Palazzo Ferretti, sede del Museo Archeologico Nazionale delle Marche (Man) grazie ai fondi Pnrr. I lavori, seguiti direttamente da Luigi Gallo, nella sua duplice veste di dirigente dell’istituto Drm e di storico dell’arte, hanno permesso di ritrovare lo splendore del progetto vanvitelliano originale, con un’attenta operazione di restauro, eseguito dalla ditta Gamma srl di Fano (Pu), preceduto da approfondite indagini stratigrafiche su intonaci e stucchi.
Dalla versione in toni di grigio dello scalone e delle decorazioni cui il pubblico era ormai abituato, sono tornati a splendere il cromatismo luminoso di Luigi Vanvitelli, giocato sui toni del celeste, verde e bianco e il bianco caldo degli stucchi di Gioacchino Varlé. Orgoglioso di questo prezioso recupero, il direttore del Man Diego Voltolini sottolinea che, «sul fronte museale fervono a Palazzo Ferretti altri progetti finanziati dal Pnrr per valorizzare l’allestimento storico degli anni ’50 del Novecento di Franco Minissi, adeguare il palazzo dal punto di vista sismico e restaurare i preziosi affreschi cinquecenteschi delle volte delle sale, restituire l’accessibilità al pubblico dei depositi del museo, con il progetto “Depositi Aperti: l’accessibilità al patrimonio invisibile”». L’attività della Drm è da poco orientata, inoltre, su due nuove sfide. «Grazie all’acquisizione nel patrimonio della Direzione Regionale Musei Marche di Rocca Costanza di Pesaro, sono in corso di elaborazione progetti per trasformarla in Museo della Città, dichiara Luigi Gallo; anche l’Anfiteatro di Ancona è passato alla gestione della Drm e, nelle more del passaggio di consegne, stiamo elaborando, in collaborazione con il Comune di Ancona, un programma di attività per valorizzare l’importantissima arena che è collocata nel cuore antico della città, affacciata sul mare».
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