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Una testa femminile fittile ritrovata a Marzabotto (Bo)

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Una testa femminile fittile ritrovata a Marzabotto (Bo)

Kainua, cioè Marzabotto

I risultati della campagna di scavo 2022 del primo grande insediamento etrusco ad essere stato scavato intensamente nell’Ottocento

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Giuseppe M. Della Fina

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L’importanza della presenza etrusca nell’area padana è confermata dai risultati della campagna di scavo 2022 nella città di Marzabotto, dove già le ricerche ottocentesche, condotte da Giovanni Gozzadini, avevano portato alla luce un grande insediamento etrusco, di fatto il primo a essere scavato in maniera intensiva.

Dal 1988 le indagini sono state riprese dall’Università degli Studi di Bologna sotto la direzione di Giuseppe Sassatelli e, dal 2014, di Elisabetta Govi su basi nuove e al passo con i progressi dell’archeologia stratigrafica. I risultati negli anni non sono mancati e ci si può limitare a evidenziare il riconoscimento del nome etrusco della città: Kainua. Le scoperte di quest’anno sono state considerevoli: è stato rinvenuto infatti un portico monumentale, che delimitava uno dei lati dell’area antistante al tempio della dea Uni, e due teste in terracotta femminili di fattura notevole e frammenti di altre simili.

Si tratta di ex voto raffiguranti simbolicamente la devota. Una pratica diffusa nella cosiddetta Etruria propria e ora attestata anche in quella padana. Elisabetta Govi ha teso a evidenziare come il ritrovamento delle teste femminili suggerisca che il culto praticato nell’area era centrato sulla donna e sugli snodi importanti della sua vita. Alla luce dei ritrovamenti ha ipotizzato, inoltre, che la vasta zona individuata, tra il tempio di Uni e quello di Tinia, sia stata utilizzata per svolgervi le cerimonie religiose, ma anche le attività legate alla vita politica della comunità. Lo spazio diviene quindi il luogo della vita sociale della città di Kainua.
 

Una testa femminile fittile ritrovata a Marzabotto (Bo)

Giuseppe M. Della Fina, 02 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

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Kainua, cioè Marzabotto | Giuseppe M. Della Fina

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