Enrico Tantucci
Leggi i suoi articoliUna Biennale Architettura «intelligente», che guarda a Venezia e alla sua emergenza ambientale per affrontare e tentare di risolvere quella climatica mondiale, offrendo progetti e possibili soluzioni. Carlo Ratti, che la curerà, aveva provocatoriamente immaginato qualche tempo fa una Venezia lasciata affondare e divenuta parco tematico sottomarino per turisti attrezzati, di fronte all’impossibilità di sopravvivere come città dal punto di vista ambientale e sociale. Ma «Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva», questo il titolo della sua 19ma Mostra Internazionale di Architettura presentata oggi a Venezia nella sede della Biennale e in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025, pur nella drammaticità, che resta intatta, del momento che viviamo a livello planetario, sembra guardare con un taglio più ottimista alle nostre capacità di reazione. A cominciare, appunto, dall’architettura. Anche se nella conferenza stampa Ratti ha mantenuto un alone di segretezza sugli aspetti più concreti della sua mostra, presentata insieme al presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco, che l’ha voluto nell’incarico.
Carlo Ratti (Torino, 1971) è un architetto e insieme un ingegnere, docente al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, dove dirige il Senseable City Lab, e al Politecnico di Milano, oltre che impegnato con il suo studio professionale con sedi a Torino, New York e Londra. La pianificazione urbana è da sempre uno degli oggetti della ricerca di Ratti e proprio le città, che oggi producono circa l’80% delle emissioni inquinanti totali, saranno al centro della sua mostra, dedicata appunto all’ambiente costruito. «All’architettura, ha dichiarato durante la presentazione stampa, si può imputare gran parte del degrado ambientale del pianeta eppure i giovani, che sono i più sensibili all’emergenza climatica, iniziano a iscriversi sempre meno alle nostre facoltà. Bisogna dunque iniziare a ripensarla e la mostra sarà dedicata appunto all’ambiente costruito, offrendo progetti e possibili soluzioni all’emergenza climatica, ma non da soli. Bensì coinvolgendo anche discipline come l’ingegneria, la biologia, la scienza dei dati, le scienze sociali, politiche e planetarie». L’obiettivo del curatore è quello che la sua Biennale non resti fine a sé stessa, ma proponga soluzioni che possano essere adottate anche in futuro per modificare il nostro modello di sviluppo urbano, anche se il tempo a disposizione resta poco.
La mostra non potrà contare sul Padiglione Centrale ai Giardini, da sempre sede dell’esposizione, con l’Arsenale, a causa della ristrutturazione appena partita con i fondi del Pnrr. Ma di questa mancanza il curatore intende fare una nuova opportunità, soprattutto per la sezione introduttiva dedicata appunto a Venezia e che porterà negli spazi esterni della Biennale, ma anche in tutta la città, attività laboratoriali, Living Lab, dedicate a problemi specifici, dalla residenza all’accessibilità, al rapporto con l’acqua che potrebbero anche diventare permanenti. Il titolo della mostra, «Intelligens», richiama appunto la parola latina «gens», che include la collettività in questo processo di trasformazione.
La sezione dedicata all’«Intelligenza Naturale» affronterà temi come quello di riportare la vegetazione nel cuore delle nostre città, uno dei modi più efficaci per combattere le temperature estreme, come i recenti 65 gradi a Rio de Janeiro. Quella sull’«Intelligenza Artificiale», invece, si interrogherà su come l’infrastruttura digitale che abbraccia l’intero pianeta possa essere utilizzata anche per mitigare l’impatto ambientale dello sviluppo urbano, senza rinunciare agli architetti. La sezione sull’«Intelligenza Collettiva» analizzerà il ruolo di quelle architetture «popolari» nate dall’esigenza di adattamento ambientale (dalle abitazioni rupestri dei Dogon in Mali ai Trulli di Alberobello), che pure contribuiscono alla crescita del paesaggio urbano, e sul modo di sfruttarle.
Fino al tema dello spazio, in caso di collasso climatico, per un futuro interstellare ancora agli inizi. Da ieri, inoltre, la Biennale Architettura ha aperto, sul suo sito, una «call» per consentire a tutti di partecipare con idee e progetti al tema della Mostra. L’altra ambizione di Carlo Ratti è quella di coinvolgere direttamente i Padiglioni nazionali, pur nella loro autonomia, nel tema della sua esposizione. Lo spunto specifico proposto dal curatore ai Paesi è «Un tema, una soluzione». La Francia ha già spontaneamente aderito.
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