Arabella Cifani
Leggi i suoi articoliUn meraviglioso complesso sorge all’imbocco della Valle di Susa, sull’antica via Francigena che durante i millenni è stata trafficatissimo valico fra il nord e il sud dell’Europa per i commerci e i pellegrinaggi e dove sono transitati tutti gli eserciti impegnati nella conquista o nella difesa degli antichi confini naturali d’Italia. È la Precettorìa di Sant’Antonio di Ranverso, fondata a partire dal 1188 dall’Ordine di Sant’Antonio di Vienne, in Francia.
I canonici antoniani francesi si dedicavano all’assistenza dei pellegrini, curavano i malati di herpes zoster (il «fuoco di sant’Antonio») e amministravano un grande patrimonio agrario. Il complesso comprendeva oltre alla grande chiesa e al suo chiostro, un ospedale, un convento e cascine. Con la soppressione dell’Ordine degli Antoniani, nel dicembre 1776, i loro beni furono assegnati all’Ordine Mauriziano, che ancora oggi li possiede.
La grande chiesa, un capolavoro del gotico fiorito, sorge discosta dal traffico, al termine di un lungo viale di platani. Pinnacoli e ghimberghe in cotto decorano la facciata, conferendole un’aria festosa, elegante e rustica insieme. L’interno è ricco di affreschi, i più antichi sono del XII secolo. L’abside è decorata da uno straordinario ciclo di affreschi del pittore torinese Giacomo Jaquerio, che iniziò a dipingerli nel 1406.
Ma chi entra nella chiesa è letteralmente avvolto dalla grande luce dorata che emana da un enorme e meraviglioso polittico che Defendente Ferrari, geniale caposcuola della pittura rinascimentale piemontese, realizzò con la sua equipe di «Maestri pittori» nel 1531. Voto della città di Moncalieri per lo scampato pericolo dalla pestilenza, raffigura al centro la Natività, con alla destra san Rocco e san Bernardino da Siena, a sinistra, sant’Antonio e san Sebastiano (tutti santi protettori contro la peste).
Nella parte bassa sono delineati episodi della vita e miracoli di sant’Antonio Abate. L’enorme opera fu sistemata al suo posto per la festa di sant’Antonio Abate (che ricorre il 17 gennaio) nel 1532. Realizzato tecnicamente a Chivasso nella bottega di Defendente, fu portato prima a Moncalieri per essere ammirato dai committenti e dalla popolazione tutta. Dopo, sopra un carro trainato da buoi, con le ruote imbottite per evitare sobbalzi, fu portato a Ranverso, lontano più di trenta chilometri, attraversando lentamente la campagna piemontese invernale, chiusa nel gelo di gennaio. A Ranverso il cantiere del montaggio della grande opera durò circa una settimana. Infine la magia dell’oro e dell’azzurro brillò alla luce mobile dei ceri, riempiendo il vuoto dell’abside prima grigia e spoglia.
Cuore del polittico è la centrale adorazione di Gesù Bambino con la Vergine, san Giuseppe e angeli. Uno dei più bei presepi del Rinascimento italiano.
La Vergine, inginocchiata in adorazione, ha amorosamente appoggiato il Bambino su un lembo del suo mantello blu notte orlato di verde. Gesù si solleva verso la madre, nudo e tenero, per farsi abbracciare. San Giuseppe, pure in ginocchio, medita abbracciato da un angioletto. Altri due angeli dialogano con la Vergine in colloquio pacato e gentile. Alle spalle della Sacra Famiglia stanno l’asino e il bue; i dolci animali, compagni dei primi momenti di Cristo, cercano di scaldarlo con il loro fiato; da dietro intanto si appressano timorosi e timidi i pastori.
La scena è ambientata in un’architettura ruinosa, composta da elementi antichi e da altri tipici delle costruzioni rinascimentali piemontesi. Il mondo antico crolla ed è l’avvento di quello nuovo, promesso fin dalla notte dei tempi, annunciato dai profeti: un popolo che camminava nelle tenebre vide finalmente una grande luce. Piccoli personaggi animano lo sfondo: una madre con il bambino che si avvia a portare doni a Cristo, un pastore che arriva con una pecorella. In cielo si affacciano angeli solleciti, ma discreti, quasi confusi fra le nuvole. Il paesaggio è quello delle montagne piemontesi, aspro, scosceso e verdeggiante.
Tutto il polittico è una infinita pioggia di squisiti particolari. Una meravigliosa flora si affaccia in primo piano sotto al Bambino, fra i capitelli corinzi caduti. Nessun fiore e nessuna foglia sono posti a caso. Come i fedeli di allora possiamo perderci nell’incanto di questa sorta di stupefacente anticipo delle visioni del paradiso.
LA NATIVITÀ NELL'ARTE
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