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Le strutture monumentali della Villa di Sette Bassi (Parco Archeologico dell’Appia Antica)

Foto: Stefania Faro

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Le strutture monumentali della Villa di Sette Bassi (Parco Archeologico dell’Appia Antica)

Foto: Stefania Faro

La grandiosa Villa di Sette Bassi nel verde della campagna romana

Arianna Antoniutti si è recata nel cantiere di scavo della grande residenza suburbana che sorge lungo la via Tuscolana, al centro di importanti lavori di scavo e valorizzazione

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Arianna Antoniutti

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La Villa di Sette Bassi, la più grande villa suburbana romana, seconda solo a quella dei Quintili sulla Via Appia Antica, è al centro di una vasta campagna di scavi archeologici, iniziati nel mese di maggio, che si protrarranno fino in ottobre. La villa, lungo la Via Tuscolana, ha riaperto al pubblico lo scorso anno, dopo una chiusura lunga decenni. Ai lavori, che stanno rivelando importanti novità e ipotesi su datazione, proprietà del complesso e sue trasformazioni nel corso dei secoli, seguirà una non meno fondamentale valorizzazione dell’intera area archeologica, estesa per oltre 36 ettari. Un’estensione ragguardevole per una villa immersa, secondo la prassi dell’architettura suburbana, nel verde della campagna, con affacci paesaggistici che lo scavo in corso sta evidenziando. Le risorse per indagini archeologiche, restauri conservativi, riqualificazione e musealizzazione degli edifici (il Fienile Torlonia e il Casale, risalenti agli anni ’20 del ’900), ammontano a 6,5 milioni di euro, relativi al Piano nazionale complementare al Pnrr.

Dice Simone Quilici, direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica, di cui la Villa di Sette Bassi è parte: «Si tratta di fondi del progetto “Urbs dalla città alla campagna romana” che vede gemellato il Parco con il Museo Nazionale Romano. Noi siamo beneficiari, complessivamente, di 30 milioni di euro, per un totale di ventuno interventi, tre di sistema, di cui uno già completato: il Museo virtuale dell’Appia Antica. Gli altri due interventi di sistema riguardano gli infopoint e l’efficientamento energetico, mentre i restanti diciotto sono distribuiti sulle due direttrici dell’Appia Antica e della Via Latina. Qui a Sette Bassi, lavoriamo su due fronti: 3 milioni di euro sono a disposizione per l’area archeologica, mentre con un altro finanziamento ad hoc di 3,5 milioni riqualificheremo il vecchio Fienile, futuro spazio espositivo polifunzionale, e il Casale che, all’ultimo piano, vedrà una foresteria per studiosi e ricercatori. Questo è un luogo in cui è molto forte la collaborazione con istituti e università italiane e straniere, penso in primo luogo al Politecnico di Berlino, all’Istituto Germanico di Archeologia e al Politecnico di Vienna TU Wien».

«Per fare valorizzazione, dice Stefano Roascio, funzionario archeologo responsabile del sito di Sette Bassi, è necessario possedere un alto grado di conoscenza che necessariamente passa attraverso lo scavo archeologico. Due squadre di operai specializzati, topografi e archeologi sono al lavoro su due dei tre corpi di fabbrica che si sono conservati, edifici residenziali di eccezionale qualità. La villa era articolata in padiglioni e, va detto, non siamo certi di aver portato tutto alla luce, è probabile che molte strutture siano ancora sommerse, come fanno immaginare indagini predittive, georadar e geomagnetiche».

Grazie agli scavi, stanno emergendo elementi chiarificatori su cronologia e proprietari della tenuta. «Si è sempre pensato, continua Roascio, che fosse una villa imperiale perché la prima fase costruttiva, della metà del II secolo d.C., presenta caratteristiche senza dubbio significative, legate a una committenza di ceto alto, forse senatorio, certamente di un’élite cittadina. Si tratta però di corpi di fabbrica che si sviluppano nel corso di alcuni decenni, non confrontabili con fabbriche imperiali che, invece, nel giro di minor tempo, si dotavano di strutture rilevanti, con cantieri adeguati alle esigenze. Altro elemento importante, finora molto poco compreso, riguarda l’assetto della villa nella tarda antichità, periodo in cui essa vive un momento di splendore e di ristrutturazione. Più o meno verso la fine del III secolo, la villa viene abbandonata e in parte spogliata di tutti gli arredi decorativi. A partire dal IV secolo, con un cambiamento di assetto proprietario, assistiamo alla sua grande monumentalizzazione. Qui entra in gioco il toponimo Sette Bassi, un toponimo antico, già presente nel Liber Pontificalis, che, si è ipotizzato, può essere legato a Settimio Bassiano, ossia l’imperatore Caracalla. Ma conosciamo altri due Settimio Basso, figure molto importanti per la storia di Roma perché ricoprirono, uno dei due proprio nel IV secolo, la carica di “praefectus urbis”. Si tratterebbe dunque non di una villa di imperatori, ma di una villa di altissimi amministratori».

Dei tre corpi di fabbrica esistenti, denominati Corpo A, B e C, si sta scavando nei primi due. Nel Corpo A, si lavora nel grande atrio monumentale, semiellittico, da cui si accedeva agli ambienti interni. Entrando nelle strutture, riemerse dallo scavo profondo circa 2,5 metri (si dovrà scendere ancora di altri 2 metri), è ben evidente la forte verticalità degli spazi, scelta per stupire con i suoi alti sviluppi in elevato. Altro elemento distintivo della villa è il vasto impianto di riscaldamento, presente in molti dei suoi vani. «Per Roma, spiega Roascio, dove il clima non è mai rigido, è un segno di opulenza e di lusso». Nel Corpo B, in quello che era un grande ambiente di rappresentanza, il percorso delle condutture per l’aria calda, l’alloggio dei «praefurnia» e la pavimentazione rialzata, in laterizio, mostrano, nel dettaglio, il funzionamento dell’ingegnoso sistema di riscaldamento ipogeo.

Ancora nel Corpo B, illustra Roascio, «l’elemento più significativo che abbiamo messo in luce, finora solo osservato, ma mai prima scavato, è la grande esedra affacciata su quello che era il cuore della villa: un giardino di inusitate dimensioni, 300 metri per 100 m di larghezza. Dobbiamo immaginare questo spazio affacciato sul giardino, in posizione sommitale, come luogo colonnato per banchetti e ricevimenti, con un forte e connaturato legame con il paesaggio».

I futuri lavori di valorizzazione ricreeranno proprio tale perduta dimensione paesaggistica. «Stiamo progettando, dice Michele Reginaldi, funzionario architetto della Villa di Sette Bassi, un percorso di fruizione che attraverserà i diversi corpi della villa. Mentre una passerella, momento di confronto fra architettura antica e linguaggio contemporaneo, riproporrà una passeggiata in quota, raggiungendo la terrazza-esedra panoramica. Abbiamo in mente, per il giardino, colorazioni stagionali che possano riproporre, con essenze e giochi d’acqua, l’assetto del verde così come si presentava in epoca storica». Al momento non sono previsti interventi sul Corpo C, dove, nella fase monumentale della villa, sorsero le grandi terme.

I lavori termineranno nel 2026, quando la Villa di Sette Bassi offrirà al pubblico i suoi inediti percorsi e le sue scoperte, ma, conclude Roascio, «non termineranno le potenzialità della ricerca su questo sito, ancora tutto da indagare». 

Le strutture monumentali della Villa di Sette Bassi (Parco Archeologico dell’Appia Antica). Foto: Stefania Faro

Arianna Antoniutti, 24 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

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