Giorgio Guglielmino
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Schivo e solitario il pittore belga Thierry De Cordier, oggi settantenne, è agli antipodi di così tanti artisti contemporanei che promuovono la loro immagine tra Instagram ed eventi sociali. Si definisce un «pensatore», ma la maniera più semplice e migliore per definirlo è usare la parola «poeta». Questo lavoro fa parte di una serie denominata «Solo parole». Si tratta di varie opere tutte di piccole dimensioni, dove l’autore ha scritto sempre in blu su uno sfondo bianco brevi pensieri o riflessioni.
Vi possono essere tre piani di lettura dell’opera. Il primo, immediato, è quello dell’immagine che le parole evocano come se si trattasse del verso di una poesia trascritto su una tavoletta. Il secondo nasce dal fatto che la data presente in basso a destra, 1993, corrisponde a un giorno di pioggia, ma non all’anno di esecuzione dell’opera. Il dipinto, infatti, è stato eseguito nel 2023. Possiamo quindi pensare che l’artista abbia dipinto non la realtà di ciò che in quel momento stava accadendo ma un ricordo, addirittura di trent’anni prima. La terza chiave di lettura è infine data dal titolo, «Solo parole», dell’opera. L’artista vuole quindi indicare che l’opera non è la descrizione né di un presente né di un ricordo? Si tratta quindi di una totale illusione creata dalle parole?
Il prossimo anno De Cordier, inseguito da molti musei, avrà una mostra a Milano presso la Fondazione Prada anche grazie alla tenacia del gallerista Xavier Hufkens che lo rappresenta e che è senz’altro stato strumentale nell’accettazione a esporre da parte dell’artista. Chissà se anche il giorno dell’inaugurazione sarà un poetico giorno di pioggia.
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