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Gareth Harris
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L’architetta Lina Ghotmeh (Beirut, 1980) ha vinto il concorso per la riprogettazione delle gallerie Western Range del British Museum di Londra. Il suo studio ha battuto Rem Koolhaas e David Chipperfield, anch’essi finalisti per l’ambizioso progetto descritto dal museo londinese come «una delle più grandi ristrutturazioni culturali intraprese in tutto il mondo». Nella rosa dei finalisti, annunciata lo scorso anno, erano stati inclusi cinque team. La giuria del concorso era composta da dieci esperti, tra cui l’accademica irlandese Yvonne Farrell e Meneesha Kellay, curatrice senior di arte contemporanea al Victoria and Albert Museum, il presidente del Cda del British, George Osborne, insieme ad altri membri del consiglio, tra cui l’artista Tracey Emin e l’imprenditore britannico Charlie Mayfield.
Lo studio Lina Ghotmeh Architecture (LGA), lavorerà con il British per sviluppare i progetti iniziali entro la metà del 2026. In un post su Instagram il direttore Nicholas Cullinan ha scritto che le idee di Ghotmeh «hanno impressionato all'unanimità la giuria per la loro bellezza, sensibilità e ingegnosità e per il suo profondo interesse per l’archeologia». Tra queste il riutilizzo delle macerie del processo di costruzione «per rivestire le pareti dell’ala licia con un effetto incantevole». Le diapositive del progetto di Ghotmeh, mostrate sul feed Instagram di Cullinan, raffigurano una galleria che ospita i Marmi del Partenone.
L’anno scorso Ghotmeh aveva dichiarato alla rivista «Robb Report» che «Il campo dell'archeologia ci racconta sempre storie su come costruivamo e interagivamo con il nostro ambiente, mettendo costantemente in prospettiva ciò che è già stato fatto… Non è solo un’ossessione per l’ecologia, è anche una ricerca di materiali più sostenibili. Qualsiasi atto di costruzione deve avere un impatto positivo sul suo ambiente». A Londra Ghotmeh ha già realizzato il Serpentine Pavilion nel 2023, mentre dall’Arabia Saudita ha ricevuto l’incarico di progettare un museo d'arte contemporanea nella regione di AlUla.
Il rinnovamento del British Museum ridisegnerà una vasta parte, circa un terzo, dello spazio espositivo del museo, che comprende la Western Range, attuale sede, tra le altre, delle collezioni dell’Antico Egitto, della Grecia e di Roma, oltre alle aree di servizio, per un totale di 15.650 metri quadrati. Il complesso di spazi include tanto gli edifici originali del 1850 progettati da Robert Smirke quanto le aggiunte successive, come la Galleria 10 e 22. «Tutti gli edifici hanno bisogno di essere aggiornati per soddisfare gli standard di prestazione degli edifici contemporanei, aveva dichiarato in precedenza il museo in una nota, e molti contengono tessuti edilizi di grande importanza storica».
La ristrutturazione del Western Range fa parte di un più ampio piano generale del museo che comprende anche un nuovo centro energetico progettato per eliminare gradualmente l’uso di combustibili fossili, sostituendoli con tecnologie a basse emissioni di carbonio. Il progetto, finanziato in parte dal Governo, dovrebbe consentire un risparmio di 1.700 tonnellate di anidride carbonica all'anno, rendendo l'istituzione più sostenibile. L'anno scorso il museo ha anche aperto nel Berkshire un nuovo centro di immagazzinaggio e ricerca, il BM_ARC, costato 64 milioni di sterline.
Si prevede che l’intero progetto costerà centinaia di milioni di sterline, forse più di un miliardo. La compagnia petrolifera BP donerà 50 milioni di sterline nel prossimo decennio per contribuire a finanziare la riqualificazione. In risposta, gli attivisti ambientalisti avevano invitato i potenziali architetti a non partecipare al concorso.
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