Ludovica Zecchini
Leggi i suoi articoliDal davanzale d'una finestra, un cielo sereno e luminoso si estende sopra un paesaggio immobile. La linea dell'orizzonte sfuma in modo impercettibile, dissolvendo il confine tra terra e cielo. Forme sospese in una quiete misteriosa e senza tempo. Dopo il record storico del 2024 con «L’empire des lumières» (1954) di René Magritte, venduto per oltre 120 milioni di dollari al Rockefeller Plaza di New York, il 5 marzo Christie’s torna sulla scena londinese con la 24ma edizione dell'asta The Art of the Surreal. A guidare la vendita sarà un altro dipinto dell'artista belga, «La reconnaissance infinie» (1933), un’opera iconica con una stima tra 6-9 milioni di sterline. Anche questa volta è la natura del dipinto a suscitare interesse e appeal per i collezionisti, attirati dalla scoperta, preservazione e moltiplicazione dell'ignoto che l’opera esplora. In particolare, a ispirare Magritte fu l’amico e poeta Paul Colinet, con il quale condivideva «un umorismo caldo e inquietante», che per gioco disegnò una scena fantasiosa in cui un ometto viene intravisto fluttuare su un globo attraverso un paesaggio montano. Schizzo che poi divenne la base per la composizione finale dell’artista belga.
Secondo lo storico dell'arte britannico David Sylvester, Magritte voleva che il mistero dei suoi quadri «fosse affrontato, non interpretato». In quest’ottica, «La reconnaissance infinie» diventa emblematico di tutti i temi legati alla poetica di Magritte, quelli leggibili e quelli solo osservabili. L'uomo nel dipinto guarda lontano da noi, il suo sguardo è puntato su qualcosa che va oltre la nostra visione. Sorge spontanea la domanda: cosa può aver catturato il suo sguardo? A rispondere è il titolo del dipinto. In francese, ricognizione ha due significati: uno è "riconoscimento"; l'altro si riferisce all’azione militare di raccogliere informazioni su un dato luogo.
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René Magritte, «La reconnaissance infinie», stima 6-9 milioni di sterline. Cortesia di Christie's
Quest'ultimo sembra più appropriato alla scena in questione, con la figura che cerca di seguire un percorso insolito. C'è una possibilità, tuttavia, che egli possa raggiungere la ricognizione anche nel primo senso, ovvero il riconoscimento o la comprensione di ciò che lo circonda, attraverso un'osservazione intensa. «Ho messo gli uomini dove non ti aspetti di vederli», diceva Magritte. Nel caso di «La reconnaissance infinie», pone l’uomo in cima a una grande sfera nel cielo. Siamo quindi noi, lui, spettatori invitati a rimuginare sul nostro posto nell'universo? D’altronde lo diceva anche Breton, figura fondatrice del Surrealismo, che «l’arte deve esprimere l’esistenza dell'altrove, un mondo sospeso tra sogno e inconscio, una dimensione intima e primitiva dell’io».
Quanto al suo storico collezionistico, il primo proprietario di «La reconnaissance infinie» fu il drammaturgo belga Claude Spaak, che acquistò il dipinto direttamente da Magritte. In seguito, l’opera passò per due collezioni private nel 1955 e 1965, prima di passare in asta da Christie’s nel 2001 (718 mila sterline) e nel 2004, quando fu acquistata dall’attuale proprietario. A livello espositivo vanta un altrettanto nutrita vicenda, con le mostre al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles (1934, 1936), alla Galerie d'Art L'Œil nel 1962, al The National Art Center di Tokyo nel 2015 e, nello stesso anno, al Museo Municipale d'Arte di Kyoto. Ora è giunto il momento di aggiungere un altro capitolo alla storia dell’opera, così come a quella dell’intero movimento surrealista, che si conferma ogni anno come un fenomeno internazionale e trasversale, capace di attrarre collezionisti di ogni provenienza e sensibilità con la sua poetica raffinata ma universale, intellettuale e immediata al tempo stesso.
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