«Gold» di Claudia Peill (particolare)

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«Gold» di Claudia Peill (particolare)

Paesaggi metropolitani e interstizi urbani di Claudia Peill

Nel Museo di Roma in Trastevere una personale dell’artista romana costruita sul binomio fotografia-pittura

Dal 23 maggio all’8 settembre, il Museo di Roma in Trastevere ospita la personale di Claudia Peill (Genova, 1963) «Oltre il presente. Archeologia del domani». La mostra riunisce opere degli ultimi cinque anni, assieme a una piccola sezione di opere di trent’anni fa. Entrambe le parti espositive si connotano per il rigore e la limpidezza della ricerca dell’artista romana, imperniata sulla contemplazione di particolari del mondo altrimenti trascurati.

Nella mostra «trasteverina», curata da Giorgia Calò, le 16 tele sono costruite sul binomio fotografia-pittura, in accostamenti di scatti e superfici colorate che intendono marcare le differenze, ma anche le sotterranee comunanze. Soggetti della parte fotografica sono qui i tombini stradali, assunti in qualità di tappeto segnico dai valori al contempo urbani e astratti. Alla parte pittorica, di puro colore, è dedicata la metà destra delle tele, con stesure semi-monocrome, di risonanza lirica.

Le immagini fotografiche sono digitalmente elaborate, così da mettere in risalto riflessi cromatici o particolari a rilievo, di queste realtà del nostro quotidiano, su cui distrattamente si cammina per andare altrove. Non a caso, il libro-catalogo che accompagna la mostra, con testi di Roberto Lambarelli, Stella Santacatterina e Giovanna Dalla Chiesa, s’intitola Non calpestare (Gangemi editore). Claudia Peill invita infatti a vivere la dimensione urbana con maggiore attenzione, concentrandosi sugli atti e sugli sguardi.

È questo il modo di scoprire quei segni e segnali urbani che, secondo una frase di Bruce Chatwin dall’artista molto amata «sono lì da tempo immemorabile, ma visibili soltanto a chi ha occhi per vedere». Nelle parole di Giorgia Calò, la mostra «si erge come un’ode alla visione profonda e all’attenzione di dettagli trascurati». Ciò vale per l’intero corso della ricerca artistica di Peill, in cui il particolare urbano e architettonico è assunto a segnacolo di una cultura dello sguardo rallentato, fino all’immobilità estatica della monocromia pittorica.

Chiude il percorso l’esposizione di tre lavori degli anni Novanta, quando agli inizi della sua carriera Peill realizzò opere con paraffina e pigmenti su plexiglass e base fotografica, esposti nella mostra che si tenne a Roma nel 1994, presso lo spazio Studio Aperto. Ciò a documentare quanto al centro dei suoi pensieri era e resta la città, i paesaggi metropolitani, gli interstizi urbani dove la presenza umana non è palesata ma costantemente evocata.

«Copper» (2022) di Claudia Peill

Guglielmo Gigliotti, 21 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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Paesaggi metropolitani e interstizi urbani di Claudia Peill | Guglielmo Gigliotti

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