Image
Image

Perché gli artisti islamici sono benvenuti in Cina

La Cina ha una visione imperialista quando favorisce le biennali in Paesi a maggioranza musulmana

Lisa Movius

Leggi i suoi articoli

La Cina è sempre più coinvolta in scambi culturali con Paesi a popolazione in prevalenza musulmana mentre il Governo promuove la creazione di una nuova «Via della Seta» economica. Due biennali hanno aperto lo scorso autunno nelle più remote regioni occidentali della Cina, che ospitano rispettivamente due popolose minoranze musulmane, gli Uiguri turchi e gli Hui, più integrati. Nel frattempo, l’undicesima Biennale di Shanghai, (11 novembre - 12 marzo 2017), presenta un numero senza precedenti di artisti internazionali da Paesi musulmani, anche se le minoranze islamiche cinesi restano emarginate.

La terza Biennale Internazionale di Xinjiang è stata organizzata dal Ministero della Cultura della Regione autonoma di Xinjiang Uyghur a Urumqi (8-31 ottobre). Ricca di arte popolare, una scelta che riflette la tendenza ufficiale, è in forte contrasto con l’approccio globale contemporaneo della prima Biennale di Yinchuan (fino al 18 dicembre) nel nuovo museo privato MoCA Yinchuan, nella capitale della Regione autonoma di Ningxia Hui.

Urumqi e Yinchuan sono tappe dell’antica via della seta cinese, la via commerciale che portava alle regioni della Cina occidentale, prevalentemente musulmane. Le loro biennali coincidono con un maggiore impegno culturale cinese con i Paesi confinanti e il Medio Oriente. Ad esempio, nell’ambito dell’anno di scambi Qatar-Cina, il Museo di Arte islamica di Doha sta attualmente esponendo «Tesori dalla Cina» (fino al 7 gennaio), che comprende guerrieri in terracotta da Xi’an, punto di partenza della Via della seta. Lo scambio culturale con il Qatar fa parte dell’iniziativa «One Belt, One Road», patrocinata dal presidente Xi Jinping per controbilanciare la lenta crescita nazionale. Il Governo cinese spera di aprire nuovi mercati a ovest e a sud.

Sono molti i rapporti culturali attivati sotto l’egida di questa iniziativa, come una sezione tematica del diciottesimo China Shanghai International Arts Festival (chiuso il 15 novembre), che presentava progetti da Qatar ed Egitto.

Ufficiosamente, questo genere di eventi potrebbe incoraggiare le istituzioni cinesi a proporre più opere di artisti contemporanei dai Paesi a maggioranza musulmana. Non ci sono tuttavia elementi che indichino un atteggiamento più rilassato da parte dello Stato verso le mostre non ufficiali. La mostra collettiva «The third eye», proposta a marzo 2011 dalla galleria Other di Shanghai, che presentava opere di nove artisti iraniani, era stata chiusa dopo le lamentele del consolato iraniano sul suo contenuto.

Tabù religiosi e politici Negli ultimi vent’anni artisti asiatici, mediorientali e nordafricani sono stati raramente esposti a Pechino, Shanghai e Guangzhou, in parte perché religione e politica, temi imperanti nell’arte contemporanea di queste regioni, sono ancora tabù in Cina. Rimangono inoltre diffusi tra i cinesi Han gli stereotipi negativi sui musulmani Hui, uiguri e stranieri. «Non è possibile attirare pubblicità e pubblico a una mostra senza le opere di artisti famosi, dice Liu Wenjin, direttore del MoCA di Yinchuan. I musei di arte cinesi sono ancora all’inizio del loro percorso e gli artisti islamici conosciuti sono molto pochi. Non userò l’identità islamica per promuovere gli artisti, le loro origini non sono importanti per stabilire se possono richiamare i visitatori». Wenjin critica l’esitazione del pubblico cinese nei confronti del mondo islamico.

Mentre le istituzioni e i collezionisti cinesi sono spesso indifferenti o circospetti riguardo all’arte dei Paesi musulmani, la Biennale di Shanghai propone opere di artisti tra cui Rheim Alkadi, iracheno americano che vive a Beirut, e l’indonesiano Agan Harahap. La mostra, che è organizzata dalla Raqs Media Collective, fondata da tre artisti con sede a Nuova Delhi, sottolinea «la cooperazione Sud-Sud».
 

Lisa Movius, 08 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

La casa d’aste terrà oggi la sua prima vendita serale dal vivo nel nuovo Henderson Building progettato da Zaha Hadid Architects

L’opera sarà protagonista della vendita inaugurale presso la nuova sede di Christie’s, progettata da Zaha Hadid, nell’edificio Henderson

Con un’economia in picchiata, la Cina sta affrontando una serie di chiusure e ridimensionamenti in un regime di censura governativa sempre più caotico e arbitrario. Mentre prevale l’iniziativa di collezionisti privati, queste istituzioni si fanno più piccole e specializzate

Potente simbolo artistico e politico, riecheggia nella storia dell’arte da Robert Ryman a Kiri Dalena. Da fine novembre sta facendo il giro del mondo in segno di solidarietà con la Cina o per protesta in Iran e Russia

Perché gli artisti islamici sono benvenuti in Cina | Lisa Movius

Perché gli artisti islamici sono benvenuti in Cina | Lisa Movius