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Simone Facchinetti
Leggi i suoi articoliL’anno trascorso si è chiuso nell’incertezza, anzi con qualche cupo presagio. La notizia dello slittamento di Tefaf Maastricht (la più prestigiosa fiera di Old Master, prevista per il mese di marzo) è stata letta da molti come l’ennesimo segno malaugurante per il settore. Come sarà il 2022? Stando alla festosa pubblicità che circonda l’appuntamento di vertice della nuova stagione, ovvero l’asta Sotheby’s New York del 27 gennaio, c’è da stare sereni, allegri e soprattutto spensierati.
Peccato che a leggere in trasparenza quelle pagine promozionali si intuisce che converrebbe ricorrere al corno di corallo. Un arnese da tenere in tasca o da esibire appeso al collo. Forse è venuto il momento di iniziare a essere superstiziosi. La Sotheby’s farebbe bene a interrogarsi. I lettori di «Il Giornale dell’Arte» non credono ovviamente a queste fandonie, anche se sanno perfettamente interpretare i segni funesti, soprattutto quando sono così evidenti. Vediamo di che cosa si tratta.
Preambolo: ognuno di noi quando commette un errore ne prende atto, serve per migliorarsi, certo, magari evitando di sbandierarlo ai quattro venti. Quelli di Sotheby’s, gli errori, li fanno trapelare dalle pagine pubblicitarie. Se navigate nel sito internet della casa d’aste inglese (visitato l’ultima volta il 20 dicembre scorso) trovate una lunga pappardella su una tavoletta di Rembrandt raffigurante «Abramo e gli Angeli» che viene messa in vendita proprio il 27 gennaio. Vi spiegano quanto è bella, quanto è rara, chi l’ha posseduta e soprattutto vi mettono al corrente della stima: 20-30 milioni di dollari. A un certo punto, sotto il titolo, scritto a grandi lettere, hanno dimenticato la data in cui venne pubblicata per la prima volta la notizia, il 29 settembre 2020!
Ma come: gli annunci del mercato dell’arte si bruciano nel giro di poche ore, che cosa ci fa questo messaggio infilato nella bottiglia avvolto nei flutti magmatici di internet? È una spia, piccola ma sufficiente a farci ricordare che il lotto era rimasto tragicamente invenduto un anno fa (sempre a New York, 27 gennaio 2021). Tecnicamente era stato ritirato, al fine di non lasciare nessuna traccia del suo passaggio.
Il diavolo fa le pentole... Un altro segnale, chissà se inconsapevole, riguarda la pubblicità del secondo potenziale top lot dell’asta newyorkese di gennaio, una sconvolgente immagine di «Cristo dei dolori» dipinta da Sandro Botticelli. Un’opera che avrà fatto piangere e singhiozzare più di un devoto ai tempi in cui visse il pittore fiorentino, tanto è intenso il senso di morte e pathos che la circonda.
Sempre nella pagina del Rembrandt galleggia un secondo magnifico Botticelli venduto da Sotheby’s lo scorso anno, «The Renaissance Man» (come venne enfaticamente intitolato). Difficile trovare un confronto più penalizzante per il «Cristo dei dolori». È probabile che all’asta entrambi i capolavori correranno come delle lepri, almeno auguriamocelo. Ma, intanto, non conviene dare un’aggiustatina al sito internet? E farsi regalare un amuleto, no?

«Abramo e gli Angeli» (1646) di Rembrandt © Sotheby’s
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