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«La fine del mondo» di Alfredo Jaar esposta al Kindl di Berlino

© Cortesia dell’artista e del Kindl Zentrum für zeitgenössische Kunst, Berlino

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«La fine del mondo» di Alfredo Jaar esposta al Kindl di Berlino

© Cortesia dell’artista e del Kindl Zentrum für zeitgenössische Kunst, Berlino

Quel cubetto di 2 centimetri di Alfredo Jaar

Alice nel Paese delle meraviglie • Un’installazione dell’artista cileno tra pessimismo e bellezza della forma al Kindl Zentrum di Berlino

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Giorgio Guglielmino

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Quando ho cenato con Alfredo Jaar mi era parso una persona estremamente pacata e gentile, artista quasi timido. Non immaginavo il suo pessimismo che trapela invece da una installazione esposta a Berlino al Kindl-Centro per l’arte contemporanea (Zentrum für zeitgenössische Kunst) fino all’1 giugno 2025. Lo spazio che il Kindl gli ha messo a disposizione è particolare e non facile da affrontare: si tratta di un perfetto cubo di cemento di 20 metri per lato. Come lo ha riempito Jaar? Con un piccolo, anzi piccolissimo cubo che misura 2x2x2 cm inserito all’interno di una teca al centro del pavimento, mentre l’intero ambiente è illuminato da una tonalità abbastanza inquietante di rosso

L’opera s’intitola «La fine del mondo» e il piccolo cubo è composto dai materiali più ricercati dall’industria di oggi: dal litio alle terre rare, dal rame al platino. Sono le materie alla base del funzionamento di computer, cellulari, microchip, pannelli solari e auto elettriche. Secondo Jaar, artista cileno che da decenni affronta temi politici e sociali, la necessità di estrarre quantità sempre maggiori di tali minerali è alla base dei conflitti mondiali. Racchiuso in due centimetri cubi abbiamo quindi il male, la causa delle catastrofi generate dall’uomo, la visualizzazione della forza distruttrice. 

Vi è quindi solo pessimismo in questo suo lavoro? A osservare l’installazione ci si scontra con la serietà del significato dell’opera e la purezza e bellezza formale dell’insieme. Il rapporto tra spazio espositivo e microcubo è affascinante e magico. È una caratteristica costantemente presente nelle sue opere che, pur affrontando temi politici di attualità, attribuisce sempre grande importanza alla forma. Ma allora la bellezza della forma ha ancora un suo fondamentale ruolo? Certamente. Speriamo quindi che si avveri l’ormai abusata frase che Dostoevskij mette in bocca al principe Miskin: «La bellezza salverà il mondo».

Giorgio Guglielmino, 27 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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Quel cubetto di 2 centimetri di Alfredo Jaar | Giorgio Guglielmino

Quel cubetto di 2 centimetri di Alfredo Jaar | Giorgio Guglielmino