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Una veduta della Casbah degli Oudaya

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Una veduta della Casbah degli Oudaya

Rabat, un capolavoro dell’eclettismo novecentesco

Fondata in epoca medievale come una delle capitali del Regno del Marocco, la città è ridiventata nel 1956 capitale del Paese alla fine del dominio coloniale francese 

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Francesco Bandarin

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Fondata in epoca medievale come una delle capitali del Regno del Marocco, Rabat è ridiventata nel 1956 capitale del Paese alla fine del dominio coloniale francese, al momento della creazione da parte del sultano Sidi Mohammed Ben Youssef del Regno del Marocco, di cui fu il primo re con il nome di Mohammed V. Nel corso dei secoli, la città si è ingrandita e arricchita di importanti monumenti e aree urbane, a partire dalle prime realizzazioni della dinastia degli Almoravidi (1050-1147) fino al grande ampliamento promosso dai francesi in epoca coloniale. Questa grande ricchezza e varietà di architetture hanno fatto di Rabat una città pienamente multiculturale, che per questo valore è stata iscritta nella lista del Patrimonio mondiale nel 2011. Situata nella costa occidentale del Marocco, sull’Oceano Atlantico, all’estuario del fiume Bou Regreg, Rabat e la sua città gemella Salé, situata sull’altra sponda del fiume, occupano un sito che era già stato colonizzato in epoca romana, proprio per le sue caratteristiche di porto naturale. I Romani, dopo la conquista della Provincia Mauritania Tingitana (da Tingis-Tangeri) sotto gli imperatori Caligola (12-41 d.C.) e Claudio (10 a.C.-54 d.C.), fondarono una città, Sala Colonia, che serviva come porto e postazione militare per il controllo del confine meridionale della colonia. 

Con la fine dell’Impero romano, il Marocco venne dominato prima dagli Arabi e poi da due signorie arabo-berbere, gli Idrisidi (788-985) e gli Almoravidi (1050-1147), una dinastia che espanse il suo dominio dalle zone dell’Africa occidentale, conquistando Gao nell’attuale Mali, fino all’Andalusia in Spagna, a Saragozza e alle isole Baleari. Con l’emergere della dinastia Almohade (1121-1269) che estese il suo dominio fino alla Libia, il sito di Rabat venne nuovamente occupato. Gli Almohadi costruirono una cittadella (un «Ribat», da cui il nome della città) sulle rive del fiume, conosciuta oggi come la Casbah degli Oudaya, che serviva principalmente come base per le conquiste militari nella Penisola iberica. Il califfo Abu Yusuf Yaqub «El Mansur» (il vittorioso) (1160-99), il più importante sovrano della dinastia Almohade, alleato del sultano Salah ad-Din (il Saladino, 1138-93) nella lotta contro i Crociati e vincitore della battaglia di Alarcos (1195) contro il re di Castiglia Alfonso VIII (1155-1214), fu il principale promotore dello sviluppo di Rabat come capitale del Regno. 

 

Una fotografia della cinta muraria che circonda la città

Un’immagine della Tour Hassan. Immagine tratta da Wikipedia: Petar Milošević, CC BY-SA 4.0

Dopo la vittoria, fece costruire una imponente cinta muraria e avviò la costruzione di una grandiosa moschea, che però rimase incompiuta a eccezione del grande minareto, la Tour Hassan, ancora oggi visibile, probabilmente progettato sullo stesso modello della Giralda di Siviglia e della Koutoubia di Marrakech. Con la morte del califfo e il graduale declino della dinastia, il progetto di fare di Rabat la città più importante del Regno non riuscì, e la località rimase per molto tempo con una popolazione inferiore a quella prevista, e quindi con molte aree inedificate all’interno della vasta cinta muraria. La successiva dinastia Merinide (1244-1465) non fece importanti realizzazioni perché aveva stabilito la sua capitale a Fès, come del resto anche la successiva dinastia dei Watassidi (1420-1547). Durante la dinastia dei Sa’diani (1549-1659), che avevano la loro capitale a Marrakech, Rabat vide una fase importante di sviluppo, legata all’arrivo, nel 1610, di migliaia di rifugiati moreschi, cacciati dalla Spagna dal re Filippo III, che si stabilirono all’interno della Casbah degli Oudaya e della zona recintata dalla muraglia almohade, costruendo un’ulteriore cinta, chiamata Muraglia andalusa. Rabat divenne per un breve periodo (1627-68) una Repubblica marinara autonoma comprendente i tre insiemi urbani di Rabat, della Casbah e di Salé. La Repubblica era dedita principalmente alla corsa barbaresca contro i cristiani e in particolare gli spagnoli, in concorrenza con la pirateria sostenuta nel Mediterraneo dagli Ottomani. Questa corsa fu all’epoca così famosa da entrare persino nella grande letteratura: all’inizio delle sue avventure, Robinson Crusoe viene catturato e fatto schiavo da un pirata di Salé. 

Riassorbita nel Regno marocchino ormai dominato dalla dinastia Alauita (1666) ancora oggi al potere, Rabat divenne una delle capitali imperiali nel XVIII secolo, sotto il sultano Mohammed III (1757-90) che fece costruire il Palazzo reale e una grande moschea. Ma fu solo con l’instaurazione del Protettorato francese e per decisione del governatore generale, il generale Lyautey (1854-1934), che nel 1912 la città assunse il ruolo, rimasto tale anche oggi, di capitale del Paese. Lyautey volle fare di Rabat una capitale moderna, e affidò al celebre urbanista francese Henri Prost (1874-1959) il compito di progettare una città nuova per ospitare le funzioni amministrative e la popolazione europea. La città moderna è concepita da Prost come una continuazione ed estensione della Medina, che conserva il suo sistema di muraglie urbane, occupando una parte non costruita della antica città almohade. Le architetture, ispirate al Modernismo del tempo ma con forti legami con lo stile locale, costituiscono un esempio di eclettismo di grande livello, di quello che è certamente il più completo programma urbanistico in tutta l’Africa coloniale. 

Un esempio delle architetture di Rabat ispirate al Modernismo del tempo ma con forti legami con lo stile locale

Inoltre, Lyautey chiamò a collaborare alla nuova realizzazione anche il più celebre urbanista paesaggista dell’epoca, Jean Claude Forestier (1861-1930), che realizzò qui nel 1914 l’eccezionale Jardin d’Essai, un giardino botanico per l’acclimatazione delle piante. L’insieme iscritto nella Lista del Patrimonio mondiale riflette tutta la complessità della storia della città, a partire dallo Chellah, la necropoli costruita dalla dinastia Merinide sopra le rovine dell’antica colonia romana di Sala; la Casbah degli Oudaya; la Tour Hassan e la moschea incompiuta di Yaqub «El Mansour», oggi trasformata in mausoleo del re Mohammed V; la Medina storica con le sue moschee e le sinagoghe del quartiere ebraico del Mellah; la città moderna costruita in epoca coloniale; e il Giardino botanico di Forestier. Il sito si trova in buono stato di conservazione, e importanti lavori di riabilitazione delle aree urbane e del Jardin d’Essai sono state condotte negli ultimi decenni. Purtroppo, invece, non è stato conservato intatto il meraviglioso ambito fluviale del Bou Regreg, che è stato oggetto di pesanti interventi di sviluppo infrastrutturale e di edificazioni che hanno completamente snaturato il paesaggio urbano delle città gemelle di Rabat e Salé.

Una fotografia del Jardin d’Essai

Una fotografia della necropoli Chellah

Francesco Bandarin, 30 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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