Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliIl 21 dicembre ha riaperto dopo dieci anni di lavori di restauro l’ala ottocentesca di Palazzo Chiericati di Vicenza. Progettato da Palladio a metà del Cinquecento, l’edificio è sede storica del Museo Civico della Città fin dal 1855 dopo essere diventato di proprietà pubblica. Nel centenario della nascita di Giuseppe Boso Roi (1924-2009), l’ala viene intitolata al mecenate vicentino, erede di una famiglia la cui storia si intreccia con quella dei Fogazzaro.
Boso Roi con grandissima passione si occupò, e tuttora se ne occupa la fondazione da lui istituita nel 1988, del Museo Civico della Città e degli altri Musei Civici vicentini attraverso donazioni di opere della collezione, a cui sono destinate alcune sale del museo, e finanziando pubblicazioni, studi e restauri. Anche in questo caso il percorso di riallestimento del museo iniziato nel 2010 è stato sostenuto dalla Fondazione Roi.
«Ciò che è stato realizzato, spiega Valeria Cafà, che ha assunto il ruolo di dirigente dei Musei Civici di Vicenza lo scorso aprile, non è semplicemente un percorso espositivo, ma con le undici sale dell’Ala Roi abbiamo dato corpo e immagine a una parte identitaria della città, composta da tante storie, arricchendo di nuove componenti il patrimonio del museo che si fermava in un primo tempo al Cinquecento di Bartolomeo Montagna, allungandosi poi a comprendere anche il Seicento. Ora arriviamo a esporre anche quella parte delle raccolte che ci mette in connessione con la nostra storia più moderna e recente, e ispirandoci alla grande tradizione europea e internazionale vogliamo con questa intitolazione rendere merito a una figura importante per la storia economica e culturale cittadina. Tornano a essere esposte opere che da tanto tempo non lo erano, come le pale di Tiepolo e di Giovan Battista Piazzetta provenienti dalla Chiesa dell’Araceli di Vicenza. O come lo straordinario corpus dei bozzetti in terracotta della bottega di Orazio Marinali, ma anche alcune mai viste dal pubblico prima d’ora: tutta la parte del XIX secolo è una vera novità per il museo».
Tra le storie e le sfaccettature dell’Ottocento che prendono vita nell’Ala Roi c’è la raccolta di opere del ritrattista Giovanni Busato, nutrito dalla passione per la pittura e per la fotografia, ma c’è anche quella dei ritrovamenti archeologici ottocenteschi le cui tappe si ritrovano nei disegni e nei dipinti di Giovanni Miglioranza, così come l’evoluzione della città si ripercorre nelle vedute di Cristoforo Dall’Acqua. «Non solo pittura e scultura, aggiunge Cafà. Nel nuovo allestimento trovano spazio anche le arti decorative e l’alto artigianato: attraverso la collezione della famiglia Marasca (l’ultimo discendente, Pietro, ha donato al museo un’importante raccolta di tessuti, campionari e modelli), si rende merito con un colpo d’occhio straordinario alla storia che ha permesso di costruire il successo economico della città determinandone il volto nobile e ricco».
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