Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliMilano 20th/21st Century Online sale. È il turno di Christie’s. Un’asta di 83 lotti tra moderno e contemporaneo, molta Italia, che chiude con poco più di 4 milioni di vendite e meno del 10% di invenduti. A farla da padrone, come era stato per l’asta di Sotheby’s del 20 aprile, è di nuovo Salvo che con il lotto numero 1 raddoppia la stima arrivando a un martello di 126mila euro per un paesaggio di 50x70 cm del 2007. Ugualmente accade per un notturno tra luna e vetrine del 1986 di misura 150x120 cm che arriva a 138mila euro con una stima di 60-80mila euro.
Stessa (fortunata) sorte per Alighiero Boetti che procede imperterrito e sgretola tutte le valutazioni: un «Mistico romantico» di 17x18cm tocca 82mila euro diritti inclusi, eun 23x24 cm monocromo sui toni del mattone, «Svelare e rivelare», supera i 160mila euro (stima 80-120mila), così come «Le infinite possibilità di esistere» di 28x25 cm arriva a € 113mila euro. Un acquarello, neanche straordinario, vagamente animalier con pescispada di 70x100 cm dalla collezione di Giuseppe e Rosetta Loy arriva ai 23mila euro superando anch’esso di non poco la stima.
Proseguendo con gli italiani che «scottano» in questo momento è il turno di Piero Dorazio che, rappresentato da due lotti, si difende centrando le stime: «En feu I», un bel 90x66 cm del 1969 a larghe campiture di colore arriva alla soglia dei 70mila euro (stima 50-70mila) laddove un ovale del 1988 di 144 cm di diametro supera di alcune migliaia i 40mila euro (stima 30-40mila). Dorazio si conferma quindi artista solido, anche in assenza di pezzi mozzafiato.
Ancora bene dopo il grande buio (negli ultimi tre anni ha perso circa il 75%) Enrico Castellani , che con un lavoro in eccellenti condizioni del 1973, bianco, di 55x80 cm arriva a 189mila euro e conferma un trend di lenta ma consolidata risalita. Continua conferma del mercato italiano anche il Fausto Melotti delle ceramiche che con 17.500 euro raddoppia la stima alta per tre coppette in nuance tra il blu cobalto e l’avorio.
Non va bene l’opera di Lucio Fontana, una piastrella smaltata di 20x20 cm circa, che, stimata 35-50mila rimane invenduta: evidentemente non è bastata l’attenzione sulle ceramiche, sulla scia del catalogo generale a esse dedicate uscito di recente, per un lotto forse stimato troppo alto. Fontana mette comunque a segno una buona aggiudicazione, ormai considerata usuale, a 163mila euro per la coppia di «Concetti spaziali» in ottone lucidato.
A segnare un sussulto, a circa un terzo dell’asta, è un «Catrame nero T» di Alberto Burri del 1951 di 81x65 cm che più che raddoppia la stima alta andando alla soglia dei 700mila bilanciando un invenduto per una piccola e un po’ disarmonica combustione del 1965 stimata 60-80mila.
Voliamo su Roma per confermare l’amore in Italia per Schifano: dei cinque lotti, tre stanno perfettamente in stima, una «Coca-Cola», smalto su tela, triplica il valore a 60mila euro e un paesaggio anemico invece va invenduto a 30-40mila.
Ma questa non è stata solo l’asta dei Melotti, Fontana, Salvo, Burri o Boetti, giustamente onnipresenti in questi tipi di incanti. Sono stati presentati infatti anche altri interessanti innesti, come Giuseppe Gallo che realizza 32mila euro, il doppio della stima alta, per un olio su tela del 2013 di grande formato (150x196 cm) e che si conferma con 12mila euro (stima 10-15mila) per un’opera del 1983 dove le sue istanze pittoriche erano germinali e non ancora del tutto mature. È il caso anche di Roberto Miniati, che con l’opera «The Rain I Want», acrilico su tela di 152x178 cm del 2018 raddoppia la stima a 19mila euro.
Durante l’asta è stato anche il momento per vedere andare bene un bel lavoro di Salvatore Scarpitta, mediamente piccolo (61x61 cm), «Dummer Brigade», di bende e cinture rosse, solidamente nel range di stima a 215mila euro. Riaffiora anche un giardino fiorito di dimensioni generose di Nicola De Maria, sui toni del verde, forse un po’ troppo carico, «Lettera d’amore alle Muse che fuggono» (2002), che raggiunge la stima bassa con il premio a 50mila.
L’asta procede e vanno registrate le ultime informazioni: un Leonor Fini, artista che calamita gli interessi e di cui ci si appresta a veder nascere una mostra a Palazzo Reale di Milano, «Trois Sphinges», un pennarello su carta di misure ridotte (22,5x28,5 cm), arriva a 5mila euro, comunque oltre la stima.
Un Depero in stoffa raffigurante una scimmia balza a 25mila su una stima della metà ed una litografia offset a colori di Picasso che, come un assegno circolare, arriva alla soglia dei 30mila (stima 8-12mila). Alla fine dell’asta rimane l’abitudine a riguardare gli invenduti: una «Linea» di Manzoni (60-80mila euro), un disegno di Calzolari un po’ smunto (10-15mila), un toro di Leoncillo dal poco movimento (10-15mila), e soprattutto un De Dominicis degli anni Novanta, olio e oro su tavola di 50x40 cm (26-36mila), così come due Marino Marini, una gouache «Cavallo e cavaliere» del 1948 (35-45mila euro) e un bronzo del 1959, «Piccolo guerriero», stimato alto a 80-120mila euro.
L’asta si avvia alla conclusione con una serie di lotti minori, pubblicazioni e multipli e sicuramente tutti ci chiederemo se chi ha comprato la pittura spray su t-shirt in cotone di Boetti vorrà mettersela questa estate. Il prezzo, d’altronde, è vicino a Marcelo Burlon: 1.400 euro.
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