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Tina Lepri
Leggi i suoi articoliRoma. Scienziati italiani stanno utilizzando i neutroni per indagare dettagli nascosti e finora sconosciuti sia nel corredo funebre della tomba di Kha, risalente alla XVIII dinastia e conservata al Museo Egizio di Torino, sia per analizzare i violini di Stradivari.
Alla base delle indagini, comunicano gli scienziati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), c’è l’Imat, ossia lo strumento che per la prima volta permette di produrre una immagine «virtuale» tridimensionale dei reperti utilizzando una nuova tecnologia a tomografia di neutroni. Imat è stato presentato da Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr e da Robert McGreevy, direttore della sorgente di Neutroni ad Isis dello Science and Technology Facilities Council (Stfc).
La collaborazione tra il Cnr e l’omologo inglese Stfc per l’uso della sorgente di neutroni e muoni a più alta capacità al mondo che si trova nel Rutherford Appleton Laboratory (Ral) vicino a Oxford è iniziata trenta anni fa. Oggi lo studio del patrimonio culturale non è che un passo ulteriore delle due strutture interessate a nuovi orizzonti operativi che consentono di affinare strumentazioni e tecniche d’intervento. I neutroni sono potenti «occhi artificiali» in grado di vedere dentro le cose, reperti archeologici compresi, attraverso spessori di molti centimetri. Permettono di studiare in dettaglio la proprietà dei materiali e di approfondirne la conoscenza svelando i componenti di cui sono costituiti oltre a scoprire i metodi di lavorazione usati.
Già un gruppo di scienziati del Cnr, in collaborazione con il Museo storico della fisica e Centro Studi e ricerche Enrico Fermi, del Museo Egizio di Torino, della Soprintendenza archeologica del Piemonte, delle Università di Milano-Bicocca e Tor Vergata di Roma, ha analizzato i manufatti di bronzo, le ceramiche e i canopi provenienti dalla tomba di Kha utilizzando le tecniche di Imaging tridimensionale con la linea di fascio di neutroni di Imat. Così i ricercatori del Cnr che hanno iniziato le analisi dei vasi egizi il 2 ottobre, sono già in grado di svelare i primi segreti delle pratiche pittoriche utilizzate nell’antico Egitto.
Quest’anno ricorre il 110° anniversario della scoperta della tomba di Kha avvenuta nel 1906 ad opera di Ernesto Schiaparelli.

Ricercatori del Cnr, Università di Roma Tor Vergata, Museo Egizio, Soprintendenza Archeologia, belle Arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino, Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, Università di Milano Bicocca, Università di Cosenza

La radiografia e la tomografia neutronica di un vaso chiuso e sigillato in alabastro del Museo Egizio di Torino hanno permesso di osservarne il contenuto

Valentina Turina, del Museo Egizio di Torino e Matilde Borla, della Soprintendenza Archeologia Piemonte, sistemano un vaso egizio sullo strumento Imat. Credit: STFC
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