Image

Christian Levett in casa di fronte a «Two Women» (1954) di Grace Hartigan

Image

Christian Levett in casa di fronte a «Two Women» (1954) di Grace Hartigan

Un museo tutto al femminile a Mougins

Christian Levett apre il Famm dove espone a rotazione la sua collezione di 2mila opere dalla fine dell’800 a oggi, di cui 500 di Espressionismo astratto

Luana De Micco

Leggi i suoi articoli

Ha aperto le porte il 21 giugno il Famm, che sta per Femmes Artistes du Musée de Mougins, interamente dedicato all’arte delle donne artiste in Europa. In tutto un’ottantina di nomi, noti e meno noti, tra cui Berthe Morisot, Mary Cassatt, Joan Mitchell, Alma Thomas, Nan Goldin, Alice Neel, Barbara Hepworth, Frida Kahlo, Maria Helena Vieira da Silva, Louise Bourgeois

All’origine del progetto c’è Christian Levett, britannico, ex finanziere, collezionista da trent’anni e a lungo mecenate del British Museum e della National Gallery di Londra che un anno fa aveva annunciato la chiusura del suo museo di antichità classiche, il Macm, Musée d’Art Classique de Mougins, aperto nel 2011 in un palazzo medievale del centro storico del borgo provenzale, amato dai pittori, dove per anni visse e infine morì Picasso. Oggi Levett si dedica a un nuovo progetto più al passo con i tempi, data la generale riscoperta delle donne artiste di questi ultimi anni che passa anche per il Musée d’Orsay di Parigi e il Guggenheim Bilbao. Il Macm aveva chiuso dunque le porte il 31 agosto 2023. In poco meno di un anno i locali sono stati ristrutturati ed è stata rinnovata la museografia. Circa 400 reperti archeologici e antichità del «vecchio» museo, ma anche opere di Hirst, Warhol e Picabia, erano state allora vendute all’asta da Christie’s a New York a dicembre 2023

Oggi la collezione di Levett conta circa 2mila opere, di cui 500 di Espressionismo astratto femminile, acquisite soprattutto durante la pandemia di Covid-19. Levett, che è anche proprietario di un palazzo a Firenze le cui pareti sono tappezzate di quadri, aveva presentato lo scorso anno il suo libro Abstract Expressionists. The Women (a cura di Ellen G. Landau e M. Marter per le edizioni Merrell) a Palazzo Strozzi, dove è membro del Comitato dei Partner e del Consiglio di indirizzo. Il Famm, dichiara lo stesso museo, «s’inscrive nella dinamica mondiale volta alla valorizzazione delle donne artiste, creando un’istituzione a loro dedicata, seguendo l’esempio del National Museum of Women in the Arts di Washington e del Frauenmuseum di Bonn». 

Le quattro gallerie del percorso ospitano un centinaio di opere della collezione personale (che saranno regolarmente rinnovate) secondo criteri cronologici, dalla fine dell’800 a oggi. La visita si apre con l’Impressionismo e i movimenti postimpressionisti e le opere di Berthe Morisot («Jeune fille allongée», 1893), di Jacqueline Marval («Le fils du roi», 1906) e di Leonora Carrington («Mid day of the Canary», 1967) e Leonor Fini («Les étrangères», 1968). Il primo piano è dedicato all’Arte astratta, con figure centrali della scena artistica statunitense del dopoguerra, come Joan Mitchell («Rufus’ Rock», 1966). Il secondo piano si incentra sul movimento della Figurazione. Tra le opere esposte, la scultura «Nature Body» (2007) di Louise Bourgeois e «Carrying the Skeleton» (2008) di Marina Abramović. Il percorso si chiude con una galleria per l’arte contemporanea, con una scultura di Sarah Lucas. «Tit-Cat Down» (2012), «Hurricane» (2007) di Tracey Emin (che era appartenuta alla collezione di George Michael) e l’opera su carta «Generation» (2012-14) di Jenny Saville.  

Luana De Micco, 04 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Nella Bibliothèque nationale de France di Parigi, dipinti, sculture, arazzi, film e installazioni su un tema che, dall’antichità ad oggi, non ha mai smesso di essere fonte d’ispirazione

Le opere selezionate per la mostra nella galleria parigina lasciano trasparire una zona d’ombra, una parte enigmatica che nella nostra realtà iper-controllata sfugge

Dopo il dossier presentato dalla direttrice sulle carenze del museo, il presidente della Repubblica ha illustrato il suo progetto per rivitalizzarlo: un cantiere dal 2026 al 2031, senza chiusura al pubblico. Nuovi spazi, nuovi ingressi e una sala tutta per la «Gioconda». Spesa prevista: non meno di 400 milioni di euro

Il dossier (riservato, ma trapelato sulla stampa) che la direttrice del museo più grande e visitato al mondo ha inviato alla ministra della Cultura lancia l’allarme sul degrado delle installazioni tecniche, sulle infiltrazioni e il sovraffollamento della sala della «Gioconda». Per eseguire i lavori necessari servirebbero centinaia di milioni di euro: quali provvedimenti annuncerà il presidente francese? Intanto Milano si candida a ospitare il dipinto di Leonardo

Un museo tutto al femminile a Mougins | Luana De Micco

Un museo tutto al femminile a Mougins | Luana De Micco