Elena Correggia
Leggi i suoi articoliÈ un de Chirico di buone dimensioni (80x59 cm), di tarda epoca, 1964, ma significativo, il top lot proposto in asta da Cambi a Milano il 3 luglio nell’incanto estivo di arte moderna e contemporanea. Si tratta di «Ettore e Andromaca», un soggetto ricorrente nella pittura del pittore che interpreta in chiave metafisica lo struggente episodio dell’Iliade in cui l’eroe troiano saluta la moglie prima di affrontare in duello il greco Achille, attribuendo ai due personaggi le fattezze di due manichini senza volto e senza braccia. Elementi che rafforzano il senso di disperazione, il dolore per la guerra e l’inevitabilità del destino, acuendo il significato universale e profondamente attuale della scena. La tela, stimata 400-600mila euro, proviene da una collezione privata e non è stata esposta per oltre sessant’anni. Alla prima parte del XX secolo appartiene anche un gruppo di tre gessi di Arturo Martini, ovvero «La Principessa», lo «Sposalizio dei Principi» e «La Leggenda di San Giorgio» (80-120mila), parte del ciclo della «Trilogia dei Re». Si tratta di opere del periodo maturo di Martini, risalenti al 1926-27, con cui partecipò per la prima volta alla Biennale e alla prima esposizione del gruppo Novecento. Sono lavori che uniscono abilmente una plasticità classica, di linee pure e definite, con una sensibilità moderna, un tratto distintivo di Martini. Non mancano alcune opere degli anni ’50 e 60 fra cui esempi della produzione degli artisti della scuola di piazza del Popolo, come Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Giosetta Fioroni, ma anche un ricamo di Alighiero Boetti, «Niente da vedere niente da nascondere», del 1977, da collezione privata (50-70mila) focalizzato sui temi della dualità e della percezione.
Consistente la presenza di de Chirico nel catalogo dell’asta di arte moderna e contemporanea che il 4 luglio Wannenes propone a palazzo Recalcati, sempre a Milano. All’incanto andranno «Cavaliere che spara», della prima metà degli anni ’60 e «Cavalli scalpitanti presso un castello» del 1953: entrambi gli oli su tela sono firmati e stimati 35-40mila euro. Il tema equestre torna anche in «Cavallo impennato», del 1943, (15-20mila), mentre il disegno «Frutta in un paese», del 1962, interpreta il genere della natura morta (10-15mila). La vendita, che presenta un totale di 87 opere del Novecento, include un nucleo rilevante di quattro dipinti, datati e firmati, del maestro surrealista Kurt Seligmann. Acquistati da Christie’s a New York nel 1993 quando fu venduta l’intera collezione dell’artista e della moglie Arlette Seligmann, fanno così la loro ricomparsa sul mercato, con una stima compresa fra 30 e 60mila euro, spiccando per la loro rarità e illustre provenienza. Di un altro maestro surrealista, Salvador Dalí, è invece presente una curiosa cartolina di Natale creata per Papa Paolo VI, nel 1963, anno della sua elezione al soglio pontificio. S’intitola «Albero di Natale» e riporta sul retro una dedica autografa dell’artista (8-12mila). Di un esponente del realismo magico come Cagnaccio di San Pietro è invece proposta la sua ultima opera, realizzata quale progetto per l’abside del santuario della Madonna dell’Apparizione a Pellestrina, isola della laguna veneta. La tavola «L’apparizione della Madonna a Natalino Scarpa», vede quindi l’artista rappresentare se stesso citandosi con il suo vero nome (26-32mila). Non manca infine un lavoro spazialista di Lucio Fontana, in terracotta ingobbiata con tre tagli, un «Concetto spaziale» del 1964-66 pubblicato nel catalogo ragionato sulle sculture ceramiche dell’artista curato da Luca Massimo Barbero l’anno scorso (45-55 mila).
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