Torey Akers
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Un murale di Black Lives Matter che copriva due isolati della 16th Street Northwest vicino alla Casa Bianca a Washington, DC, sta per sparire. Come annunciato dal The New York Times la sua rimozione è in corso. Il murale è stato creato nella primavera del 2020 durante le proteste globali scatenate dall’omicidio in Minnesota di George Floyd, l’uomo di colore la cui morte per mano della polizia è diventata un punto di svolta nel dibattito sull’ingiustizia razziale negli Stati Uniti. Dipinto dall’organizzazione MuralsDC, il testo giallo è uno dei numerosi murales Black Lives Matter creati in quel periodo in tutto il Paese.
Nel 2021 la sindaca di Washington Muriel Bowser aveva annunciato che il murale sarebbe diventato una struttura permanente di un’area, in parte pedonalizzata, ribattezzata Black Lives Matter Plaza. La settimana scorsa Bowser ha dichiarato che il murale e la piazza circostante saranno smantellati. L’inversione di rotta fa seguito all'introduzione di un disegno di legge presentato da Andrew Clyde, un rappresentante repubblicano della Georgia, che ha minacciato di «congelare» milioni di dollari di finanziamenti federali a Washington se il murale non fosse stato rimosso e la striscia di strada su cui insiste non fosse stata rinominata Liberty Plaza.
Bowser ha lasciato intendere che il murale verrà rimosso in risposta alla minaccia di trattenere i fondi federali. In un post pubblicato su X ha scritto: «Il murale ha ispirato milioni di persone e aiutato la nostra città in un periodo molto doloroso, ma ora non possiamo permetterci di farci distrarre da un'insignificante interferenza del Congresso». La dichiarazione della sindaca democratica suggerisce che la piazza avrà un nuovo murale nel 2026, nell'ambito delle celebrazioni dei 250 anni degli Stati Uniti, in cui la città «inviterà studenti e artisti a creare nuovi murales in tutti gli otto quartieri».
Il 10 marzo una folla di curiosi si è radunata a Black Lives Matter Plaza mentre gli operai con i martelli pneumatici iniziavano a smantellare il murale, i ciottoli e i dissuasori, un processo che dovrebbe richiedere diverse settimane. Tra chi ha assistito alla scena c’era anche Megan Bailiff, amministratrice delegata di Equus Striping, l’azienda che ha dipinto le lettere gialle. Bailiff ha dichiarato all'Associated Press che la cancellazione del murale è «storicamente oscena», aggiungendo che la sua esistenza è «più significativa in questo momento di quanto non lo sia mai stata in questo Paese».
La guerra dell’amministrazione Trump alle iniziative di diversità, equità e inclusione (Dei) e i tagli di ampia portata effettuati dal nuovo Dipartimento per l'efficienza del Governo (Doge) hanno portato al licenziamento in massa di lavoratori federali, che nei prossimi tre anni potrebbe cumulativamente costare alla città di Washington oltre 1 miliardo di dollari in perdite di entrate. L'insistenza del presidente nel dare risalto al 250mo della Nzione anziché ad altre iniziative è la prova di un cambiamento epocale nelle priorità degli Stati Uniti: il dibattito sul razzismo, il genocidio e la disuguaglianza sistemica del Paese è accantonato a favore della celebrazione patriottica.
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