Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliA partire dal Cinquecento, e soprattutto dal Settecento, molti studiosi cercarono di individuare con esattezza dove Vitruvio fece costruire la sua Basilica nella «Colonia Iulia Fanestris», oggi Fano, città erede della romana «Fanum Fortunae».
L’architetto e teorico latino ne parla nel capitolo I del libro V del «De Architectura», testo capitale dell’architettura come della civiltà romana scritto negli anni ’20 del I secolo a.C.
Gli studi su questo monumento sono sterminati. Oscar Mei, professore di archeologia classica all’Università Carlo Bo di Urbino, coordinatore scientifico del Centro Studi Vitruviani con sede a Fano, avanza una proposta «ardita» in merito alla collocazione dell’edificio in un saggio appena pubblicato nel primo numero di «Vitruvius», neonata rivista del Centro stesso (208 pp., ill. col. e b/n, «L’Erma» di Bretschneider, Roma-Bristol [Usa], 2022, € 180 per le istituzioni e € 60 per i privati). Titolo dell’articolo: «La Basilica vitruviana della Colonia Iulia Fanestris e la realtà archeologica di Fano».
Dove localizzerebbe dunque l’edificio, l’unico che Vitruvio dice di aver progettato e costruito? «Nell’area oggi occupata dal palazzo in cui hanno sede gli uffici del distretto sanitario, da una parte di via De Amicis e da una porzione dei giardini di San Domenico», scrive l’archeologo. Il quale fonda l’ipotesi sulle misure dell’edificio e delle strutture fornite dallo stesso Vitruvio, così come su un’analisi degli altri monumenti e della pianta urbanistica della città.
«Vitruvio descrive la sua Basilica, ne dà le misure, quanto erano alte le colonne, com’era la pianta interna, dice che era sul lato del Forum e che al lato opposto della piazza c’era il tempio di Giove, spiega il professore. La si cerca da secoli e a ogni scavo si grida al ritrovamento ma non c’è nessun dato certo. Ad esempio gli studi hanno dimostrato che il grande edificio sotto il convento di Sant’Agostino era un tempio: secondo alcuni era della Fortuna, per me potrebbe invece trattarsi del tempio di Augusto. Quindi la basilica sarebbe davanti, in un’area non ancora indagata archeologicamente e lì andrebbe cercata», aggiunge. L’edificio era imponente, lungo oltre 50 metri e largo più di 30 e, osserva Mei, nel trattato Vitruvio dimostra anche di conoscere bene la «Colonia Iulia Fanestris».
Lo studioso valuta comunque un’altra possibile collocazione, nel caso la sua non fosse confermata, e scrive: «La basilica andrebbe ricercata al di là del decumano massimo/via Arco d’Augusto, nella parte settentrionale di piazza Andrea Costa, rivolta verso nord, quindi verso Sant’Agostino». E argomenta con passi logici la sua proposta: «Se cogliesse nel segno, avremmo così guadagnato un importante tassello dell’urbanistica e dell’architettura della Colonia Iulia Fanestris e dell’architettura romana in generale».
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