Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliDal 6 aprile la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino riapre tre sale e ne apre di nuove nell’Appartamento roversesco nell’ala sud-orientale al secondo piano, con il risultato di proporre un compendio del ’500 e ’600 marchigiano più consistente: le opere comprendono oltre trenta dipinti di autori come Federico Barocci e i barocceschi, Federico Zuccari e Orazio Gentileschi, l’apparato per le nozze celebrate nel 1621 tra l’ultimo duca di Urbino Federico Ubaldo Della Rovere e Claudia de’ Medici, disegni mai mostrati prima e 150 ceramiche del ’500.
Il museo di Palazzo Ducale ha rinnovato gli ambienti dotandoli di una nuova illuminazione e di un ascensore soprattutto per chi ha difficoltà motorie. L’intervento rappresenta la prima fase di un progetto più vasto per tutto il secondo piano che si completerà a metà luglio. «L’idea è arricchire il racconto dell’arte delle Marche dando nuovo valore alla grande stagione della pittura marchigiana dal ’500 e ’700, premette il direttore Luigi Gallo. Sono contento di portare a termine l’apertura del Palazzo iniziata da Lionello Venturi: nella vita mi ritrovo spesso a seguire i suoi passi».
Le sale riaperte dopo i lavori comprendono i cinque dipinti ricevuti in prestito dai depositi della Pinacoteca di Brera per il programma del Ministero della Cultura «100 opere tornano a casa»: si tratta di due opere di Simone Cantarini, una di Barocci interamente autografa e un «Ecce Homo» realizzato dal pittore urbinate con Ventura Mazza e, infine, un pezzo di Cristoforo Roncalli detto Il Pomarancio. Nei nuovi ambienti luminosi trovano spazio anche il Sassoferrato e Giovan Francesco Guerrieri con un quadro incluso in un nucleo di pezzi che la Fondazione CaRiPesaro presta al museo di Urbino per un periodo medio-lungo.
Oltre a un grande cartone del Domenichino e a uno di Annibale Carracci, le sale dei disegni propongono a rotazione 24 fogli che, rimarca Gallo, «appartengono a un bellissimo fondo donato alla Galleria a inizio ’900, finora non sono mai stati presentati e includono otto autografi stupendi del Barocci». Sono invece concesse in deposito, da raccolte come la Fondazione CaRiPesaro e il Museo Pontificio della Santa Casa di Loreto, le ceramiche nella nuova sezione curata da Timothy Wilson e Claudio Paolinelli. L’obiettivo di Gallo è chiaro: non far riposare il museo sugli allori delle stelle del Rinascimento bensì «valorizzare sempre più il rapporto della Galleria con la storia dell’arte nella regione».
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