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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliÈ stato aperto al pubblico in giugno il nuovo Museo delle Catacombe di Domitilla, in via delle Sette Chiese, una delle più vaste aree cimiteriali della Roma sotterranea. Con la sua estensione di circa 10 ettari, con oltre 12 km di gallerie e corridoi distribuiti su quattro livelli, le catacombe ospitano sepolture ipogee databili dal II al IV secolo d.C. Un lungo restauro ha interessato alcuni degli affreschi che vi sono conservati, ora tornati visibili.
Ne abbiamo parlato con Fabrizio Bisconti, sovrintendente archeologo delle Catacombe per la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: «Come Pontificia Commissione abbiamo l’incarico istituzionale di conservare e tutelare le catacombe in Italia, oltre agli scavi e ai lavori statici; ci proponiamo inoltre di restaurare i monumenti, sarcofagi, iscrizioni e infine affreschi, i più delicati da affrontare in quanto l’habitat catacombale è caratterizzato da un microclima estremamente critico. Lavorando in questo ambito, abbiamo creato una mappa delle criticità, che ci induce a lavorare sugli affreschi che ne hanno maggiormente bisogno, perché aggrediti da infiltrazioni idriche o da muffe. Un caso particolare è poi quello degli affreschi conservati in catacombe aperte al pubblico, come le Catacombe di Domitilla, soggette a una presenza antropica molto importante che comporta, per le pitture, rilevanti attacchi biologici. Ai metodi di restauro tradizionali, come i lavaggi o la rimozione meccanica delle concrezioni, ultimamente abbiamo associato il laser, un metodo che ci ha consentito di eliminare le patine che si formano sulla superficie pittorica, recuperando il decoro antico così come si è conservato. Questa tecnica è stata qui utilizzata nel Cubicolo dei Fornai e in quello dell’Introductio. Poiché il laser spacca, per così dire, la pellicola di concrezione, e si interviene poi con il bisturi, si tratta di un intervento molto delicato, dai tempi lunghi. Per il Cubicolo dei Fornai, ad esempio, il restauro è durato circa un anno».
Nel museo sono confluiti non solo i reperti provenienti dalle Catacombe di Domitilla, ma anche materiali, dalla considerevole portata iconografica, artistica, storica, conservati in catacombe chiuse al pubblico. «Si tratta di un museo di nicchia, continua Bisconti, piccolo ma molto denso di significati, che raccoglie pezzi straordinari come i sarcofagi attici, con rappresentazioni del mito di Ettore e di Achille, provenienti dal complesso di Pretestato, sulla via Appia Pignatelli, ricomposti da Matteo Braconi, membro della Pontificia Commissione che ha organizzato, dal punto di vista ideologico, il museo. Sotto il titolo “Il mito, il tempo, la vita”, l’allestimento museale rimanda all’affabulazione del mito, alla scansione del tempo, e quindi alla vita vissuta, a quel vissuto quotidiano che riaffiora dai reperti ritrovati: la raffigurazione di un bambino nella culla, o le incisioni che rappresentano mestieri, argentieri, osti, vinai».
In concomitanza con l’apertura del museo, la Pontificia Commissione ha dato alle stampe Le catacombe di Domitilla. Restauro nel tempo, a cura sempre di Bisconti, con introduzione di monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, che raccoglie 20 schede dettagliate dei singoli interventi di restauro e oltre 60 tavole che illustrano i monumenti più incisivi del complesso ipogeo.

L'interno del Cubicolo dei Fornai nelle Catacombe di Domitilla

La volta del Cubicolo dell'Introductio

Particolare del centro della volta del Cubicolo dell'Introductio
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