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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliÈ morto l'11 novembre a Roma, all’età di 71 anni, il fotografo Dino Pedriali. Romano, aveva iniziato il suo percorso nel mondo dell’arte lavorando presso la galleria torinese Il Fauno di Luciano Anselmino, ma l’incontro determinante fu con Man Ray, di cui fu assistente e che ritrasse.
Ad appena venticinque anni nell’ottobre del 1975 Pier Paolo Pasolini lo sceglie per realizzare il corredo fotografico del romanzo Petrolio, che stava ultimando. Negli scatti in bianco e nero Pasolini, dapprima a Sabaudia e poi nella viterbese Torre di Chia, è colto al lavoro mentre è intento alla lettura o alla scrittura. In immagini che diverranno memorabili, anche perché realizzate pochi giorni prima dell’omicidio del poeta, Pasolini si sveste e, nudo, è ripreso dalla macchina fotografica di Pedriali. A quelle fotografie il nome di Pedriali resterà sempre legato.
Così difatti il ministro della Cultura Dario Franceschini ha commentato la scomparsa del fotografo: «Un artista la cui sensibilità ha immortalato un’epoca: dai “ragazzi di strada” fino ai più grandi artisti e intellettuali del nostro tempo. In particolare, le ultime fotografie di Pier Paolo Pasolini rappresentano un’eredità inestimabile per il patrimonio culturale italiano». Più volte al centro di mostre nazionali e internazionali, le foto di Pasolini sono state esposte anche alla Triennale di Milano nel 2011 e più recentemente a Roma alla Fondazione Fendi (giugno-settembre 2020) e al Mart di Rovereto per la mostra «Caravaggio. Il contemporaneo» (ottobre 2020-aprile 2021).
Ed è proprio a Caravaggio che Peter Weiermair nel 2004, in un parallelismo divenuto emblematico, aveva paragonato Pedriali: «Se è vero che il temperamento di Dino Pedriali, il suo carattere collerico, lo accomunano a Caravaggio, un legame ancora più forte fra i due è dato dall’estetica della luce. Pedriali è il Caravaggio della fotografia del Novecento».

Dino Pedriali
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