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Simone Facchinetti
Leggi i suoi articoliIl valore delle opere d’arte dipende da molti fattori, non ultimo avere un fratello in giro per il mondo, ovvero completarsi con qualcosa d’altro. Le anime gemelle si cercano finché non si trovano, è un meccanismo naturale. La stessa cosa accade coi manufatti fabbricati secoli fa, divisi, venduti, dispersi e infine tornati ad abbracciarsi. L’happy end piace a tutti, in genere. Come si giustifica il prezzo altissimo raggiunto nell’asta Artpaugée celebrata a Tolosa lo scorso 4 febbraio di una tavola del pittore del Rinascimento tedesco Bernhard Strigel?
Un angelo inginocchiato intento a far dondolare un turibolo, stimato 600-800mila euro e costato, alla fine della competizione, 3.472.000 euro. Diciamoci la verità: quale dipinto analogo (che ne so di Gandolfino da Roreto, Defendente Ferrari ecc.) sognerebbe di arrivare così in alto? Nessuno. Quindi la spiegazione va cercata oltre i confini del singolo caso. Proviamo a ricostruire le dinamiche che hanno messo in moto la macchina. Nel 2008 è andato all’asta a Parigi, da Drouot, un analogo Angelo di Strigel, venduto a oltre 1 milione e acquistato l’anno successivo dal Louvre Abu Dhabi.
È più bello dell’altro: occupa lo spazio della superficie della tavola in maniera più disinvolta e il movimento ondeggiante del turibolo è bilanciato da quella specie di coda che si dilata e si accartoccia dallo sviluppo della tunica rossa. Allora come si spiega il «volo» dell’angelo gemello? Semplice, una mera questione speculativa. Ancora non si conosce il nome dell’acquirente finale del quadro venduto da Artpaugée lo scorso 4 febbraio. Qualcuno ha parlato del diretto coinvolgimento di un’istituzione ma, al momento, non c’è nulla di ufficiale.
Forse le cose sono andate più o meno così. Qualcuno avrà pensato di concorrere all’asta per favorire il ricongiungimento familiare degli angeli. Avrà anche immaginato il lauto guadagno che ne avrebbe ricavato, rivendendo la tavola al Louvre Abu Dhabi. Se è stato comprato direttamente da quest’ultima istituzione (cosa del tutto ragionevole) i mercanti in gara si sono ritrovati con un pugno di mosche. Ciò che insegna questo episodio è che tutti i musei del mondo hanno qualche fratello disperso chissà dove.
Ovviamente non tutti i musei sono uguali. Alcuni hanno difficoltà a sopravvivere, altri hanno budget milionari, come il Louvre Abu Dhabi. Quando tra cinquant’anni si analizzeranno le oscillazioni economiche di Bernhard Strigel sarà evidente che nel 2022 qualcuno aveva preso un colpo di sole.
A proposito: che cosa c’era al centro della composizione di cui i due angeli sono solo delle ali laterali? Forse un Cristo deposto? Fortunato chi lo trova.

L'Angelo di Bernhard Stigel venduto all'asta Artpaugée a Tolosa

L'Angelo di Bernhard Stigel venduto da Drouot a Parigi e ora di proprietà del Louvre Abu Dhabi
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