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Roberta Bosco
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Con tre anni di ritardo sulla data prevista per la sua inaugurazione, il 23 giugno apre al pubblico il Centro Botín, il primo progetto spagnolo dell’architetto (e senatore a vita) Renzo Piano. Con un costo di circa 80 milioni di euro e una superficie edificata di oltre 10mila metri quadrati, l’edificio si affaccia sul golfo, dove una volta approdava il ferry per Portsmouth, in Gran Bretagna, come un ufo appena atterrato nella costa cantabrica. Il suo rivestimento, composto di 270mila piastrelle rotonde di ceramica, riflette il mare e il cielo, conferendo un aspetto cangiante ai due volumi interconnessi della costruzione, circondata dagli storici Jardines de Pereda.
La Fundación Botín, presente nel mondo dell’arte contemporanea spagnola dai primi anni Ottanta, inaugurerà la nuova sede con quattro mostre, che mirano ad attirare diversi tipi di pubblico. La più attesa è «Y» di Carsten Höller (1961) che Vicente Todolí (direttore, tra l’altro, della Tate Modern di Londra dal 2003 al 2010) porta per la prima volta in Spagna con varie opere nuove, oltre alle storiche presentate di recente anche all’Hangar Bicocca a Milano, come l’installazione che dà il titolo alla mostra o «Elevator bed», che permetterà ad alcuni fortunati di dormire nella sala d’esposizione in un letto che può sollevarsi per più di 3 metri. Höller è anche intervenuto nei giardini, manipolando la programmazione dei lampioni del parco in modo che emettano tre minuti di luce lampeggiante ogni ora.
Nei giardini ha lavorato anche Cristina Iglesias (1956), vedova del compianto Juan Muñoz, scomparso nel 2001, che con acqua, pietra e acciaio ha creato quattro pozzi e uno stagno che evocano un misterioso giardino subacqueo. L’artista sta anche preparando una mostra che si presenterà la prossima stagione. Il programma inaugurale continua con «Palinsesto», la più grande antologica mai realizzata dell’artista etiope (cittadina statunitense) Julie Mehretu (1970), con più di 30 dipinti e 40 disegni che ripercorrono la sua evoluzione, dalla sperimentazione delle diverse tecniche nei primi anni fino ai grandi formati di oggi. L’obiettivo del Centro Botín è di ritagliarsi uno spazio tra i principali centri del circuito internazionale dell’arte e di diventare il motore del definitivo decollo turistico della zona (Bilbao è a poco più di 100 chilometri, a est verso la Francia; San Sebastián a 150). Così per gli amanti dei «classici», Benjamin Weil, direttore artistico del Centro Botín, ha preparato «Leggerezza e audacia», una mostra di disegni di Goya, curata da José Manuel Matilla e Manuela Mena, due degli specialisti più stimati del Museo del Prado, che presterà un gran numero di opere. Le due istituzioni presenteranno anche il primo dei cinque volumi del Catalogo ragionato dei disegni di Goya.
Uno spazio permanente sarà dedicato all’importante collezione, che verrà esposta in rassegne a tema a partire da una selezione delle opere acquistate dalla Fundación Botín negli ultimi dieci anni. Grazie alle grandi vetrate, l’edificio offre diversi scorci e prospettive, che si sommano al panorama a 360º che si ammira dalla terrazza sul tetto e alla vista sul golfo della «taverna marinara», diretta dallo chef Jesús Sánchez (due stelle Michelin).
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