Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliNella sala completamente rinnovata e riallestita con le pareti grigio antracite e un’ottima illuminazione, Casa Buonarroti presenta, dopo il restauro, due opere cardine della gioventù di Michelangelo: la «Madonna della scala» (1490) e la «Battaglia dei centauri» (1491-92), conservate nel museo diretto da Alessandro Cecchi e di cui è presidente Cristina Acidini, uno scrigno tra le istituzioni cittadine, non abbastanza noto.
L’intervento di Daniela Manna e Marina Vincenti è stato reso possibile dalla generosità dei donors dell’Associazione Friends of Florence, presieduta da Simonetta Brandolini d’Adda, che hanno finanziato anche i lavori della sala: Patricia e Marshall Geller per La «Battaglia dei centauri» e i signori Malher per la «Madonna della scala». Entrambe le opere risalgono alla formazione di Michelangelo nel Giardino di San Marco sotto la guida di Bertoldo.
Realizzata a circa quindici anni, parte delle collezioni medicee fino al 1616, quando il granduca Cosimo II la restituì al pronipote dell’artista, nella «Madonna» Michelangelo si confronta con il bassorilievo a «stiacciato», proprio di Donatello, riuscendo a porre le figure su quattro piani diversi in pochi centimetri di profondità, introducendo già, però, la scala monumentale nell’impostazione delle figure che si ritroverà nelle opere più mature.
Nella «Battaglia dei centauri», invece, soggetto tratto dalle «Metamorfosi» di Ovidio e suggerito da Agnolo Poliziano (umanista della cerchia di Lorenzo il Magnifico, committente dell’opera rimasta incompiuta per la morte di questi nel 1492), un modellato robusto e volumetrico si osserva nelle membra avvinghiate dei centauri e dei lapiti, che suggeriscono l’interesse di Michelangelo per i bassorilievi dei sarcofagi antichi. Alcune figure emergono quasi a tutto tondo, altre sono rese con finissimo rilievo.
Per le restauratrici è stato fondamentale avere «in cura» in parallelo le due opere: a 25 anni (per la «Madonna della scala») e a 30 anni (per la «Battaglia dei centauri») dall’ultimo restauro, le indagini scientifiche dell’ISPC-CNR in spettroscopia IR di riflettanza totale non invasiva hanno permesso importanti confronti di metodologia.
L’intervento è stato finalizzato alla rimozione delle sottili stratificazioni dei depositi atmosferici che opacizzavano e alteravano cromaticamente le superfici, ma si è svolto in maniera diversa, poiché, nel caso della «Madonna», dove mancavano cere e polimeri florurati, si è potuto far uso solo di alcol decolorato e acqua demineralizzata applicati con tampone, previa delicata spolveratura con pennelli a setole morbide e aspirapolvere a velocità variabile.
Nella «Battaglia dei centauri», invece, dove durante l’esecuzione di calchi come aggregante e distaccante era stato applicato l’elastomero florurato, un materiale non invasivo che ha però favorito nel tempo l’assorbimento di polveri, si sono resi necessari solventi molto volatili, come l’acetone, e anche etere di petrolio per sostanze cerose.
Infine sono stati riarmonizzati i toni, specie laddove la penetrazione di solventi oleoresinosi, come la trementina usata per precedenti puliture, avevano portato al viraggio bruno, giallastro del colore: per riequilibrare l’insieme, nelle zone in cui il marmo appariva più chiaro perché non alterato, sono state eseguite venature ad acquerello Windsor e Newton, del tutto reversibili.
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