Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliHa riaperto, a quasi dieci anni dal forte terremoto che colpì l’Emilia-Romagna e parte di Lombardia e Veneto, la Chiesa di San Pietro Apostolo. Le scosse provocarono notevoli danni alle strutture e agli apparati decorativi interni tanto che la chiusura fu immediata e si è protratta a lungo in attesa dei lavori di consolidamento e restauro.
Ora la riapertura è stata resa possibile in quanto si è concluso il primo stralcio che ha provveduto al consolidamento e al miglioramento sismico. Il costo complessivo dei lavori ammonta 1,8 milioni di euro, 1,5 dei quali assicurati da un contributo regionale reso attraverso il Piano delle opere pubbliche e dei beni culturali gestito dalla struttura commissariale, mentre i restanti 300mila euro provengono da fondi assicurativi. Perché la chiesa tornasse agibile sono state riparate e consolidate volte, coperture e murature della navata centrale e di quelle laterali, dell’abside, del presbiterio e del nartece.
Ora tocca alle lesioni interne delle navate laterali, sull’intradosso delle volte e sulle pareti in modo da consentire il completamento delle finiture sull’intera aula della chiesa. Obiettivo del secondo stralcio è anche l’intervento sul campanile che resta inagibile. Per la comunità emiliana e per la storia dell’arte San Pietro di Cento è una chiesa di notevole interesse architettonico e storico essendo una delle più antiche della zona: la sua costruzione risale al XIII secolo.
L’edificio, parte di un complesso che comprende anche l’acquedotto pubblico e la canonica, ha un interno a tre navate voltate a crociera, con presbiterio e abside semicircolare. Nel 1568 la chiesa venne affidata ai Francescani che fecero edificare la torre campanaria a inizio Seicento. Gli ultimi interventi di restauro cui la chiesa è stata sottoposta sono stati al pavimento nel 1982 e alla facciata nel 2008.
Anche se non tutti i beni culturali interessati dal rovinoso sisma sono stati ancora riparati (restano chiuse molte chiese e palazzi storici), i comuni emiliani del «cratere» della ricostruzione in dieci anni sono passati da 60 agli attuali 15.
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