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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliVittorio Sgarbi, in qualità di sottosegretario delegato per l’arte e per l’architettura contemporanea, e il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, hanno appena nominato Luca Cerizza curatore del Padiglione Italia della Biennale di Venezia (manca ancora la firma del Ministro). Ma la scelta, che vedrà Massimo Bartolini a rappresentare l’Italia alla Biennale del 2024, non sembra soddisfare appieno lo stesso Vittorio Sgarbi.
Il meccanismo di selezione dei candidati, sulla base di progetti e motivazioni troppo scarni, secondo il sottosegretario non è sufficiente per una obiettiva valutazione del futuro Padiglione.
«Il Ministero deve vagliare fra una terna curatoriale, proposta da una commissione, che ha dapprima selezionato dieci su settanta, e poi tre su dieci candidati. Non avevamo dunque grandissimo margine di scelta. Ho visto il programma dei finalisti (oltre a Cerizza, Ilaria Gianni e Luca Lo Pinto), e con il Ministro abbiamo convenuto su Cerizza, che ci è sembrato il migliore dei tre. Ciò detto però, è come se avessimo scelto un curatore alla cieca, squarcio abbastanza inquietante sul sistema con cui si arruolano i curatori dei Padiglioni. Il programma vincitore è poco chiaro, la motivazione parla di un incontro dell’altro, di invito all’ascolto.... Tutte e le tre motivazioni finaliste fornite dalla commissione erano sostanzialmente incomprensibili.
Sono preoccupato che il Padiglione possa essere ostaggio di una visione intellettualistica, per questo ho detto che non mancheremo di seguire il curatore, proponendo poi un ulteriore segmento legato al fumetto. Il fine è ricercare una varietà di offerta più ampia di quella proposta da Cerizza. In questo senso il direttore generale che abbiamo appena nominato, Angelo Piero Cappello, farà sì che quella del curatore non sia un’unica voce in Biennale».
Un singolo artista non è per lei una scelta corretta? A prescindere da quanto vedremo a Venezia, è il meccanismo stesso di selezione che andrebbe rivisto?
«Ritengo che il bando di selezione, che fissa a tre il limite degli artisti per il Padiglione, sia un errore. Non mi piace pensare che il Padiglione 2024 divenga un nuovo Padiglione Tosatti, in cui un artista dispone dello spazio come vuole: è una visione unilaterale, mentre il progetto deve essere espressione di qualcosa di più complesso».
Leggi anche: Luca Cerizza è il curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2024

«Non mi piace pensare che il Padiglione 2024 divenga un nuovo Padiglione Tosatti, in cui un artista dispone dello spazio come vuole: è una visione unilaterale, mentre il progetto deve essere espressione di qualcosa di più complesso», dichiara Vittorio Sgarbi. Nella foto, un particolare dell’allestimento di «Storia della notte e destino delle comete», di Gian Maria Tosatti, Padiglione Italia 2022
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