Alessandro Martini
Leggi i suoi articoliDal neoministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si attendono azioni in discontinuità con la gestione Franceschini. Ventitré addetti ai lavori interpellati da «Il Giornale dell’Arte» propongono iniziative urgenti e concrete: dalla riduzione dell’Iva sulle vendite al Museo nazionale della moda, alle limitazioni per gli appalti dei servizi museali. E poi più storia dell’arte nelle scuole, aiuti alle dimore storiche, ArtBonus per i privati, Superbonus Cultura...
Personale anche esterno
Stefano Baia Curioni, direttore Fondazione Palazzo Te, Mantova
Rinforzare gli organici di musei, parchi archeologici e Soprintendenze con personale competente sul piano gestionale e con specialisti per affrontare i problemi posti dall’evoluzione rapida dei contesti. Questa azione può essere integrata: da personale interinale anche di tipo dirigenziale, per valorizzare i trasferimenti di competenze tra privato e pubblico, in particolare nel campo della comunicazione e della progettazione di interventi territoriali di sviluppo a base culturale; da un rinforzo della Scuola superiore del patrimonio come ente di coordinamento e distribuzione di buone pratiche nella formazione superiore per la gestione del patrimonio culturale.
Servizi educativi nei musei
Irene Baldriga, docente di Museologia e didattica del museo (La Sapienza, Roma)
Ripensare il sistema di concessione esterna dei servizi educativi dei musei nella prospettiva di una progettazione coerente e qualificata dell’azione didattica rivolta ai pubblici. In sostanza, portare in carico diretto alle istituzioni museali la piena responsabilità e il controllo dei percorsi di visita. Ciò comporta anche una chiara definizione e il riconoscimento delle competenze professionali dei funzionari preposti alle attività didattiche.
Piani di gestione Unesco
Francesco Bandarin, esperto di patrimonio
Dopo l’iniziativa del sottosegretario ai beni culturali Nicola Bono, negli anni 2000, con l’approvazione della Legge 77, l’attività del Ministero a favore dei siti iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale si è molto ridotta. Bisogna rafforzare l’Ufficio Unesco del Ministero, riprendere l’iniziativa sull’attuazione dei Piani di gestione e promuovere nuovamente l’incontro annuale dei siti italiani.
Basta Iva per le Onlus
Toto Bergamo Rossi, direttore Fondazione Venetian Heritage Onlus
Chiedo di riformare la tassazione dell’Iva sulle donazioni che provengono da una fondazione Onlus come la nostra, Fondazione Venetian Heritage. È un tema che riguarda tutte le fondazioni che finanziano importanti progetti di restauro, conservazione e promozione del patrimonio storico artistico italiano pubblico e che versano l’Iva pur non facendo alcun profitto... Un vero controsenso che dovrebbe essere finalmente risolto. Cosi facendo ci sarebbero inoltre più fondi a disposizione per finanziare ulteriori progetti.
ArtBonus per i privati
Emanuele Chieli, presidente Camera, Torino
Estendere l’ArtBonus ai soggetti privati e favorire l’ampliamento delle deduzioni/detrazioni fiscali per il sostegno a iniziative culturali.
Superare il rischio notifica
Vincenzo de Bellis, direttore Art Basel
Si dovrebbe favorire la circolazione semplice e libera delle opere per le mostre. Che si tratti di opere già patrimonio dello Stato o in mano a privati, le pratiche italiane sono tra le più laboriose al mondo. Per le mostre e i prestiti in generale, bisogna eliminare totalmente l’eventuale rischio Notifica, che spaventa e rende impraticabili molti prestiti. Per la vendita invece rendere le pratiche più snelle: con una notifica che porti al diritto di prelazione da esercitare entro e non oltre 30 giorni al valore di mercato. Se non si procede al riscatto da parte dello Stato, l’opera è in libera circolazione, per sempre.
Aiuti alle dimore storiche
Giacomo di Thiene, presidente Adsi, Associazione Dimore Storiche Italiane
Offriamo le nostre proposte per dare forza a un settore che deve rappresentare un perno di sviluppo sostenibile. Proponiamo di rinnovare per i prossimi anni il Fondo dedicato alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale privato, che riconosce un credito di imposta del 50% delle spese per il restauro e gli altri interventi conservativi sui beni immobili vincolati di interesse storico e culturale. Bisogna rendere strutturale la misura, capace di rilanciare un intero indotto che vive del dinamismo economico che le dimore storiche creano. Si prenda il caso della filiera artigianale, a cui i proprietari privati contribuiscono con investimenti che generano oggi 280mila occupati stabili (1,2% del mercato del lavoro nazionale), nonostante la congiuntura abbia contribuito a ridurre del 36% le loro spese nella manutenzione. O, ancora, alla filiera agricola, in cui il 31,8% della produzione vitivinicola è ancora legato a una dimora storica. Una misura di necessità, che servirebbe a rilanciare i borghi italiani che, come ha sostenuto la presidente Meloni, rappresentano «un pezzo della nostra identità da difendere». Un argomento che sta a cuore ad Adsi, il cui patrimonio è collocato per il 54% in Comuni sotto i 20mila abitanti e di questi il 28% in quelli sotto le 5mila unità.
Esperti per la notifica
Simone Facchinetti, storico dell’arte
Creare un team di esperti chiamati a esprimersi sulle opere da notificare, evitando che dei capolavori lascino l’Italia e che siano vincolate opere insignificanti. Aggiornare la banca dati delle opere notificate: lo Stato deve sapere che cosa è chiamato a sorvegliare. Stralciare i vincoli sbagliati: ha senso storicizzare gli errori?
Superbonus della Cultura
Alberto Fiz, critico ed esperto di mercato
Il Made in Italy (uno degli slogan del nuovo Governo tanto da aver stravolto il nome del Ministero dello Sviluppo Economico) è anche arte, soprattutto contemporanea. Il MiC preveda quindi un Superbonus della cultura (simile a quello per la ristrutturazione degli immobili) con cui agevoli la produzione delle opere d’arte, spesso molto costosa, sostenendo in toto o in parte le spese. Incentivi consistenti per gli artisti (promuovendo anche le loro esposizioni) ma anche per le aziende che producono opere d’arte da inserire nei loro ambienti di lavoro. Si incentivi il collezionismo, anche di fascia medio-bassa, consentendo ad aziende e privati la detrazione per acquisti inferiori ai 15mila euro.
Più ore di Storia dell’arte
Antonio Forcellino, restauratore e scrittore
Ministro, istituisca una commissione che metta a punto un metodo efficace per l’insegnamento della Storia dell’arte e che in un futuro molto prossimo riesca a convincere il ministro per la Pubblica Istruzione e il Merito a raddoppiare le ore di insegnamento nelle scuole a partire dalle elementari. Il patrimonio culturale è anche una risorsa psicologica per i cittadini, un antidepressivo a costo zero. Nessuna tutela è possibile di ciò che non si conosce e non si ama.
Riforma del Codice
Gloria Gatti, avvocato
Nel programma elettorale la coalizione di Governo ha dichiarato di voler «sostenere chi crea ricchezza» e «difendere il potere d’acquisto degli italiani». Due concetti che, applicati al settore dell’arte, impongono la riforma del Codice dei Beni culturali in tema di «notifica» che oggi, in un mercato globale, si traduce solo in un ingiusto impoverimento del cittadino a causa del divieto di definitiva esportazione, senza alcun beneficio per la collettività. La norma, infatti, non prevede alcun indennizzo per il proprietario e nessun obbligo di consentire la pubblica fruizione del bene, e gli lascia lo ius excludendi omnes alios. La dichiarazione determina il venir meno o una penetrante incisione del valore di scambio tale da costituire una lesione del diritto costituzionale di proprietà e da considerarla atto espropriativo, pur non disponendo una traslazione totale o parziale di diritti.
Più forza all’Italian Council
Francesco Manacorda, curatore indipendente
Rafforzare il coordinamento nazionale delle istituzioni di arte contemporanea, incrementando l’investimento dell’Italian Council con una nuova area di finanziamento per i musei nazionali, regionali e comunali a supporto dei loro programmi in Italia. Con questo strumento si potrebbero stabilire linee guida e direttive per colmare vuoti o intervenire su urgenze a livello nazionale e attuare politiche coordinate senza togliere autonomia agli attori regionali e locali.
Dai depositi alle scuole
Alessandro Melis, curatore Padiglione Italia, Biennale Architettura di Venezia 2021
Propongo politiche per l’incentivazione dell’esposizione di opere d’arte, oggi in grande percentuale conservate nei depositi, al di fuori dei musei, in particolare nelle scuole, nelle università, negli ospedali, e negli Istituti Italiani di Cultura all’estero. Sarebbe opportuno, in tempi di crisi economica e culturale, ripensare una gestione obsoleta del patrimonio artistico basata esclusivamente sull’idea demiurgica del curatore o dell’ente di tutela (Soprintendenza). Il valore economico delle iniziative sarebbe di gran lunga superiore ai costi per la sicurezza e la protezione (luce, umidità e temperature) da parte delle istituzioni che ne potrebbero fare richiesta.
Gli storici nei musei
Andrea Merlotti, storico
A un ministro che ha iniziato il mandato rendendo omaggio al crociano Istituto di studi storici, propongo di inserire il mestiere dello storico tra quelli chiamati a gestire e dirigere musei e poli museali. In Italia esiste una diffusa domanda di storia, cui anche i musei devono rispondere. Quest’azione non può esser lasciata ai corifei di tanto moderne, quanto spesso banalizzanti, pratiche di storytelling. Ministro, dia alla storia e agli studi storici il posto che loro spetta nella gestione della cultura del nostro Paese.
Basta esternalizzazioni
Associazione Mi riconosci
Proponiamo di rivedere la normativa riguardante le esternalizzazioni dei servizi museali e culturali (Legge Ronchey e successive): in assenza di limiti ha portato ad avere, negli istituti culturali statali, personale che svolge mansioni del tutto simili a quelle dei dipendenti ministeriali per un salario sceso fino a 4 euro netti all’ora. Estendere obbligatoriamente a tutti gli appalti ministeriali il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Federculture; vietare l’esternalizzazione ad aziende che non hanno in organigramma il personale necessario ad assolvere i compiti, scoraggiando subappalti, volontariato sostitutivo e false partite Iva; incentivare ove possibile la gestione interna.
Per le attività non profit
Maurizio Morra Greco, presidente Fondazione Morra Greco
Per incentivare e sostenere le attività non profit in ambito culturale propongo l’alleggerimento della tassazione Iva e contributiva, tra le voci più pesanti dei nostri bilanci. Sarebbe un grande aiuto, con una chiara giustificazione anche etica. Si riuscirebbe a stabilizzare un comparto che molto spesso va avanti a contratti a scadenza e rotazioni di personale.
Un museo per Moda & C.
Bruno Muheim, esperto di mercato dell’arte
L’Italia è sicuramente il Paese con il maggiore numero di musei pro capite, ma la situazione delle arti applicate (dall’ebanisteria alla moda, dal design all’oreficeria) è semplicemente tragica. Giovanni Bonzanigo, Giuseppe Valadier, Giorgio Armani, Eugenio Quarti e Carlo Mollino sono espressioni assolute del genio italiano. L’Italia è l’unico Paese con un passato culturale importante che non ha un vero museo delle arti decorative o della moda e siccome non esistono strutture museali idonee, manca anche un corpo di studiosi adeguato.
Iva 5,5% all’importazione
Andrea Sirio Ortolani, presidente Angamc, Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea (2022-26)
Tra le misure urgenti, suggeriamo tre provvedimenti in grado di rilanciare il mercato dell’arte italiano. Riteniamo necessario l’abbassamento dell’aliquota Iva in importazione, primo passo per il raggiungimento di livelli concorrenziali che possano avvicinarci maggiormente agli standard europei, portando l’attuale regime del 10% a un più sostenibile 5,5%. Altre due manovre trainanti sarebbero la facilitazione della movimentazione di opere d’arte (l’innalzamento fino a 300mila euro della soglia di valore dei beni esportati, che ad oggi è limitata a 13.500 euro), così come l’estensione dell’ArtBonus all’acquisto di opere notificate o di giovani artisti italiani, volte entrambe a favorire gli scambi internazionali e a rinvigorire la posizione del mercato italiano all’estero.
Basta protezionismo
Clarice Pecori Giraldi, art Collection Manager
La prima azione, molto basica, per valorizzare gli artisti italiani (recenti e non) nei musei internazionali sarebbe quella di applicare le regole dei Paesi europei: soglie di valore, acquisto per opere di interesse nazionale, applicazione certa delle norme (senza spazio per interpretazioni punitive). Bisogna essere pragmatici e uscire dal protezionismo di parecchie Soprintendenze. Voglio poter vedere un quadro di Cagnaccio di San Pietro accanto a uno di Schad in un’asta a New York. Vorrei un riconoscimento maggiore di tutta l’Arte povera, metterla a confronto con Kiefer, Richter, e gli altri grandi del XX secolo. Gentile Signor Ministro, spesso basta prendere esempio da chi ci sta vicino, senza dover reinventare ogni volta la ruota.
Musei come università
Cesare Pietroiusti, artista, già presidente PalaExpo di Roma (2018-22)
Faccio una proposta a favore degli studenti, primo pubblico di riferimento dell’arte. Per favorire la loro frequentazione dei musei non basta fare sconti sui biglietti: occorre che le istituzioni museali pubbliche possano dare crediti al pari delle università, possano far partire in autonomia attività formative come i master nonché, nell’ottica di una pedagogia «situata» (il luogo in cui si studia è quello in cui l’oggetto di studio si manifesta), diventare sede non solo di singole lezioni ma di interi corsi, teorici o laboratoriali, nei percorsi di laurea di Accademie e Università. Inoltre (poiché il diritto alla conoscenza ha un valore maggiore rispetto al diritto d’autore) i musei pubblici devono poter esporre documenti, testi, fotografie ecc. senza dover sottostare alle richieste di eredi o altri aventi diritto, interessati per lo più a monetizzare.
Tutela per i lavoratori
Stefano Raimondi, direttore ArtVerona e presidente The Blank Contemporary Art
Tra le diverse criticità ma anche opportunità di sviluppo del settore culturale, c’è sicuramente la possibilità di definire, tutelare e valorizzare in modo più preciso il lavoro di migliaia di persone che rappresentano l’elemento portante dell’intero settore. Ad oggi molti lavoratori nell’ambito della cultura, anche se dotati di ampie qualifiche e titoli di studio, non vedono riconosciute le loro competenze né a livello di figura giuridica né da un punto di vista economico.
Gallerie più attrattive
Nicola Ricciardi, direttore miart, Milano
Quando i Governi mettono a punto politiche di sostegno al sistema dell’arte in Italia spesso dimenticano di includere un soggetto fondamentale: le gallerie (riducendosi a inquadrarle per il loro fine economico e non per il loro ruolo sociale, ovvero la formazione di artisti e collezionisti). È stato già detto in molte sedi (incluso l’anno scorso in una puntuale lettera dell’Angamc indirizzata all’allora ministro Franceschini), ma vale la pena ripeterlo fino a quando qualcosa di concreto non verrà fatto: servirebbe un nuovo regime fiscale e tributario sulle vendite di opere d’arte da parte delle gallerie. La capacità di attrazione di un Paese riguarda non solo i turisti ma anche gli investitori. Un’aliquota più giusta ed equa (lontana da quel 22%, tra i più penalizzanti a livello mondiale) aiuterebbe a rimanere competitivi in un mercato globale sempre più dinamico, ci restituirebbe valore strategico e, a ben vedere, aumenterebbe anche il gettito fiscale (considerando che molti collezionisti italiani oggi acquistano all’estero). Ma soprattutto garantirebbe nuove risorse affinché le gallerie escano dall’attuale modalità emergenziale e continuino più serenamente a investire nella ricerca.
Attenzione ai restauratori
Claudio Strinati, segretario Generale Accademia nazionale di san Luca
Ministro, prenda in considerazione una serie di atti e delibere Cipess che riguardano cruciali attività del Pnrr, soprattutto l’accordo quadro Ministero della Cultura-Invitalia per la gestione di 185 milioni di euro destinati al patrimonio artistico. Sono state sollevate critiche e proposte sulle modalità di attuazione, proprio da parte della categoria dei restauratori di opere d’arte in merito alle normative sugli affidamenti degli incarichi, che conterrebbero clausole penalizzanti. Verifichi l’efficienza della legislazione vigente, onde risolvere questioni che da anni attendono di essere affrontate.
Altri articoli dell'autore
I consigli di turismo letterario per il mese di novembre
Si inaugura con gli «open day» del 22-23 novembre lo spazio non profit veneziano per la ricerca e la formazione continua nel campo espanso delle arti
La neodirettrice inaugura la prima fase della sua «rigenerazione»: un successo pieno. La svolta decisiva verrà dal Concorso internazionale: 25 milioni di euro. La Compagnia di San Paolo ci sta, il Governo per ora tace...
Nel suo ultimo saggio, il giornalista denuncia la sostanziale indifferenza della politica per la cultura. Mostre solo per staccare biglietti e un’esibizione di attivismo fine a sé stesso, per far dimenticare che al Ministero mancano 8.320 specialisti su 19.073