Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliI mali del terremoto del 2016 persistono. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche ha messo in sicurezza gli affreschi, quasi tutti di metà Quattrocento, della Cappella farfense degli Innocenti (detta «Cappellone») a Santa Vittoria in Matenano (in provincia di Fermo), eppure lo storico dell’arte che ha seguito l’intervento, Tommaso Castaldi, prima di cantare vittoria lancia un appello a mezzo stampa: ora che è fermato il degrado, spiega, occorre un vero restauro, ma mancano finanziamenti e se qualche ente o privato vuole farsi avanti, è benvenuto.
La cappella, edificata in forme gotiche nella seconda metà del Trecento, è annessa alla Chiesa della Resurrezione sulla sommità del picco del borgo. Farfensi sono i luoghi fondati dai benedettini in fuga dall’abbazia di Farfa, nel reatino, alla fine del IX secolo. «Le scosse avevano provocato distacchi della pellicola pittorica, rileva lo storico dell’arte. Con ottomila euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli la restauratrice Maria Luisa Omenetti Tronelli ha potuto consolidare quelle porzioni di affresco. Bisognerebbe concludere l’operazione sennonché il Comune, il proprietario, non ha i soldi né il territorio ha grosse realtà aziendali».
Sui social sono circolate critiche molto dure per i tiranti in ferro inseriti in lacune degli oltre 20 metri quadrati di pittura. «Sono tiranti messi dopo terremoti precedenti e non hanno nulla a che vedere con questo lavoro, puntualizza Castaldi. Porzioni di affresco erano già cadute in passato e il ciclo era frammentato». Nel territorio e tra gli studiosi marchigiani questo ciclo gode di discreta notorietà anche perché è uno dei pochi dell’epoca in zona conservatosi piuttosto integro, ma la cappella resta chiusa: perché? «Perché bisogna passare dalla chiesa che dal sisma è inagibile, se fosse autonoma potremmo gradualmente riaprirla».
Altri articoli dell'autore
L’architetto Renata Picone vorrebbe riprendere il percorso sopraelevato (e mai realizzato) della città vesuviana progettato da Amedeo Maiuri nel 1944, all’interno di un progetto di mobilità sostenibile che coinvolge anche i siti limitrofi
La Soprintendente speciale per le aree del sisma sottolinea quanto è importante il valore storico artistico, ma anche devozionale e identitario, dei beni ancora feriti otto anni dopo il terremoto
Il paese verrà ricostruito su una piastra di isolamento antisismico (in cui i visitatori potranno entrare) ispirata a un sistema ideato nel 1913 dall’architetto statunitense
Nell’ottavo anniversario del terremoto le condizioni della cittadina marchigiana sono ancora impressionanti. La ricostruzione, seppure con tempi pachidermici, è in atto, ma procede per poco ponderate demolizioni. Sembra troppo tardi per rispettare, o addirittura valorizzare, il patrimonio storico artistico e il paesaggio