Dopo cinque anni di lavori, si è concluso il restauro, diretto dalla Soprintendenza milanese, della facciata occidentale di Villa Arconati, celebre villa di delizia immersa in un grande parco, detta «il Castellazzo», oggi di proprietà della Fondazione Augusto Rancilio-FAR.
In questi anni, oltre alla facciata settecentesca, si sono restaurati altri suoi tesori, a iniziare dal giardino formale, con siepi di bosso e di aiuole a parterre come quelle della Fontana del Delfino e del Teatro d’Ercole. Risanati anche i grandi vasi di terracotta per le piante di limone, voluti nel XVII secolo da Galeazzo Arconati, e recuperata la grande Ghiacciaia a cupola, anch’essa di origine seicentesca, dove si conservava la neve ghiacciata (destinata anche ai loro famosi sorbetti al limone).
Intanto, nel giardino, proseguono i lavori sul Teatro Grande, con il suo bacino centrale e le statue dedicate alle quattro Stagioni. Non mancava, nella Villa, una Sala Museo, di cui si è recuperata la decorazione settecentesca della volta e quella ottocentesca della nicchia detta «di Pompeo Magno», poiché incornicia la grandiosa scultura classica acquistata nel 1627 a Roma da Galeazzo Arconati, che si credeva essere quella ai cui piedi sarebbe stato pugnalato Giulio Cesare.
Anche la settecentesca Biblioteca Arconati, di cui restano 2mila volumi, è stata completamente restaurata, rivelando gli affreschi barocchetti del soffitto, poi scialbati, così come l’antica Armeria (non stupisce che la Villa sia chiamata anche «la piccola Versailles»). Tutte novità che si aggiungono ai saloni già noti, da quello «di Fetonte», affrescato dai fratelli Galliari, alla Sala della Caccia, con le 12 tele del Crivellone.
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