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900 opere nel palazzo ottocentesco e nel nuovo cubo di Nantes

Luana De Micco

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«L’ambizione alla base del nostro progetto era di trasformare il museo in un luogo che fa dialogare l’arte di oggi con l’arte di ieri, creando legami tra il tessuto locale e Paesi lontani. È ciò che contraddistingue i grandi musei del XXI secolo»: Sophie Lévy è la direttrice del Musée d’Art de Nantes che, chiuso dal 2011, riapre le porte al pubblico il 23 giugno. Un vasto cantiere di ristrutturazione, sotto la direzione dello studio britannico Stanton Williams, ha preso il via nel 2014. Una parte importante dei lavori ha riguardato il restauro del palazzo ottocentesco, con le sue monumentali facciate e le grandi vetrate, e la messa a norma degli impianti tecnici e per la conservazione delle opere. Accanto è sorto un nuovo edificio, «Le Cube» , una struttura monolitica, sobria, di duemila metri quadrati, con quattro piani di gallerie dedicati all’arte contemporanea. I due edifici, l’antico e il moderno, sono collegati da una passerella che permette la continuità del percorso di visita.


Gli spazi espositivi sono ora cresciuti del 30%. È stato creato un gabinetto di arti grafiche e sono stati realizzati un auditorium e una biblioteca. Per la totalità dei lavori sono stati investiti 88,5 milioni di euro, in cui è compreso il restauro di più di 150 opere della collezione (120 tele e una trentina di sculture). Tra queste, la «Diana Cacciatrice» di Orazio Gentileschi, gioiello della collezione d’arte italiana del museo, e «Le vagliatrici di grano»» di Courbet. Il museo di Nantes, che si trova nel quartiere centrale del Castello dei duchi di Bretagna e della Cappella dell’Oratorio, è stato inaugurato nel 1801 e dal 1900 occupa il palazzo di rue Clémenceau. Dal punto di vista museografico, il classico allineamento delle gallerie, in rigorosa successione, ha lasciato il posto a un percorso meno lineare, più ritmato, con grandi sale ma anche spazi più piccoli ricavati con pareti mobili e oblique. Sono esposte 900 opere che attraversano nove secoli di storia dell’arte. Si comincia con l’arte antica, con Georges de La Tour, Jean-Baptiste Greuze, Rubens. Di questo periodo, segnaliamo il «San Sebastiano e un santo francescano» del Perugino e «Arlecchino imperatore sulla luna» di Watteau.


Nelle sale del XIX secolo troviamo Delacroix, Paul Delaroche, Hippolyte Flandrin, Ingres. Una sala è dedicata a Monet e a Rodin. Nelle gallerie d’arte moderna i paesaggi neoimpressionisti, fauve e cubisti (Paul Signac, Raoul Dufy, Jean-Emile Laboureur) affiancano i lavori di Sonia Delaunay, Kees Van Dongen e Tamara de Lempicka. L’importante collezione contemporanea privilegia gli artisti dell’Arte povera e del Nouveau Réalisme e dal 2000 è stata arricchita nel settore dell’immagine e del video, con i lavori di Martial Raysse, Bill Viola e Gerhard Richter.

Luana De Micco, 18 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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