Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliMilano. Nel video «From the End to the Beginning» di Amir Fattal l’ultima aria del «Tristano e Isotta» di Wagner (che accompagnava i condannati a morte nei campi di concentramento nazisti) è orchestrata al contrario, nel tentativo di sconfiggere la fine. E il canto di Isotta che piange la morte di Tristano invade lo spazio del Salone napoleonico del palazzo di Brera dove fino al 12 agosto è allestita «Maledetto romantico. Opere della collezione di Enea Righi», la mostra che un gruppo di giovani curatori, formati all’Accademia di Belle Arti di Brera, dedica a una delle più interessanti collezioni d’arte contemporanea in Italia.
Le rose bianche che a poco a poco, grazie a un pigmento nel vaso, diventano nere nell’installazione «Should Love Come First» di Andrew Dadson, o l’ultimo abbraccio di due mosche tse-tse, nell’opera di Pratchaya Phinthong, con la memoria dello sterminio della specie (il maschio è sterilizzato) o ancora la sigaretta che si consuma nel video «Je t’aime» di Jonathan Horowitz, son tutti rimandi al lato oscuro dell’amore, ai temi dell’attesa, della precarietà, ma anche al desiderio. Lo stesso desiderio e senso di possesso o sostituzione di un’assenza, che lega ogni collezionista ai suoi oggetti, come ben analizza Baudrillard nel «Sistema degli oggetti», poiché è del collezionista, ci ricorda Walter Benjamin, la capacità di «inscrivere ogni oggetto in un cerchio magico»; un tema al quale il Nobel Orhan Pamuk (che l’Accademia di Brera ha accolto nel gennaio scorso) ha dedicato il suo Museo dell’innocenza.
«L’arte è diventata una necessità viscerale, compulsiva» confessa lo stesso Righi, e tra le molte letture che si possono compiere della sua amplissima collezione (curata da Lorenzo Paini e già esposta in sedi quali Palazzo Fortuny, le carceri di Avignone o il Museion di Bolzano), la chiave scelta dai giovani curatori braidensi è quella di un collezionismo «romantico», preceduto però dall’aggettivo «maledetto». Due termini che, pur venati di ironia, ci rimandano alla cultura ottocentesca, e quindi, anche, alla frattura incolmabile che si opera, proprio in quel secolo, tra la bellezza perfetta degli antichi e quella dei moderni, come evocato nel V sonetto baudeleriano dei Fiori del male: un’altra forma di bellezza, transitoria, corrotta, malinconica e che oltraggia la perfezione antica, come negli scritti di Rimbaud.
L’allestimento nel Salone napoleonico pare siglare questi pensieri, con i gessi neoclassici delle metope del Partenone che fanno da sfondo alle polaroid di Cy Twombly dove sono frammenti di architetture e fiori anche velenosi come le trombe d’angelo, mentre il grande tappeto di Carlos Garaicoa, «El pensamiento», che riproduce un pavimento dell'Avana con riflessa l’ombra dell’artista, si sovrappone, quasi confondendosi con quello settecentesco del salone, e il marmo classico nel «Dante’s Inferno» di Andres Serrano, immerso nell’urina, sfolgora accanto a altre memorie illustri dell’antico.
Curatori: Giacomo Pigliapoco, Emilie Gualtieri, Luca Gennati, Federica Lamberti, Michele Argnani, Chiara Spagnol, Corinne Cortinovis, Matteo Gnata, Francesco Valli, Vincenzo Argentieri.

«Dante's Inferno» di Andres Serrano

Uno scorcio dell'allestimento nel salone napoleonico del Palazzo di Brera

Uno scorcio dell'allestimento. In primo piano l'opera di Carlos Garaicoa «El pensamiento»

Una delle polaroid di Cy Twombly
Altri articoli dell'autore
Per il riallestimento del Salone nel Museo del Bargello, su quasi 2mila metri quadrati di superfici, pareti, volte, decorazioni architettoniche (costoloni e balze) ed elementi lapidei, sono state coinvolte professionalità interne ed esterne al museo
Strumentazioni avanzatissime svelano inattesi dettagli sotto la superficie pittorica: un convegno in corso a Firenze conferma come l’aspetto conoscitivo della tecnica sia fondamentale per la lettura del contenuto dell’opera, aprendo un nuovo capitolo di studi
In due giornate di convegno, il 15 e il 16 aprile, si farà il punto su quanto è emerso in quattro anni di analisi diagnostiche e restauri degli affreschi di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi nella Chiesa di Santa Maria del Carmine
Il progetto, affidato a Too Studio, è stato presentato oggi, 9 aprile. Obiettivo: un polo museale, aperto dal 2027, per accogliere la collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca (e non solo)