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Daria Berro
Leggi i suoi articoliFesta rimandata, a Benin City, in Nigeria, per il Mowaa-Museum of West African Art la cui inaugurazione prevista l’11 novembre, è ora stata posposta sine die. Lo scorso sabato, in un evento pre inaugurale riservato a un gruppo di ospiti illustri, tra cui ambasciatori e finanziatori del museo, una ventina di uomini armati di mazze di legno sono entrati nel campus Moowa protestando contro la costruzione e l’apertura del museo e lanciando accuse contro l’ex governatore dello Stato di Edo, Godwin Obaseki, avrebbe anche donato circa 2,5 milioni di dollari per l’ambizioso progetto.
In una nota pubblicata sul sito internet e diffusa anche su Instagram, il museo nigeriano ha spiegato che «la manifestazione sembra essere scaturita da controversie tra la precedente e l’attuale amministrazione statale. Benché il Museum of West African Art sia stato citato insieme ad altri progetti di sviluppo nel contesto più ampio di queste rivendicazioni, desideriamo sottolineare che il Mowaa è un’istituzione indipendente e senza scopo di lucro, nella quale l’ex governatore non ha alcun interesse finanziario o di altro tipo. [...]. Stiamo collaborando strettamente con le autorità locali per risolvere la situazione.[...] A coloro che attualmente si trovano a Benin City, sconsigliamo di visitare il campus Mowaa fino a quando la situazione non sarà risolta. Non ci saranno eventi di anteprima domenica 9 novembre, lunedì 10 novembre e martedì 11 novembre. Se avevate in programma di recarvi a Benin per la settimana di anteprima del Mowaa, siete pregati di sospendere i piani di viaggio, a meno che non abbiate altri motivi essenziali per essere in città». Già nei giorni precedenti decine di persone avevano manifestato davanti al parlamento dello Stato di Edo contro l'apertura del museo, che sin dall’annuncio della sua creazione ha suscitato un acceso dibattito.
Le proteste sarebbero legate alla restituzione e alla custodia di una collezione di Bronzi saccheggiati dagli inglesi nel 1897 nel Regno del Benin. A causa di disaccordi tra schieramenti politici locali nessuno di questi manufatti è ora al Mowaa. Secondo la Bbc i manifestanti sarebbero contrariati dal fatto che il Mowaa non sia invece stato denominato Museo Reale del Benin e che non sia sotto il controllo dell'Oba, il re tradizionale della zona. Dotato di strutture per la conservazione e il restauro, il Mowaa in un primo momento era stato pensato, in parte, come sede dei Bronzi del Benin. «Siamo stati coinvolti in una complessa situazione locale, ha dichiarato il direttore e presidente esecutivo del Mowaa, Philip Ihenacho. Ci sono percezioni errate su ciò che siamo e ciò che non siamo. Sì, siamo nati durante le discussioni sulla restituzione dei Bronzi del Benin, ma dopo, abbastanza rapidamente, dal 2021 in poi, abbiamo cercato di chiarire che non siamo un ricettacolo per i Bronzi del Benin. Non abbiamo alcun diritto sui Bronzi del Benin e non stiamo cercando di competere con altri musei istituiti nel Benin. La nostra forte convinzione è che Benin City abbia bisogno di molteplici punti di interesse provenienti da più musei». Le dichiarazioni di Ihenacho sono inserite in un lungo comunicato che il museo ha pubblicato il 10 novembre per smentire alcune notizie circolate nel frattempo.
I lavori per il museo, dedicato alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio, alla diffusione della conoscenza e alla celebrazione dell'arte e della cultura dell’Africa Occidentale, sono iniziati nel 2020. Progettato dall’architetto anglo-ghanese David Adjaye, il Mowaa è costato circa 22 milioni di euro, una spesa sostenuta anche da governi internazionali, tra cui Germania, Francia e Danimarca, e musei e istituzioni private, quali il British Museum, la Getty Foundation o la Mellon Foundation. Comprende spazi espositivi e archivi e in futuro prevede di organizzare residenze per artisti e artigiani dell’Africa occidentale. Fra le collaborazioni internazionali già avviate, recentissima è quella con la Tate Modern di Londra per programmi di conservazione. In vista dell’apertura si stava lavorando anche a un programma satellite, Mowaa Meets, di incontri con artisti e scrittori, tra Precious Okoyomon e Ben Okri. Il complesso in cui sorge il Mowaa si estende su 15 ettari e comprende il Mowaa Institute, un edificio di 4.500 metri quadrati destinato alle collezioni, alla ricerca e all’archeologia, progettato da Adjaye Associates con lo studio Moe+ di Lagos, la Rainforest Gallery, che ospiterà mostre d’arte contemporanea, e i Rainforest Gardens, dove sono stati piantati oltre duemila alberi autoctoni e in cui saranno installate opere site specific. Il campus, che sarà dotato di strutture ricettive, sala spettacoli, caffetteria, e spazi per laboratori artistici dovrebbe essere compeletato nel 2028.
Le collezioni storiche del Mowaa coprono un arco temporale di oltre tre millenni; i manufatti più antichi risalgono al 1000 a.C. circa. In occasione dell’apertura alcuni sarebbero stat esposti per la prima volta in assoluto: vasi di terracotta, reperti archeologici e opere in bronzo, legno e una vasta gamma di materiali, riflettono la vita quotidiana e quella cerimoniale, l’intimità e la monumentalità e testimoniano l’ingegnosità e la maestria delle diverse civiltà dell’Africa occidentale, dall’antica città di Jenne-Jeno (l’odierna Djenné) in Mali all’Impero del Benin.
Era prevista anche una presentazione ampliata, a cura di Aindrea Emelife, del Padiglione della Nigeria alla Biennale di Venezia del 2024, accompagnato da un programma culturale. La mostra, dal titolo «Nigeria Imaginary: Homecoming», riunisce undici artisti, tra cui Yinka Shonibare, Toyin Ojih Odutola, Ndidi Dike, Tunji Adeniyi-Jones e Precious Okoyomon e invitando il pubblico a immaginare la Nigeria come una costellazione di storie, futuri e possibilità creative.
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