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Mario Cristiani e l’ulivo donato da papa Francesco

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Mario Cristiani e l’ulivo donato da papa Francesco

Arte e riforestazione nella città del futuro

Inaugurato a Prato il Bosco delle Neofite. È il nuovo capitolo dell’attività non profit dell’Associazione Arte Continua, che da 34 anni difende il paesaggio e porta la grande arte contemporanea nello spazio pubblico, grazie alla generosità di affermati artisti internazionali e alla collaborazione delle amministrazioni pubbliche

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Jenny Dogliani

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È stato inaugurato a Prato il 29 maggio il Bosco delle Neofite, 150 piante «migranti», provenienti da diverse latitudini, selezionate dal professore Stefano Mancuso per riforestare un’area di degrado alla periferia della città, nell’ambito del progetto «Le città del futuro. Arte per la riforestazione» voluto dall’Associazione Arte Continua e dal suo cofondatore Mario Cristiani e finanziato dal generoso contributo di importanti artisti internazionali che hanno donato alcune opere per un asta di beneficenza, svoltasi lo scorso ottobre. Il fine è portare l’arte nella quotidianità di tutte le persone, raccogliere il testimone del grande patrimonio artistico che ci hanno lasciato le precedenti generazioni ed estenderlo, soprattutto, nelle città nuove, brutalmente plasmate su ritmi e abitudini dettati dall’industria, lontani dall’arte, dal bello e dalla natura. «La nostra vita dipende da un respiro, l’arte e gli alberi sono la vita», spiega Cristiani, che vorrebbe in futuro allargare il Bosco delle Neofite e commissionare agli artisti alcuni interventi sulle case popolari ai margini del parco. Tra le piante vari totem raccontano e illustrano le opere donate dagli artisti per la raccolta fondi che ha reso possibile la piantumazione: Michael Borremans, Luc Tuyman, Berlinde De Bruyckere, Hans Op De Beeck, Leandro Erlich, Sislej Xhafa, solo per citarne alcuni. Un atto sempre più necessario se si pensa che il 74% della popolazione italiana vive oggi nelle città; solo nel 1970 questa percentuale era inferiore al 30%. «È una rivoluzione alla quale non stiamo dando il giusto peso, spiega Stefano Mancuso. Le città sono luoghi privi di natura, oggi chi vive in città va a fare una passeggiata in un parco per vedere la natura come va a visitare un museo per vedere l’arte. È sbagliato che l’arte stia nei musei e che la natura stia nei parchi, entrambe devono fare parte del luogo in cui viviamo. La natura ha inoltre una funzione sanitaria e sociale. Gli alberi rinfrescano, in appena un anno le piante neofite cresceranno e daranno forma a un bosco, abbattendo la temperatura di vari gradi grazie al processo dell’evapotraspirazione. Sono progetti necessari: basti pensare che nel luglio 2022 solo in Italia sono morte per il caldo 65mila persone, 450mila in Europa (dati «Nature»), cifre in proporzione enormemente superiori al Covid, per il quale abbiamo rivoluzionato il mondo», aggiunge Stefano Mancuso. È stato lui a selezionare le piante, per la maggior parte specie non autoctone in grado di adattarsi al cambiamento climatico. Tra gli alberi piantati ce n’è uno particolarmente simbolico, un ulivo innestato donato da papa Francesco, proveniente da Castel Gandolfo, dove grazie al progetto Laudato sì, 20 ettari di terreno agricolo sono stati trasformati in una grande bosco di ulivi (1.540). «L’innesto di un ulivo antico, proveniente dall’area del Giordano, su un tronco altrettanto antico, dimostra che la vita rinasce continuamente, generando qualcosa di nuovo, come questo parco, rinato in una zona periferica, con la possibilità di includere tutti», spiega padre Fabio Baggio, direttore referente per papa Francesco del Progetto Laudati sì. La sera dell’inaugurazione una nuova asta di beneficenza battuta da Leonardo Farsetti al Centro Pecci di Prato, con varie opere donate negli anni dagli artisti all’Associazione Arte Continua (da Kiki Smith a Michelangelo Pistoletto, Carsten Holler e vari altri), ha raccolto circa 17mila euro da devolvere interamente alla Didattica dell’arte e della natura, che trasformerà il bosco in un laboratorio nel quale raccontare la storia delle opere e delle piante e trasmettere il significato dell’intero progetto, generando così coscienza e conoscenza ai cittadini delle città del futuro.

Cai Quo Iang e Loris Cecchini a Poggibonsi

Antony Gormley nella Fortezza Medicea a Poggibonsi

Questo bosco affonda le radici in un cammino iniziato 34 anni fa dall’Associazione Arte Continua. All’epoca si chiamava «Arte, architettura, paesaggio» e aveva l’intento di proteggere la campagna dalle città nuove, costantemente ampliate con ulteriori blocchi di periferie fino a diventare un unico conglomerato di cemento dove la campagna era ridotta a piccole isole. Il tentativo era quello di dare un’identità a queste città attraverso le opere degli artisti, creare un’integrazione armonica tra l’arte, l’architettura e la sensibilità verso il paesaggio, con un a convinzione: «che nello spazio pubblico ci si debba portare solo quelli che i professionisti dell’arte riconoscono come i migliori artisti internazionali», spiega Cristiani. Un progetto ispirato da Luciano Pistoi (1927-95) e con lui realizzato in collaborazione con Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Mautizio Rigilli, che nel 1990 hanno fondato, parallelamente alla Galleria Continua, l’Associazione non profit. Il primo capitolo, «Arte all’arte», inastaurava un dialogo diretto tra luoghi in cui l’arte aveva segnato il territorio e l’arte contemporanea di alto livello. Così tra Colle di Vald’Elsa, San Gimignano, Moltalcino e Poggibonsi sono approdati artisti internazionali come Mimmo Paladino, Daniel Buren, Sol LeWitt, Antony Gormley, Kiki Smith, Gianni Ozzola, Marisa Merz, Olafur Eliasson e molti altri, e importanti curatori quali Giacinto di Pietrantonio, Angela Vettese, Florian Matzner, Achille Bonito Oliva e James Putman. Un percorso non profit svolto in totale autonomia dall’attività della Galleria Continua. «In dieci anni sono stati spesi 1.100.000 euro per 89 opere tutte fatte apposta, e una ventina sono rimaste», spiega Cristiani, convinto che nei piccoli centri sia spesso molto più lungimirante investire in opere d’arte permanenti piuttosto che in musei difficilmente raggiungibili dal grande pubblico e molto onerosi da mantenere. Tra le opere rimaste in loco otto sculture di Antony Gormley (valore commerciale 500mila euro ciascuna) donate al Comune di Poggibonsi. Per realizzarle, nel 2004, Gormley preparò dei sondaggi per i cittadini di Poggibonsi da incrociare alla storia della città, le sei sculture raffigurano varie persone di Poggibonsi come proiezioni ortogonali composte da pixel, sono realizzate integralmente in ferro, lo stesso elemento che scorre nel nostro sangue, nel nucleo della terra e nella combustione delle stelle. Queste sculture sono state collocate in posti significativi e speciali suggeriti dagli stessi cittadini, come la Fortezza Medicea, la Stazione e la piazza, contribuendo a creare un legame affettivo con la città. Nella Fortezza Medicea di Poggibonsi, e nel Tunnel Ascensore di Colle di Val d’Elsa, c’è poi la scultura «Blue Girl» di Kiki Smith (valore commerciale 200mila euro ciascuna), generosamente donate dall’artista e dall’Associazione Arte Continua. Sempre a Colle Val di Elsa la scritta al neon UMOCA (Underground Contemporary Art Museum) di Cai Guo-Qiang sovrasta le arcate di un ponte che attraversa un giardinetto pubblico e che sono state trasformate in un «museo» all’aria aperta dove esporre di volta in volta opere concesse dagli artisti per vari periodi, fino a settembre ci sono tre eleganti sculture biomorfe in acciaio di Loris Cecchini, che dal 28 settembre lasceranno spazio a un intervento di Tobias Rehberger, realizzato in collaborazione con gli artigiani di cristallo del territorio e inaugurato con un evento di musica e una raccolta fondi per finanziare la «Didattica dell’Arte» anche a Colle Val di Elsa. Sotto Poggibonsi, nella medievale Fonte delle Fate, i «Dormienti» di Mimmo Paladino (valore commerciale al momento della donazione, nel 2000, 2,5 miliardi di lire in totale), 25 sculture che giacciono sotto la superficie dell’acqua accompagnate da una musica di Brian Eno. Sono figure di uomini e donne accovacciati in posizione fetale e di coccodrilli distesi, esseri eterei sospesi tra l’aria e l’acqua, il sonno e la veglia, il passato e il presente, metafora di una transizione costante e mutevole come l’acqua e la vita che scorrono e modellano  incessantemente la loro superficie. A San Gimignano, Anish Kapoor ha realizzato invece un’installazione site specific in un luogo nascosto e interrato, il Torrione di Sant’Agostino: è una gigantesca colata di calce, ricorda il bozzolo di una crisalide incastonato tra vecchi e spessi muri, una sorta di rituale di trasformazione che il visitatore compie scendendo una scala per entrare in uno spazio profondo e buio, girare intorno alla scultura, e poi risalire la scala per tronare alla luce. Tra i progetti dell’Associazione Arte Continua va ricordato infine «artexvino=acqua», che dal 2003, anno mondiale dell’acqua indetto dall’Onu, ha permesso di raccogliere 2 milioni di euro e realizzare impianti idrici in Brasile, India, Indonesia, Senegal, Israele e Palestina, grazie alla vendita di serigrafie ed etichette speciali disegnate da Lothar Baumgarten, Richard Hamilton, Roni Horn, Cildo Meireles, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zori per 500 bottiglie di Nobile di Montepulciano di Avignonesi, il Summus di Banfi, il Brunello de Il Poggione, il Chianti Classico di Castello di Ama, il Luenzo di Cesani e la Vernaccia Riserva di San Gimignano di Panizzi.

Kiki Smith

Mimmo Paladino

Jenny Dogliani, 04 giugno 2024 | © Riproduzione riservata

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