Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Stefano Arienti

Image

Stefano Arienti

CONTINENTE ITALIA | Stefano Arienti

Artisti italiani, virtuosi non virtuali: le tecniche, i temi e le quotazioni di mercato dei nomi più votati dell'inchiesta

Image

Jenny Dogliani

Leggi i suoi articoli

«Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore», scriveva Italo Calvino. Ed è un buon punto di inizio per parlare del lavoro di Stefano Arienti.  La sua prima vera mostra personale è allo Studio Corrado Levi a Milano nel 1986, un luogo simbolico per quello che sarebbe accaduto all'inizio degli anni '90. E' infatti il 1992 quando Jeffrey Deitch cura «Post Human», mostra pivotale che per la prima volta condensa l'energia di quegli anni, tra l'esuberanza sessuale, la plastica e il lattice, le tematiche gender, e favorisce la rottura con il passato e la carica ieratica dell'Arte Povera e quella formale della Transavanguardia.

In questo clima Stefano Arienti, parte di una generazione fatta, ad esempio, da personaggi come Maurizio Cattelan e Wim Delvoy, entra con la leggerezza ironica di un outsider. Opere come «Oggi Sposi», in cui l'artista raccoglie i cartelli, le lenzuola, gli striscioni, su cui le persone annunciano o ironizzano sul proprio matrimonio, mostrano questo approccio ironico alla vita: un dispositivo di auto-salvezza esistenziale.

Le turbine, dove giornali e fumetti («Topolino» su tutti, altro emblema di questa levità) formano spirali, sono i contrappunti di questa poetica che ha, senza mezze misure, salvato l'arte da sè stessa, dalla sua auto-referenzialità, un rischio che in quel momento storico poteva essere concreto. Per comprendere il ruolo di un lavoro come quello di Stefano Arienti, nel sistema dell'arte, e nella vita culturale, infine, si possono guardare lavori come i «pongo», in cui su poster di grandi e famose opere impressioniste l'artista applica un materiale come il pongo, associato al gioco in giovanissima età.

L'effetto finale è una mimesi, una riproduzione abbastanza simile da ingannare e sufficientemente manifesta da rendere chiara la dichiarazione di de-sacralizzazione di un certo pensiero. Il pongo sulle ninfee di Monet. Come a chiedersi con leggerezza: se le ninfee sono sempre lì, splendide e morbide, dove siamo finiti però noi? 

E' la domanda che Stefano Arienti ci pone da alcuni decenni e alla quale dovremo rispondere, senza però che questo ci trascini nel nostro infinito e fatele cupio dissolvi.

Stefano Arienti, Asola (Mn), 1961
• Galleria Studio Guenzani, Milano
• Galleria Massimo Minini, Brescia
• Studio SALES, Roma
• Opere bidimensionali, sculture, installazioni  (10-50mila euro)


CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021
 

Stefano Arienti

Jenny Dogliani, 20 dicembre 2020 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

All’incanto il 23 maggio a Londra da Sotheby’s la raccolta completa con un esemplare di tutte e quattro le pubblicazioni risalenti al XVII secolo. È stata ricomposta nel 2016: l’ultima possibilità di acquistare integralmente la serie risale al 1989

Quaranta opere tra dipinti, sculture, stampe e grafiche arrivano all’asta per la prima volta. E c’è anche un omaggio a Martin Luther King e il no alla liberalizzazione delle armi

Chiude con un totale di oltre 900mila sterline l’asta online di Bonhams «British Cool», tra i top price anche la stampa più cara firmata da David Hockney

Fino all’1 settembre prosegue alla Reggia di Caserta la grande personale di Michelangelo Pistoletto con lavori dal 1969 a oggi, uniti dalla capacità di innescare attraverso l’arte una trasformazione responsabile della società, missione condivisa anche dal museo ospitante

CONTINENTE ITALIA | Stefano Arienti | Jenny Dogliani

CONTINENTE ITALIA | Stefano Arienti | Jenny Dogliani