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«Your circumspection disclosed (La tua circospezione svelata)» (1999) di Olafur Eliasson, Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, in comodato da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt

Foto: Paolo Pellion

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«Your circumspection disclosed (La tua circospezione svelata)» (1999) di Olafur Eliasson, Rivoli-Torino, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, in comodato da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt

Foto: Paolo Pellion

Che cosa rende speciale il Castello di Rivoli secondo Marcella Beccaria

Il vicedirettore del Museo d’Arte Contemporanea descrive la nuova edizione del Catalogo delle Collezioni edito dalla Società Editrice Allemandi, destinato sia agli specialisti sia al pubblico generale

Matteo Mottin

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Una dimora sabauda edificata nel Seicento da Amedeo e Carlo di Castellamonte, rinnovata nel Settecento da Michelangelo Garove e Filippo Juvarra e rimasta incompiuta, restaurata sul finire degli anni ’70 e trasformata nel 1984 nel primo museo italiano esclusivamente dedicato all’arte contemporanea: in questi primi 40 anni di attività, il Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli ha saputo colmare i suoi vuoti architettonici (sapientemente sottolineati e non completati dall’architetto Andrea Bruno) costruendo nel tempo un’importante collezione. In occasione del quarantennale dell’apertura al pubblico, la Società Editrice Allemandi ha dato alle stampe una nuova edizione, ampliata e aggiornata, del Catalogo delle Collezioni: due volumi raccolti in cofanetto per ripercorrere la storia dell’istituzione attraverso ricchi apparati testuali e iconografici.

La pubblicazione, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, si compone di quattro sezioni: una raccolta di testi sui criteri con cui è stata costruita la collezione, dal particolare rapporto degli artisti con le sale storiche del Castello ai nuovi metodi elaborati per la conservazione delle opere, passando per le peculiari visioni dei direttori che nel tempo hanno contribuito a plasmare l’identità dell’istituzione; una sezione dedicata alla storia del Castello e al suo restauro, con testi dell’architetto Bruno, Maria Grazia Cerri e Alessia Maria Simona Giorda; una parte dedicata a ulteriori nuclei di collezione, come opere video, multipli e i molti fondi e materiali d’archivio raccolti a partire dal 2017 dal Crri - Centro di Ricerca del Castello di Rivoli.

Il nucleo centrale della pubblicazione è interamente dedicato alla Collezione, dalle opere storiche alle recenti acquisizioni: ogni artista è introdotto da un testo, non una semplice didascalia, ma un approfondimento dettagliato e documentato sulla sua ricerca e sulle opere acquisite, accompagnato da immagini dei lavori allestiti nelle sale del Castello. Le schede delle opere storiche sono state meticolosamente rivedute e ampliate, rendendo questa bella pubblicazione il più aggiornato strumento di accesso alla collezione, indispensabile per i ricercatori e al contempo chiara e godibile per gli appassionati.

Abbiamo posto alcune domande sulla pubblicazione a Marcella Beccaria, capocuratore, curatore delle Collezioni, responsabile del Crri, nonché vicedirettore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.

Quale criterio avete seguito per strutturare il catalogo?
Il catalogo nasce per raccontare all’anno 2023 la consistenza del patrimonio delle collezioni del Castello di Rivoli. Con Carolyn Christov-Bakargiev, con cui ho cocurato questo imponente progetto, ci siamo poste molteplici interrogativi riguardo alla struttura generale, in modo da poter restituire un racconto articolato, quale questa collezione si merita, utile sia al pubblico generale sia a quello specialistico. Per facilitare chi leggerà il libro, la decisione finale ci ha portate a optare per schede monografiche sugli artisti disposte in ordine alfabetico. Una tra le ipotesi iniziali che avevamo accarezzato era quella di raccontare cronologicamente l’ingresso delle opere in collezione, di modo che a chi lo sfogliava il catalogo potesse restituire un’immagine estremamente dinamica, un racconto in evoluzione attraverso il tempo. Alla fine non abbiamo perseguito questa strada perché volevamo anche rispecchiare una delle tante peculiarità della collezione del Castello, che è quella di collezionare in maniera organica i momenti e i passi principali di vari artisti. Un racconto esclusivamente cronologico non avrebbe dato risalto a questo aspetto. Un criterio che abbiamo seguito riguarda l’intenso dialogo e relazione con gli artisti di cui abbiamo scritto: secondo un modus operandi che appartiene alla storia del Castello, abbiamo coinvolto gli artisti, analizzando di nuovo con loro le opere in collezione. Leggendo i testi ci si può rendere conto che molte delle opere presenti a Rivoli derivano da relazioni curatoriali molto strette, e gli appunti presi negli anni durante l’allestimento delle opere e la fitta corrispondenza in tempo reale con gli artisti stessi sono importanti fonti che hanno supportato la redazione dell’intero volume. Le schede in totale sono 260 e personalmente credo di averne scritte almeno un centinaio. Tuttavia ci tengo a sottolineare che le schede sono frutto del lavoro di più di 25 diversi autori e autrici.

Nel testo lei dà una interessante chiave di lettura sul rapporto tra gli spazi del Castello e la collezione, ponendo in relazione il progetto di restauro dell’architetto Andrea Bruno, la sua consapevolezza verso il «non finito» che connota il progetto di Filippo Juvarra con la crescita organica della collezione del Castello.
Sappiamo che oggi esistono moltissimi luoghi dedicati all’arte contemporanea. Quando nacque il Castello, in Italia non esisteva un altro museo esclusivamente dedicato all’arte contemporanea. Lavorando al testo mi sono chiesta che cosa davvero contraddistinguesse questa collezione, che cosa la rendesse speciale. La risposta è sempre stata chiara a quanti hanno lavorato al Museo: l’edificio fa parte del nostro pensiero. Non possiamo scindere la collezione dal fatto che le opere vivano all’interno di questo luogo, un luogo fatto da un’incredibile presenza che è al contempo assenza, un luogo letto da Andrea Bruno attraverso precise scelte di restauro. Il Castello è un luogo incompiuto che mantiene la capacità di alimentare una tensione. Una parte importante della collezione viene da una committenza diretta data dal Museo stesso. Molte opere sono nate da una relazione profonda con questo incredibile edificio, che è parte del tessuto culturale dell’istituzione. Per esempio, nessun altro museo al mondo ha in collezione una sala come quella di Lothar Baumgarten, con il suo dialogo tra quella precisa sala aulica scelta dall’artista e l’intervento di arte contemporanea. I due elementi creano un intreccio che si fonde in un insieme nel quale le due parti non sono più scindibili. 

Mi ha colpito in particolare il modo in cui lei interpreta il concetto di rovina architettonica. Nel suo testo le rovine non sono intese come resti di un passato, ma come potenzialità per il futuro.
Sarebbe stato lo stesso se Juvarra avesse completato il Castello? O se Bruno l’avesse restaurato in un modo diverso? Se questo fosse stato un luogo finito, o completato attraverso il suo restauro, questa apertura, questa enorme potenzialità forse non ci sarebbe stata. Lavorando al Castello da molto tempo percepisco l’edificio come un contenuto, e non come un contenitore. Un terreno fertile, un vuoto sospeso che ha permesso la nascita del ricchissimo laboratorio di idee artistiche che è diventato il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea in questi suoi primi 40 anni. Aggiungerei che si tratta anche forse del museo in Italia che maggiormente ha coltivato la presenza professionale di un Dipartimento Curatoriale che opera a livello internazionale e di un Dipartimento Educazione, ponendo basi che sono diventate modelli di riferimento per altre istituzioni. 

 

Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. La storia e le Collezioni
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, 1224 pp., ill., 2 voll. in cofanetto, Allemandi, Torino 2024, € 69

La copertina del volume

Matteo Mottin, 19 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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