«Ouverture», dialogo ideato dal direttore Rudi Fuchs, tra artisti viventi che esplorano le potenzialità delle sale barocche, con personali dedicate a «Giovanni Anselmo», «Richard Long», «Per Kirkeby».
«Ouverture» supera i 75mila ingressi. Data l’affluenza nei primi sei mesi, la mostra viene prorogata. Si inaugurano le personali di «Nicola De Maria» e «Gilbert & George», a cura di Rudi Fuchs.
«Frank O. Gehry», personale a cura di Germano Celant. Inaugura la mostra «Modus Vivendi» di Ulay & Marina Abramovic.
«Ouverture II». Sul museo. Organizzata in sale monografiche, presenta importanti installazioni di Luciano Fabro, Maria Nordman, Wolfgang Laib e Gilberto Zorio. Prima antologica di «Carl Andre» in un museo italiano, a cura di Rudi Fuchs e Johannes Gachnang. «Standing Sculpture», ampia rassegna sulla scultura.
«Jannis Kounellis», prima grande retrospettiva in un museo italiano. «Alberto Giacometti», la più ampia mostra dedicata in Italia dopo quella organizzata nel 1970 a Villa Medici da Balthus.
«James Lee Byars», prima retrospettiva in un museo italiano. Grande personale di «Luciano Fabro».
«Arnulf Rainer»: dopo il Guggenheim Museum di New York e tappe nei principali musei europei, la mostra del pittore austriaco curata da Rudi Fuchs conclude il suo tour al Castello. «Mario Merz. Terra elevata o la storia del disegno»: il Castello di Rivoli e il Centro Pecci di Prato presentano in concomitanza due grandi mostre di Merz; quella a Rivoli si concentra sulle opere in forma di tavolo.
«Arte & Arte»: la direzione di Ida Gianelli si apre con una mostra sulla relazione tra l’arte contemporanea e linguaggi quali il cinema, la musica, il teatro e l’architettura. «Giuseppe Penone», prima retrospettiva dedicata da un museo italiano all’artista piemontese a cura di Ida Gianelli e Giorgio Verzotti. Monografica di «Alberto Burri» a cura di Ida Gianelli.
«Piero Manzoni»: curata da Germano Celant, fu la più ampia retrospettiva dell’artista con oltre 120 opere, metà delle quali esposte per la prima volta in Italia. «Post Human», profetica mostra curata da Jeffrey Deitch sulla reinvenzione del figurativo alla luce dei cambiamenti sociali portati dalle biotecnologie e dall’informatica.
«Un’avventura internazionale. Torino e le arti 1950-1970», rassegna, a cura di Germano Celant, Paolo Fossati e Ida Gianelli, sul ruolo della città come incubatore e propulsore della cultura contemporanea. «Enzo Cucchi», grande personale dedicata all’artista.
«SoggettoSoggetto. Una nuova relazione dell’arte di oggi», collettiva di giovani artisti internazionali, tra cui Philippe Parreno, Wolfgang Tillmans e Maurizio Cattelan («Il Bel Paese» entrerà in museo). «L’orizzonte»: per il decennale del Castello, Fuchs e Gianelli presentano 130 opere dalla collezione dello Stedelijk Museum di Amsterdam. Personali di «Keith Haring» e «Pier Paolo Calzolari».
«Marlene Dumas-Francis Bacon», il primo di una serie di confronti transgenerazionali. «Max Neuhaus. Evocare l’udibile. Disegni da Opere sonore», retrospettiva dell’artista sonoro texano e sua installazione permanente «Untitled» (1995) nella corte.
«Bertrand Lavier», retrospettiva dell’artista francese. Il suo «Steinway & Sons» (1987), un vero pianoforte dipinto con i suoi stessi colori, entrerà nella collezione. «Collaborazioni. Warhol-Basquiat-Clemente», selezione di opere eseguite a quattro o a sei mani dai tre artisti a New York tra il 1984 e il 1985.
«On Kawara. Whole and Parts», prima retrospettiva in Italia dell’artista giapponese. «Maurizio Cattelan. Tre installazioni per il Castello»: «Novecento» (1997), il cavallo appeso, e «Charlie don’t surf» (1997), il bambino inchiodato al banco con delle matite, entreranno in collezione. Sipario. Balla, De Chirico, Savinio, Picasso, Paolini, Cucchi, grande mostra dedicata ad arte e teatro.
«Martin Kippenberger. Respektive 1997-1976», prima retrospettiva dedicata all’artista tedesco scomparso a 44 anni nel 1997. «Sunshine & Noir. Arte a Los Angeles 1960-1997»: oltre 130 opere di 49 artisti provenienti dalla West Coast degli Stati Uniti. Tra queste, anche il celebre «A Bigger Splash» (1967) di David Hockney. «Grazia Toderi», prima mostra dedicata all’artista in un museo. «Emilio Vedova», grande retrospettiva dell’artista.
Apertura della Manica Lunga: foto di Helmut Newton ritraggono l’ultima fase della ristrutturazione e i primi visitatori della nuova ala, 400 studenti del Liceo Scientifico «Darwin» di Rivoli. Olafur Eliasson: «Your circumspection disclosed» (1999) è la prima installazione dell’artista danese in un museo italiano (a cura di Marcella Beccaria).
«Quotidiana», collettiva sul rapporto tra avanguardia e realtà cocurata da direttori di musei internazionali, prima mostra nella Manica Lunga. «Mirror’s Edge/Il bordo dello specchio», a cura del direttore di documenta11 Okwui Enwezor: 27 artisti indagano il rapporto tra realtà e finzione. Grazie alla neonata Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt, viene acquisito dalla collezione di Christian Stein un importante nucleo di opere di Arte Povera presentato nella mostra «Arte Povera in Collezione».
«Armando Testa», monografica del padre della moderna pubblicità (il logo del Castello è stato disegnato da Testa nel 1986). «Musei per un nuovo millennio», panoramica, attraverso modelli in scala, foto e planimetrie, dei 25 musei costruiti nel precedente decennio.
Personali di «Wolfgang Tillmans» e di «Shirin Neshat» a cura di Giorgio Verzotti. «Transavanguardia», mostra sul movimento artistico concepito e teorizzato da Achille Bonito Oliva. «Francesco Vezzoli», prima mostra dell’artista in un museo, a cura di Marcella Beccaria.
«I Moderni», a cura di Carolyn Christov-Bakargiev: la mostra presenta i modi in cui gli artisti dell’era digitale hanno preso le distanze dall’arte postmoderna. «Vanessa Beecroft», selezione di Marcella Beccaria di opere inedite per il decennale della carriera.
«William Kentridge», prima mostra in Italia dedicata all’artista sudafricano. «Pierre Huyghe», prima retrospettiva dell’artista francese in un museo italiano. Retrospettiva di «Franz Kline» per i vent’anni del Castello. Tutte a cura di Carolyn Christov-Bakargiev.
«Volti nella folla» organizzata con la Whitechapel Gallery di Londra, riflette in modo inedito sulla nascita di un’arte specificatamente moderna. Nasce «T - Torino Triennale Tremusei», rassegna sperimentale dedicata all’arte emergente internazionale.
«Concetto, Corpo e Sogno», cinque mostre a cura di C. Christov-Bakargiev sull’Arte Concettuale di Lawrence Weiner, Susan Hiller, Joan Jonas, Joseph Kosuth e Dan Graham. «Carlo Mollino. Arabeschi», monografica di una delle figure più singolari della cultura italiana. Personale di «Claes Oldenburg» e «Coosje van Bruggen», a cura di I. Gianelli e M. Beccaria, poi alla Fundació Joan Miró di Barcellona.
«Una rosa non ha denti. Bruce Nauman negli anni Sessanta»: curata da Constance M. Lewallen e incentrata sulle opere prodotte tra il ’65 e il ’69. «Gilbert & George-La Grande Mostra»: il museo celebra i quarant’anni di carriera dei due artisti britannici con un’ampia retrospettiva a cura di Jan Debbaut e Ben Borthwick.
«Dipingere la vita moderna»: Ralph Rugoff cura una mostra sul rapporto tra pittura e fotografia nell’opera di 22 artisti contemporanei. Marcella Beccaria cura la prima personale di «Roberto Cuoghi» in un museo, poi riproposta all’Ica di Londra.
«Thomas Ruff», tra i primi a usare la fotografia come mezzo artistico, ne sfata il mito di affidabile strumento di registrazione della realtà in 85 opere selezionate da Carolyn Christov-Bakargiev. «Gianni Colombo», ampia retrospettiva, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marco Scotini, dell’artista milanese pioniere dell’arte cinetica, interattiva e partecipata.
«Tutto è connesso. Ricerche e approfondimenti nell’arte dell’ultimo decennio attraverso la collezione», prima mostra a cura di Beatrice Merz come condirettrice con Andrea Bellini. Vito Acconci «Film=Landscape, Video=Close-Up», selezione di opere in film e video realizzate dall’artista tra il 1969 e il 1977. «Exhibition/Exhibition», a cura di Adam Carr, divide lo spazio della Manica Lunga in due sezioni speculari con opere sui temi del doppio.
«John McCracken», prima mostra curata dal neo condirettore A. Bellini. «Arte Povera International», dialogo tra i protagonisti del movimento e gli artisti della scena internazionale, a cura di G. Celant e B. Merz. «Le scatole viventi», congegno espositivo ideato da A. Bellini: casse con opere della collezione illustrate da personalità della cultura.
«Thomas Schütte. Frauen», a cura di Andrea Bellini e Dieter Schwarz: per la prima volta tutte le 18 sculture della serie dell’artista tedesco. «La storia che non ho vissuto (testimone indiretto)»: giovani artisti trattano le ferite della storia italiana, a cura di M. Beccaria. «Paola Pivi. Tulkus 1880 to 2018», raccolta di tutti i ritratti fotografici dei tulku, reincarnazioni di maestri buddhisti tibetani.
«Ana Mendieta. She Got Love»: curata da Beatrice Merz e Olga Gambari, è la prima grande retrospettiva dell’artista cubana in un museo italiano. «Disobedience Archive (The Republic)», archivio di videodocumentari, a cura di Marco Scotini, sull’intersezione tra pratiche artistiche e attivismo politico. Personale di «Marinella Senatore» a cura di Marcella Beccaria: per la prima volta l’intera Manica Lunga è dedicata a una giovane artista italiana.
La retrospettiva di «Jan Dibbets» celebra i 30 anni del Castello. «Ritratto dell’artista da giovane», mostra dei più meritevoli vincitori della Borsa per Giovani Artisti Italiani. «Intenzione manifesta. Il disegno in tutte le sue forme»: l’approccio al disegno di artisti determinanti per la formazione delle recenti generazioni, a cura di Beatrice Merz con Marianna Vecellio.
«TUTTTOVERO. La nostra città la nostra arte Torino 2015»: in concomitanza con Expo 2015, una mostra diffusa, a cura di Francesco Bonami, delle collezioni dei quattro musei di arte contemporanea della città. «Paloma Varga Weisz. Radice di un sogno», prima personale dell’artista tedesca in un museo italiano, a cura di Marianna Vecellio.
«Giovanni Anselmo. Mentre la mano indica, la luce focalizza, nella gravitazione universale si interferisce, la terra si orienta, le stelle si avvicinano di una spanna in più…», uso inedito della Manica Lunga volto a facilitare la percezione delle energie invisibili dell’universo. «Wael Shawky»: l’artista egiziano proietta all’interno di spettacolari scenografie i tre capitoli di «Cabaret Crusades». Entrambe a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria.
Nasce il Crri-Centro di Ricerca del Castello di Rivoli, nuovo dipartimento per raccogliere e valorizzare materiali d’archivio di artisti, curatori e collezionisti dagli anni ’60 ad oggi. «Anna Boghiguian», a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio, prima retrospettiva dell’artista cairota nata da una sua residenza presso il museo. «Gilberto Zorio», grande mostra su cinquant’anni di ricerca dell’artista a cura di Marcella Beccaria.
«Supercondominio. L’assemblea dei nuovi spazi italiani d’arte contemporanea», un weekend di incontri e dibattiti tra spazi indipendenti ideato dalla direttrice Carolyn Christov-Bakargiev con la curatela di Caterina Molteni e Laura Lecce. «Nalini Malani», prima personale dell’artista in un museo italiano, a cura di Marcella Beccaria con il Centre Pompidou di Parigi. «Hito Steyerl. The City of Broken Windows», a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marianna Vecellio: un’unica grande installazione dell’artista tedesca allestita nella Manica Lunga e dedicata all’influenza dell’Intelligenza Artificiale sull’ambiente urbano.
Apertura al pubblico di Villa Cerruti, la Collezione di Francesco Federico Cerruti (1922-2015), circa 300 opere dal Medioevo ad oggi, a cinque minuti dal Castello (catalogo Allemandi). «Harald Szeemann: Museum of Obsessions/museo delle ossessioni», prima esposizione dedicata al curatore indipendente svizzero (1944-2005), organizzata dal Getty Research Institute di Los Angeles con il Crri. «Anri Sala As You Go», personale a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria.
«Di fronte al collezionista. La collezione di Uli Sigg di arte contemporanea cinese»: per la prima volta in Italia le opere dell’artefice della prima joint-venture tra Cina e Occidente. Giulio «Paolini. Le Chef-d’œuvre inconnu», per gli ottant’anni dell'artista.
«Anne Imhof. Sex», prima mostra dell’artista tedesca in un museo italiano, organizzata in collaborazione con la Tate Modern di Londra e l’Art Institute di Chicago. «A.B.O. Theatron. L’Arte o la Vita»: la figura del critico e curatore Achille Bonito Oliva indagata attraverso opere storiche, documentazioni di allestimenti e filmati. «Otobong Nkanga», prima mostra della nigeriana in un museo italiano, con Villa Arson di Nizza.
«Espressioni con frazioni», collettiva dedicata ai modi in cui gli artisti, in luoghi e tempi diversi, hanno espresso stati emotivi e sensazioni corporee. «Olafur Eliasson. Orizzonti tremanti»: nuove opere immersive illuminano lo spazio della Manica Lunga.
«Michelangelo Pistoletto. Molti di uno», mostra in 29 stanze interconnesse nella Manica Lunga in occasione del novantesimo compleanno dell’artista. «Fabio Mauri. Esperimenti nella verifica del Male», retrospettiva dell’artista romano (1926-2009), con un importante corpus di opere su carta raramente esposte.
«Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo»: ricostruisce l’operato del fotografo che ha documentato l’attività del museo dal 1984 al 2012, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani. «Mutual Aid-Arte in collaborazione con la natura», primo progetto del neodirettore Francesco Manacorda, con Marianna Vecellio, dedicato a opere prodotte con l’aiuto di agenti non umani.
«Ritengo che il mio contributo sia stato la difesa incondizionata del museo nonostante i tagli di budget e un’assurda politica di governance e accorpamento dei musei del territorio»
«In tre anni ho avuto il tempo di impostare un lavoro sulle grandi figure irregolari del mondo dell’arte e della letteratura, ma questo non so se possa essere giudicato un contributo duraturo, ammesso che abbia un senso parlare di contributi duraturi per istituzioni come i musei di arte contemporanea, che dovrebbero tendere, diciamo per loro natura, a una metamorfosi continua»
«Ho lavorato per connettere il museo al territorio (molti torinesi ancora non lo conoscevano) e al mondo e, sopra ogni cosa, ho amato lavorare direttamente con gli artisti. È stato bellissimo, tutto era più facile perché il mondo dell’arte era molto diverso e il mercato non era ancora entrato a gamba tesa»
Nicholas Fox Weber fa rivivere l’esistenza del pittore olandese e il modo in cui creava le sue opere grazie a meticolose ricostruzioni dei contesti storici e culturali in cui l’artista visse e operò