Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliSi chiude oggi alle 19 la quarta edizione di Panorama, celebrata ieri a Castagnole con una serata speciale culminata nella consegna a Paolo Icaro dell’Italics d’Oro, il riconoscimento dedicato ogni anno a omaggiare l’intenso legame tra un artista e il territorio. Il premio consiste in un simbolico binocolo che mette al centro, ancora una volta, l’importanza del paesaggio circostante. In questo caso 2.500 chilometri quadrati di campagna monferrina che la scelta, felicemente riuscita, di una mostra diffusa in quattro sedi (ben collegate), ha permesso al visitatore di vivere, attraversare, osservare, scoprire, addentrandosi al suo interno. «L’idea di Panorama, spiega Falciani alla consegna del premio, è quella di essere sempre radicata in un territorio, guardare e usare le radici di quel territorio e scegliere una forma di dialogo per scoprire il passato straordinario di questi luoghi e aprirlo a ciò che accade o che accadrà. Ed è proprio perché le radici del territorio sono importanti che il premio di quest’anno va a Paolo Icaro. Un omaggio a un artista che ha sempre usato il proprio corpo come misura dello spazio, che è un concetto me caro perché è un conetto di fondo del Rinascimento. Michelangelo parla del proprio corpo come Icaro lo ha usato, come misura, e ne esalta inoltre i materiali (zolfo, stoppa e legno, materiali strani e che subito prendono fuoco quando si incontrano la bellezza, l’arte o l’amore)». Paolo Icaro, da buon piemontese e con l’umiltà dei grandi, a proposito di questo omaggio alla sua arte, sotto la pioggia ironizza «Parlumne nen».
Il fuoco sacro dell’arte che incendia la materia è anche il tema della tappa di Castagnole, «dove le opere, spiega Falciani, cercano di rappresentare forme differenti di sacralità come ragionamento non tanto o non necessariamente sulla religione quanto sull’arte e sulla sua funzione». I lavori esposti nella ex casa della maestra, in una chiesa e in un ex asilo, vanno incontro a un processo di astrazione e rarefazione che spazia da una natura morta di Giorgio Morandi, «Fiori» del 1942 (Maurizio Nobile), alla geometrica e sottile scultura metallica di Fausto Melotti, «Contrappunto Piano» del 1973 (ML Fine Art), al monumento al paesaggio agricolo di Invernomuto, che nella niccha di un arabeggiante camminamento di cui si ignorano origini e funzioni hanno sistemato un tubo con una pannocchia bruciata, «Pannocchia» del 2016-21 (Pinksummer). I lavori si fanno via via sempre più evanescenti, «sono quasi da cercare», precisa Falciani. Per esempio il monocromatico trittico con cui Pieter Vermeersch riproduce il pulviscolo dei fumi industriali, sua contemporanea interpretazione del concetto di natura morta, «Untitled» del 2019 (P420); il pavimento di specchi rotti su cui ci invita a camminare Alfredo Pirri, «Passi» del 2024 (Tucci Russo), fino alla fragranza che riproduce l’odore dell’Eternit, «per l’eternità» del 2013 di Luca Vitone, omaggio ai quasi 400 morti e a tutte le persone che continuano ad ammalarsi per avere lavorato nello stabilimento Eternit o semplicemente per avere vissuto nelle sue prossimità. La prima vittima è scomparsa a 75 anni il 20 dicembre del 2013, a un anno dalla diagnosi ricevuta 2012. La sua «colpa», abitare a circa 2 chilometri dallo stabilimento e dal magazzino.
Volge così al termine la quarta edizione di «un bellissimo progetto che permette a noi galleristi di conoscersi, progettare, pensare, stimolare gli altri, che è una delle cose più belle di Panorama», spiega Lorenzo Fiaschi (Continua) presidente di Italics. «È davvero un bel sistema che abbiamo creato, è un’edizione molto forte e molto riuscita, cresciuta e che ha affrontato delle sfide nuove come la diffusione su quattro paesi lungo una strada di più di venti chilometri, prosegue la vicepresidente Pepi Marchetti Franchi (Gagosian). È un bel viaggio, ben cadenzato e in ognuno dei quattro paesi c’è un’esperienza diversa e molto forte. Di anno in anno crescono la percezione e la conoscenza del progetto e anche il suo seguito. È un progetto che vuole anche raccontare che cosa fanno le gallerie, che non sono solo fra le loro quattro pareti a dialogare con i collezionisti, ma che lavorano con gli artisti per parlare con il mondo, producono cultura insieme agli artisti nei loro spazi e anche fuori». Le due parole d’ordine di Panorama le suggerisce Filippo Di Carlo (Galleria dello Scuso): «Confronto e dialogo: Italics ci ha permesso di avvicinarci e di dialogare con degli spazi che non pensavamo potessero essere così adatti all’arte. Rendere vivo il territorio e renderlo parte integrante del sistema dell’arte». E il territorio fa parte di Panorama anche attraverso varie iniziative che permettono di conoscerne storia, usi e tradizioni, per esempio il ciclo di proiezioni, film, cortometraggi e documentari dal 1950 a oggi, proiettati ogni giorno nel Teatro Comunale a Castagnole, o le varie merende sinoire proposte quotidianamente a Vignale con i prodotti locali di contadini e viticoltori, o, ancora, le passeggiate ed escursioni alla scoperta delle erbe selvatiche e non, della campagna monferrina. «Non è un progetto autoreferenziale tra galleristi e i collezionisti, prosegue Fiaschi, ogni edizione quando andiamo via i cittadini chiedono alle amministrazioni di rifarlo l’anno successivo. E tutti i sindaci ci hanno richiamato per chiederci di rifarlo. Resta un progetto itinerante, ma i cittadini che non hanno mai incontrato l’arte sono stimolati e si aprono all’arte». «Sono sempre luoghi poco visitati, ma straordinari, aggiunge Pepi Marchetti Franchi, e i cittadini sono particolarmente contenti di avere un’occasione di condividerli con un pubblico che di solito non vedono. Questo è l’altro aspetto di questo progetto, far conoscere le tante Italie straordinarie che abbiamo a portata di mano, ma che spesso non conosciamo. Riceviamo tantissime richieste da luoghi bellissimi e molto conosciuti, ma che non si addicono al nostro progetto, perché una delle cose importanti è che noi vogliamo riscoprire attraverso l’arte il bello dell’Italia. Il luogo della prossima, la quinta, edizione non è ancora stato rivelato, ma quello che è certo è che sarà accompagnata dal primo catalogo in assoluto: «Fare un catalogo ogni anno voleva dire isolare ogni anno il progetto e non spiegarlo bene, per questo abbiamo pensato a un volume quinquennale», conclude Fiaschi.
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